XXIX del tempo ordinario B

Giornata Missionaria parrocchiale

17 ottobre 2021

 

Passare dal fare all’essere non è per niente semplice, ma bisogna stare attenti che l’essere non venga scambiato con un’ambizione. Basta poco. Infatti, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Richiesta quanto mai “umile”, che si appoggia sul fare del Signore – vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo – e l’essere importanti agli occhi degli uomini – sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra – visto che la gloria di cui parlano non è certamente intesa come gloria celeste, nel Regno eterno. Poveri illusi: pensano che regnare con Cristo sia cosa quanto mai ambiziosa, come l’essere famosi al giorno d’oggi, perché di fatto – oggi come allora – quello che conta nella vita è essere bene in vista sul campo di gioco, nel gruppo degli amici, tra impresari e imprenditori, estimati direttori di chissà quale fabbrica dal fatturato milionario. Insomma: nel mondo si cerca quella piccola gloria che soddisfi i nostri egocentrici pensieri e le persone dalle quali traiamo profitto nell’essere ammirati.

Forse questo desiderio di primeggiare può essere guardato da un punto di vista positivo? Sì: il desiderio, infatti, ci permette di non essere apatici, indifferenti, passivi davanti a ciò che la vita ci riserva. Tuttavia è il Signore stesso a indicarci la via giusta nella quale orientare i nostri desideri perché siano buoni: anche oggi Cristo Gesù ci chiama a sé, come ha fatto con i suoi apostoli, volge su noi il suo sguardo compassionevole e ci dice: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti».

Tra noi non deve essere così, ma se proprio ci scorre ancora nel sangue quella smania del fare qualcosa per essere grandi, basta diventare servitori di una Chiesa e di una società che cercano ancora la gloria terrena, senza accorgersi che le soddisfazioni più grandi vengono da Dio e dal nostro credere in Lui, per fede. Allora Egli ci aiuterà ad essere grandi servitori del Vangelo, portando sempre nel nostro cuore il desiderio di essere missionari di quella parola e di quello stille di vita che non cerca il riconoscimento, ma che si dona totalmente a immagine di Cristo, il Figlio dell'uomo che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti.

Cerchiamo sempre di gareggiare, non solo nello sport, ma anche in ogni ambito di vita: a scuola bisogna essere i primi della classe, nel mondo sportivo i capocannonieri, in quello della moda bisogna possedere l’ultimo abbigliamento uscito sul mercato e bisogna farlo prima degli altri, sul lavoro, se si è alle dipendenze, ciò che conta è essere appena dopo il capo, nella comunità cristiana, se non si è indifferenti a tutto e a tutti, bisogna quanto meno fungere da tuttofare per essere il punto di riferimento di chiunque, mentre in quella civile il discorso è analogo, solo che anziché voler fare il parroco si tenta di fare il sindaco. Insomma: giovani o anziani, fanciulli o adulti abbiamo una vita che è sempre una competizione, persino nella vita sessuale, per essere qualcuno. Che tristezza!

Poi guardiamo al terzo mondo con occhi di compassione, con gesti di elemosina che rasentano la pietà, applaudiamo i missionari che lasciano tutto per dirigersi verso luoghi sconosciuti, servitori, anzi, grandi servitori di un Dio che il mondo d’oggi non conosce più; tuttavia questi missionari hanno ancora una certa empatia sulla società di oggi, purché i missionari lo facciano loro.

E invece no: Cristo quando ha detto ai suoi che il mondo ha bisogno di grandi servitori non ha parlato di altre persone, ma lo ha detto proprio a loro: «Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti». E allora non abbiamo molto da aggiungere o da controbattere a Gesù Cristo, se oggi ci diciamo cristiani, perché tutte le gare che stiamo mettendo in campo per ottenere maggiore visibilità servono a niente, se non a faticare molto di più per stare al passo coi tempi; ciò che occorre è mettersi al servizio del Vangelo, per diventare tra noi grandi missionari di un Dio che non ti chiede quanto potere hai o quanta visibilità ti sei costruito, ma chi sei veramente nel profondo del tuo cuore e quanto sei disposto ad essere felice pur sapendo di andare controcorrente.