XXVI del tempo ordinario B

25 settembre 2021

 

«Signore, non sono dei nostri e li abbiamo cacciati». Sembra di sentire i bambini quando giocano nel campo dell’oratorio quando non ne vogliono altri che non siano loro amici – dicono – o gli adolescenti che, sentendosi grandi, allontanano i bambini spedendoli a giocare da un’altra parte. Sembra di sentire quelle persone che per organizzare qualcosa vanno in cerca di altre persone a loro compatibili. Sembra di sentire il nostro cuore che tiene accanto a sé coloro che sostengono il nostro pensiero, le nostre parole, le nostre azioni impedendo così a chi ci contraddice, anche per il nostro bene, di starci a fianco.

Queste scene non sono nuove, fanno parte della tradizione umana ben consolidata; avvenne non solo tra i discepoli, ma addirittura ai tempi di Mosè quando nuovi profeti non erano accetti.

Siamo fatti così, siamo fatti per le differenze che ci dividono, anziché per le opportunità che ci uniscono. Questo avviene anche nella Chiesa, tra i laici e i sacerdoti, tra sacerdoti e confratelli.

Sì, anche nella Chiesa capita di assistere a queste scenate che non la edificano, ma la frammentano, non la costruiscono, ma la distruggono. Anche nel clero non mancano scenate di gelosia e di invidia, quando un prete guarda e critica quello che fa l’altro prete, quando conta quanti fedeli ha in meno del vicino e quanti soldi ha in cassa il confratello. Scenate anche di astio e di scandalo, tanto da portare Gesù a dire anche oggi a noi sacerdoti e ad ogni uomo e donna: «Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile». Sappiamo come la parola scandalo, che torna anche in questo brano di Vangelo, significa letteralmente “ostacolo”. Proviamo allora a pensare a quanto il Signore Gesù ci ha detto: se la mano, l’occhio, il piede sono motivo di ostacolo, è meglio levarseli di mezzo: è meglio avere solo una mano che sia tesa all’altro piuttosto che due chiuse in se stesse che fanno resistenza all’incontro; meglio avere un solo piede che cammina con la comunità, piuttosto che due piedi immobili e atrofizzati per le proprie manie di ragione; meglio un occhio solo che guardi Dio e il prossimo con amore che due occhi che bramano solo di possedere persone, cose e ricchezze.

Ma guai a voi, ricchi – scrive l’apostolo Giacomo –: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco.

Ma Gesù, rassicurando i suoi, che più che discepoli erano uomini faziosi, disse loro: «Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi». Non impediamo allo Spirito di suscitare nuovi profeti, non impediamo al Signore di chiamare nuovi apostoli, non impediamo alla comunità di aggiungere a sé nuovi figli e nuovi fratelli che mettano al servizio del Signore la propria vita; non impediamo al Signore di toccare il nostro cuore per renderlo buono e misericordioso come il suo, non impediamo al Signore di entrare nella nostra vita e renderla più luminosa spalancando le porte e le finestre dei nostri arroccamenti, non impediamo al Signore di cambiare il nostro modo di fare e di porci verso coloro che egli chiama ad essere nostri collaboratori. Ma soprattutto non impediamo al Signore di renderci persone nuove, aperte alle novità dello Spirito, per servire il nostro Dio nella sua Chiesa da fratelli e non da avversari, da amici e non da nemici, da costruttori del Regno di Dio e non da difensori del nostro piccolo orto.

Non poniamo ostacoli alla Provvidenza di Dio, diventiamone suoi collaboratori e il Signore porterà a compimento in noi e nella sua Chiesa ogni sorta di bene attraverso la disponibilità di tutti e di ciascuno.