Commemorazione di tutti i fedeli defunti

2 novembre 2021

 

Il colore nero che raffigura le tenebre della morte, per noi cristiani si intreccia con l’argento della speranza, il rosso della carità e l’oro della fede nella risurrezione.

Di fronte alla morte tutto sembra perduto e la speranza sembra solo un paradosso: può morire un desiderio, possono morire delle aspettative, può morire un’amicizia, ma la speranza no, la speranza non muore nemmeno di fronte alla morte, perché nelle mani di Dio nulla muore, ma tutto riacquista senso, valore, vita.

Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio,
nessun tormento li toccherà.
Agli occhi degli stolti parve che morissero,
la loro fine fu ritenuta una sciagura,
la loro partenza da noi una rovina,
ma essi sono nella pace.

La morte, che tutto sembra spezzare, non avrà mai il sopravvento sull’amore e sulla carità che è stata seminata su questa terra: il bene e l’amore che i nostri cari ci hanno trasmesso non viene cancellato dalla loro assenza, come non viene cancellata ogni traccia di affetto che abbiamo dato o ricevuto malgrado una relazione possa spegnersi: infatti, il fuoco della carità, che infiamma i nostri cuori e li colma dell’amore di Dio, lascia segni indelebili come la cicatrice di un’ustione, perché il bene compiuto e l’amore donato non vengono cancellati neppure dalla morte.

Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.

Il buio della morte che reca in noi uno smarrimento profondo, si apre alla fede che la nostra vita non resterà in balìa del niente, che dopo la morte ci sia il vuoto, che nulla può succedere dopo ogni fine e che non ci sia la possibilità di una novità che solo Dio conosce e che potremo contemplare riponendo i nostri atti di fede nel Dio della vita e non della morte.

Vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.

Udii allora una voce potente,

che veniva dal trono e diceva:

«Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro.
E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più la morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate».

Non pensiamo alla morte come la fine di tutto, ma come un passaggio verso ciò che Dio ha pensato per noi su questa terra come preludio della vita nuova in Cristo, perché se è vero che dopo ogni fine c’è sempre un nuovo inizio, dopo la morte non può che esserci l’eternità, là dove la speranza diventa certezza, la carità e l’amore saranno la ricompensa di Dio e la fede non avrà più bisogno d’essere, perché vivremo tutti nel Padre, avvolti dalla sua luce intramontabile, della quale speriamo possano godere fin d’ora i nostri cari defunti che sempre ci accompagnano, mentre noi camminiamo in questa Chiesa terreste coltivando speranze, sorreggendoci con l’amore e la carità fraterna, alimentandoci dalla fede che tutti ci guida verso la meta eterna, la Chiesa celeste, la santa Gerusalemme.