XXII del tempo ordinario B

29 agosto 2021

  

La domanda: «Volete andarvene anche voi?», posta da Gesù ai suoi discepoli, incontra la risposta di Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Questo avviene alla conclusione dell’impegnativo discorso di Gesù sul suo essere il pane vivo disceso dal cielo, iniziato con la moltiplicazione dei pani e dei pesci tra una folla che cerca Gesù in ogni parte e in ogni dove per farlo niente meno che re e terminato con l’abbandono da parte di molti suoi discepoli, i quali non comprendevano cosa significasse avere la vita eterna mangiando la sua carne e bevendo il suo sangue.

Seguire la parola del Signore non è certo facile e non è semplice masticarla come un pezzo di buon pane fresco, appena sfornato. Tuttavia, la Parola di Dio oggi ci regala una risposta alla risposta di Pietro: se l’apostolo non vedeva alternativa alla parola di vita eterna che il Maestro annunciava, il Signore oggi sembra dire a noi tutti attraverso le parole di Mosè nel Deuteronomio e dell’apostolo Giacomo: «Se le mie parole sono di vita eterna allora non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore, vostro Dio, che io vi prescrivo. Le osserverete dunque, e le metterete in pratica (Cf Dt 4); accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi (Gc 1)».

Sarebbe molto semplice passare dall’ascolto della Parola del Signore alla sua messa in atto, se non fosse che è molto esigente. È più facile annunciarla e quindi togliersi di mezzo, oppure imitare l’operato dei farisei, i quali conoscevano a memoria la legge di Dio, ma poi la applicavano a modo loro, fondandosi su tradizioni di uomini più che sui comandi del Signore, tanto da aggiudicarsi da Gesù un titolo poco edificante quando, scagliandosi contro di loro, disse: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini". Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».

Capiamo allora il comportamento di quei discepoli che se andarono perché la parola del Signore – dicevano – è dura: chi può ascoltarla? Il Signore non demorde, non si scoraggia; egli stesso rivolgendosi alla folla cerca di farsi capire il meglio possibile: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro». Insomma, quando la Parola del Signore entra in noi non può che generare una gioia indescrivibile: parole buone, azioni belle, gesti di amore e di perdono, segni di compassione e di cura e ogni altro bene. Ascoltare la parola del Signore è sì impegnativo, ma il risultato che esce da noi è quanto mai entusiasmante; ascoltare la voce di Dio può portare a sentirci fuori posto, perché la verità è scomoda e a volte fa male, ma la verità è ciò che ci rende liberi da tutti quegli atteggiamenti che ci rendono schiavi di noi stessi, della mentalità del mondo e del nostro istinto.

Giovanni Battista, del quale oggi ricorre la memoria del martirio, sta davanti a noi come esempio di annunciatore della verità e appassionato testimone e il suo martirio ci interpella.

Nel campo della Chiesa germogliano fiori che danno frutti: il gladiolo rosso ci ricorda la spada insanguinata che ha reciso la testa al Battista rendendolo così testimone della Verità; il giglio bianco diviene il segno della santità che egli ha annunciato in vita e in morte; da qui ne scaturiscono per noi buoni frutti, come mele rosse, che non vogliono certamente ricordare il peccato dei progenitori come è usanza comune, ma al contrario ci dicono che noi siamo chiamati ad essere buoni frutti vivendo sulla nostra pelle la testimonianza del Vangelo nella santità di vita. E poi ci sono le rose rosse, simbolo del martirio: sono belle, profumate, ma hanno anche spine che pungono. Nel cammino di fede non si incontrano soltanto momenti facili, ma anche quelli difficili.

Ci aiuti il Signore, ascoltando e mettendo in pratica la sua parola di Verità, a diventare martiri, come il Battista, non perché votati alla recessione della testa, ma perché possiamo perdere la nostra testa per il Signore, ovvero possiamo essere testimoni autentici del Vangelo di Cristo nella nostra comunità e là dove il Signore ci chiama a vivere, non solo come ascoltatori della sua parola, ma anche imitatori.