Messa di ringraziamento CRE

16 luglio 2021

 

Perché partecipare al CRE? La risposta più ovvia è: per divertirsi. Vero. Ma cosa significa divertirsi? Andiamo a prendere il suo significato: dal latino de vertere, cioè deviare, volgere altrove, distrarsi, allontanarsi da. Il significato vero e proprio non è affatto positivo, se pensiamo che allontanarsi da ciò che è giusto è un errore in sé e per sé. Forse a noi si avvicina di più il fatto di distrarsi, allontanarsi dalla routine quotidiana, che non è fatta di solo studio come durante l’anno scolastico, ma di svago e di gioco.

C’è un altro motivo per venire al CRE? Sì, per stare in compagnia. Giusto. Ma in compagnia di chi? Dei propri amici, dei propri compagni, di quelli con cui mi piace giocare e passare del tempo. Eppure al CRE non ci sono solo gli amici e i compagni di gioco, ma anche ragazzi che non sanno o non hanno voglia di giocare, ci sono quelli con cui non sempre vado d’accordo e quelli con i quali non ho mai parlato.

Dunque: perché prendere parte a questa iniziativa estiva che tutti coinvolge?

C’è una risposta che difficilmente si sente pronunciata: per imparare. Sì, al CRE si viene per imparare a divertirsi, stando con le persone con cui ci piace stare e con quelle con cui ci piace meno, con quelle con cui si va d’accordo e con quelle con cui si va meno d’accordo, con quelle che sono brave nel gioco e con quelle che sono delle schiappe.

D’altronde, ce lo ha detto san Paolo a modo suo: “Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli?  Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano?”. Noi potremmo dire: Sono tutti capaci a lavorare manualmente nei laboratori? Tutti capaci di stare in equilibrio su una corda elastica? Tutti capaci di giocare al pallone? Tutti in grado di nuotare bene? Tutti campioni in ogni cosa? Penso proprio che la riposta sia: «No». Tuttavia non possiamo lasciar da parte ciò che l’apostolo Paolo scrive in risposta alle sue domande e alle nostre: “Desiderate invece intensamente i carismi più grandi”. Ecco: questa è la cosa più importante. Siamo al CRE per imparare a tirar fuori da noi i carismi, i talenti, le capacità più grandi e più belle, perché questi sono doni di Dio che Egli ci dato non in base alla nostra bravura o alla nostra bellezza, non in base alla nostra simpatia o alla nostra appariscenza, ma solo ed esclusivamente in base alle nostre capacità e per la sua immensa bontà. E allora apriamo la nostra bocca non per dire parolacce – quante ne abbiamo sentite –, non per denigrare e prendere in giro chi non è capace di fare qualcosa, ma è più bravo a fare altro, ma solo per ringraziare Dio per quanto ci dona di essere e per i talenti che ci ha donato, perché mettendoli a frutto possiamo puntare al meglio in ogni momento della nostra vita. E allora potremo ogni giorno cantare con il salmista:

Benedirò il Signore in ogni tempo,

sulla mia bocca la sua lode sempre avrò,

nel mio canto do lode al Signore,

si rallegra il mio cuore in umiltà.

Solo chi benedice ha compreso che nella vita si impara e al CRE si partecipa prima di tutto per questo, e chissà che ciascuno di noi possa dire: è vero, ho imparato a non prendere in giro, ho imparato a giocare con tutti e a rispettare le regole del gioco e dello stare insieme, ho imparato ad ascoltare i miei educatori, ho imparato a stare vicino a chi era stanco e abbattuto, ho imparato a vedere in quel ragazzo o nel mio compagno educatore un volto che non avevo mai visto, perché non ci avevo mai parlato così tanto, ho imparato che rispettare gli altri non è una cosa da “restati sotto”, ma da fratelli, ho imparato soprattutto che il Signore mi ha donato tanto e tanto io devo dare in bellezza a questo mondo, perché possa gioire e gridare ancora: «Hip Hip: Hurrà!».