I di Avvento C

28 novembre 2021

 

Nella vita abbiamo delle convinzioni che la costituiscono, abbiamo dei valori che sono alla base del nostro vivere, abbiamo dei punti fermi che niente e nessuno può distoglierci dall’essere stabili in ciò in cui crediamo. È ormai notizia di ogni giorno, in questo periodo, il dibattito tra chi è a favore e chi è contrario alla vaccinazione in questo tempo di epidemia e, pro o contro, ciascuno ha dei fondamenti su cui si basa per accettare o respingere tale provvedimento e tanti altri. Ognuno, che abbia appreso dentro di sé dei valori importanti per la vita, li porta avanti e questi ne condizionano le scelte che portano da una parte o dall’altra, a seguire e perseguire ideali o a rigettare comportamenti e persone stesse.

Tutto questo costituisce il fondamento su cui si basa la nostra esistenza ed è comune utilizzare la parola “fondamentale” per indicare un principio, un’idea che rende stabile il nostro modo di vivere, di pensare e di agire di conseguenza.

Questo concetto si applica anche all’edificazione di una casa, di un capannone, di una chiesa o di qualsiasi altro immobile. Sappiamo bene infatti che senza le fondamenta l’edificio non può stare in piedi: non è un caso che venga chiamato stabile, proprio perché sta fermo, o immobile, perché non si muove. Sta di fatto che se non vengono gettate le fondamenta di buona portata, l’edificio, lo stabile, l’immobile – chiamiamolo come vogliamo – crolla. Pur senza essere un ingegnere Gesù stesso ci ha ribadito questo concetto attraverso una parabola ben efficace: «Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande» (Matteo 7, 24-27).

Se la nostra vita vuole essere ben solida e non vuole crollare sotto le prime intemperie, le prime difficoltà, i primi momenti di crisi, occorre che essa sia costruita su fondamenta solide come roccia. Così anche la Chiesa, nella sua pluralità di persone e nella sua complessità nel vivere relazioni cristiane tra fratelli e figli dello stesso Padre, ha bisogno di quel fondamento che è la fede. Ce lo scrive l’apostolo Paolo: Fratelli, il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell'amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi. Perché la Chiesa stia in piedi, primo fondamento è la fede nella quale i nostri cuori siano saldi; perché Cristo abiti tra noi è necessario che la vita delle nostre comunità sia fondata sulla fede in Cristo Signore, diversamente potremo compiere tante opere buone e importanti, potremo fare di tutto e di più, potremo essere i più grandi direttori e ideatori di comunità, ma senza la fede la Chiesa non potrà stare in piedi.

Ve­gliate in ogni momento pregando – ci ribadisce con insistenza Cristo – e questo è il fondamento primo per restare saldi nella fede: senza la preghiera personale e familiare e la partecipazione attiva all’assemblea liturgica e alla catechesi non esisterà Chiesa, perché nessuno sarà in comunione con nessuno e la comunità, nella quale si afferma questa comunione, verrà meno.

Bene cantava nel salmo il re Davide della città santa:

Gerusalemme è costruita

come città salda e compatta.

È là che salgono le tribù, le tribù del Signore,

secondo la legge d'Israele,

per lodare il nome del Signore.

È salda la grande Gerusalemme, è salda e compatta, ed è immagine della nostra fede che tutti ci lega a Dio e tra noi. Cosa saremmo senza la fede? Uomini e donne disgregati che vagano nella vita senza un punto di riferimento, senza un sostegno sicuro nei momenti lieti e in quelli della prova, senza un fondamento nel quale porre le proprie certezze e le proprie sicurezze e sul quale posare la propria vita quando questa vacilla per i terremoti che arrivano e la destabilizzano.

Rendiamo grazie a Dio per la fede che ci è stata trasmessa dai nostri genitori e dai nostri nonni, i quali a loro volta l’hanno ricevuta dai loro genitori e nonni. Rendiamo grazie a loro per averci trasmesso questo dono e facciamo in modo che questa gratitudine diventi motivo di continua trasmissione della fede testimoniandola a chi ogni giorno incontriamo.

Cristo abiti tra noi e ci renda saldi nella fede: la nostra preghiera si intensifichi sempre più nella vita personale e nelle nostre piccole chiese domestiche perché, resi forti nella fede, la nostra esistenza e la nostra comunione con Dio e con i fratelli di fede non crolli sotto il peso di una Chiesa che pensavamo solida, ma che non si è dimostrata tale perché non l’abbiamo edificata su Dio, ma su noi stessi, senza fondamenta.