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Cristo Re dell’universo B

21 novembre 2021

 

Contemplare Cristo Re dell’universo non significa di certo imbattersi in una questione politica, ma spirituale. Infatti Cristo, davanti al governatore Pilato, dichiara apertamente che il suo regno non è di questo mondo. È un regno che tutti ci coinvolge, è un regno che tutti ci abbraccia, è un regno che non accettiamo per riforme o referendum, ma solo per fede.

E Cristo non è certo venuto per fare di noi sudditi, tuttavia chiede a noi di essere obbedienti ai suoi comandi. Cosa cambia tra l’obbedienza richiesta da un monarca terreno, rispetto all’obbedienza che ci chiede Cristo?

Non posso non andare ancora con la mente al capolavoro letterario di Antoine de Saint-Exupéry, Il piccolo principe e al dialogo intercorso con il re incontrato su un minuscolo pianeta nel suo viaggio verso la Terra.

 

«Sire, su che cosa regnate?».

«Su tutto», rispose il re con grande semplicità.

«Su tutto?». 

Il re con un gesto discreto indicò il suo pianeta, gli altri pianeti, e le stelle.

«Su tutto questo?», domandò il piccolo principe.  
«Su tutto questo...», rispose il re. 

Perché non era solamente un monarca assoluto, ma era un monarca universale.  

«E le stelle vi ubbidiscono?».  

«Certamente», gli disse il re. «Mi ubbidiscono immediatamente. Non tollero l'indisciplina». 

Un tale potere meravigliò il piccolo principe.  

Se l'avesse avuto lui, avrebbe potuto assistere non a quarantatre, ma a settantadue, o anche a cento, a duecento tramonti nella stessa giornata, senza dover spostare mai la sua sedia! E sentendosi un po' triste al pensiero del suo piccolo pianeta abbandonato, si azzardò a sollecitare una grazia dal re:

«Vorrei tanto vedere un tramonto... Fatemi questo piacere... Ordinate al sole di tramontare...».  

«Se ordinassi a un generale di volare da un fiore all'altro come una farfalla, o di scrivere una tragedia, o di trasformarsi in un uccello marino; e se il generale non eseguisse l'ordine ricevuto, chi avrebbe torto, lui o io?».

«L'avreste voi», disse con fermezza il piccolo principe.  

«Esatto. Bisogna esigere da ciascuno quello che ciascuno può dare», continuò il re.  

«L'autorità riposa, prima di tutto, sulla ragione. Se tu ordini al tuo popolo di andare a gettarsi in mare, farà la rivoluzione. Ho il diritto di esigere l'ubbidienza perché i miei ordini sono ragionevoli».  

«E allora il mio tramonto?» ricordò il piccolo principe che non si dimenticava mai di una domanda una volta che l'aveva fatta.  

«L'avrai, il tuo tramonto, lo esigerò, ma, nella mia sapienza di governo, aspetterò che le condizioni siano favorevoli». 

 

Un re, quello descritto da questo racconto, che siede in trono sul suo piccolo pianeta, un re che va in cerca di qualcuno che lo veneri e al quale dare i suoi ordini, un re che desidera gloriarsi del suo potere e che trova la sua gioia nell’essere venerato dai sudditi che non ha.

Cristo, a differenza sua, non cerca la gloria personale, ma desidera per noi che i suoi comandi non servano per rendere grande il suo potere, ma per la nostra gioia e la nostra eternità. Cristo non chiede a noi di inginocchiarci per rendergli onore, lui stesso si è inginocchiato davanti ai piedi dei suoi apostoli per insegnare loro che regnare significa servire, che l’unico potere che vale la pena di desiderare è l’amore vicendevole che perdona, che non guarda alle offese, che non cancella i rapporti, che non volta le spalle.

Tra gli ordini del re immaginario seduto su quel piccolo asteroide e i comandi del Signore c’è però una cosa in comune: la saggezza. Cristo, come quel re che incontra il piccolo principe, non ci chiede cose impossibili, perché i comandi impossibili sono disumani, inaccettabili, assurdi – come avviene spesso in questo nostro mondo reale –; Cristo a noi offre comandi faticosi, sì, impegnativi da mettere in pratica, non v’è dubbio, ma senza i quali la nostra vita su questa terra non riuscirebbe a gustare neanche un briciolo di quella gioia che ci attende quando tutti, dopo aver servito il Signore nei nostri fratelli, nella comunità, nella sua Chiesa, potremo regnare con Lui non sul pianeta del nostro “ego”, ma nel regno dei beati, dove non ci sarà più odio, indifferenza, divisione, ma saremo tutti in Cristo nell’abbraccio gioioso del Padre, del Figlio, nell’unità dello Spirito Santo. Amen.