XXI del tempo ordinario B

22 agosto 2021

 

Molti dei discepoli di Gesù, dopo averlo ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza?». La parola scandalo nel nostro linguaggio comune indica qualcosa di orribile e di impensabile: ci scandalizza la corruzione dei politici, ci scandalizza la fame nel mondo, ci scandalizza la situazione in Afganistan, ma anche il fatto che una ragazzina quindicenne accoltelli a morte la madre per un semplice diverbio ci scandalizza e ci scandalizzano i maxi rave party che sentiamo o leggiamo dalle cronache di questi giorni, ma che avvengono anche nelle case dei nostri paesi, solo che – chissà perché – non si può dire. Restiamo scioccati di fronte a notizie assurde, ma cosa significa il verbo scandalizzare? E perché viene utilizzato per il Vangelo? In fondo la parola del Signore non crea scalpori e non riporta notizie terrificanti da far rabbrividire; ma allora perché parlare di scandalo?

La parola in questione viene dal greco e si traduce con il termine “ostacolo”. A pensarci bene la parola di Dio ci è di ostacolo quando tocca il nostro cuore e lo porta a riflettere su verità che sono scomode, che ci inquietano e ci fanno male. Non a caso l’apostolo Paolo nelle sue lettere paragona la Parola di Dio da lui annunciata ad una spada a doppio taglio che penetra fin nelle profondità del cuore, cioè della vita. Sappiamo bene come la verità, quando vogliamo nasconderla o non abbiamo il coraggio di dirla, ci porta a prendere distanze e questo avviene non solo nei confronti delle persone che ci mettono davanti a verità evidenti, ma anche nei confronti del Signore. Ecco perché i suoi discepoli, i suoi amici potremmo dire, avanzano a Gesù questa osservazione: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». La verità che il Vangelo e l’intera parola di Dio ci pone davanti ci fa male perché ci è di ostacolo quando non ci porta a realizzare un progetto, un’idea o un’intenzione; ci è di ostacolo e come ogni impedimento va rimossa. Spesso rimuoviamo le persone che, dicendoci la verità, ci sono di ostacolo, buttandole via come fossero fogli di carta, dimenticandoci di controllare che quel “foglio” non sia invece un documento prezioso per la nostra vita; spesso raggiriamo la burocrazia per arrivare a mettere in atto un progetto che la legge non consente; spesso evadiamo le tasse per non versare soldi che vogliamo trattenere nelle nostre tasche. Lo stesso atteggiamento accade con Cristo: quando la sua parola diventa un ostacolo al nostro desiderio di fare come meglio ci piace, compiendo il male piuttosto che il bene, allora siamo pronti a dire: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».

La parola del Signore ci aiuta a riflettere e gli apostoli ce lo ribadiscono attraverso le loro parole. Paolo scrive ai Corinzi: Noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore (2Cor 3,18); mentre Giacomo annota: Se uno ascolta la Parola e non la mette in pratica, costui somiglia a un uomo che guarda il proprio volto allo specchio (Gc 1,23). Quando ci guardiamo allo specchio vediamo l’immagine del nostro volto, controlliamo di essere in ordine, i ragazzi allo specchio si scattano le foto perché va di moda e per apparire più attraenti, le donne allo specchio passano del tempo perché nulla sia fuori posto e gli uomini si danno un’occhiata, ma senza troppa importanza, perché comunque è sempre tutto apposto anche con un diavolo per capello. Eppure lo specchio, che molte volte ci svela le nostre imperfezioni, diventa uno tra gli strumenti più utilizzati per il nostro apparire.

E se la parola di Dio diventasse il nostro specchio? Certo, non dobbiamo aver paura a specchiarci nella parola di Dio, perché, altrimenti, la vedremmo come la matrigna di Biancaneve vedeva lo specchio delle sue brame: un nemico acerrimo che non le annunciava ciò che voleva sentirsi dire.

La parola di Dio ha sempre buone notizie da darci e dovremmo utilizzarla più spesso per correggere le nostre imperfezioni, quelle ci danno fastidio e che non vorremmo vedere o non vorremmo che gli altri notassero. Mettiamoci davanti alla parola di Dio per lasciare che sia questa a sistemare il nostro cuore e se lo farà sanguinare un po’, come una spada, significherà che siamo sulla strada giusta verso la perfezione, non di certo quella esteriore, ma quella interiore. E se il Signore si servisse di persone a noi vicine per riflettere come in uno specchio e correggere i nostri sbagli con la verità, non allontaniamole, perché non accada anche a noi di sentirci dire da lui stesso nel profondo del nostro cuore: «Volete andarvene anche voi?». Chissà se, nel caso succedesse, avremo il coraggio di rispondergli come Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».