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Natale 2021

 

Carissimo Bambino,

hai voluto abitare tra noi e noi siamo qui ad accoglierti e a gioire per la tua meravigliosa nascita. Mentre la nostra nazione fa i conti con abitazioni crollate e vite spazzate via da deflagrazioni al sud e gru che rovinano su palazzi al nord, l’uomo di oggi continua a progettare e a costruire nuovi edifici e infrastrutture; ma della tua Chiesa chi se ne occupa? chi ha a cuore il consolidamento della tua Chiesa, del popolo santo di Dio redento a prezzo del tuo sangue?

Comprendiamo bene, Bambino, che per edificare la tua Chiesa nella quale hai voluto abitare non bastano i più bravi architetti, ingegneri o geometri, ma la potente mano di Dio e la nostra buona volontà che si manifesta in quelle virtù che lo Spirito suscita in noi.

Abbiamo bisogno dello Spirito per essere saldi nella fede che ci permette di gettare quelle solide fondamenta che non ci fanno vacillare, solide come roccia che nessuna intemperia potrà far crollare. La fede non allontana le intemperie che la vita ci fa incontrare, non ci mette al riparo dai terremoti che ci fanno vacillare e ci fanno percepire la mancanza di terreno sotto i piedi, non ci tiene lontano dalle sofferenze e dalle tribolazioni; tuttavia ci permette di essere ancorati a te per non precipitare nel baratro del vuoto, di una vita vissuta senza senso, di una esistenza passata nel nulla.

Bambino, la fede ci permette di guardare oltre noi stessi, di non pensare solo al nostro io smisurato, ma a costruire relazioni belle che ci fanno sentire a casa, in famiglia, perché la tua Chiesa, la nostra comunità, è la famiglia dove Dio è tuo e nostro Padre e noi siamo figli suoi. Per questo non possiamo che guardarci da fratelli, anche se a volte ci scrutiamo più come nemici e ci allontaniamo gli uni dagli altri per stupide antipatie o per mancanza di dialogo. Non saremo dei buoni muratori come lo sono i nostri conterranei, famosi in tutto il mondo per la loro operosità fin dalle prime ore del mattino o quando è ancora notte, ma tu ci chiedi di essere costruttori di carità, capaci con il tuo aiuto di edificare muri che contengano il popolo di Dio in quella relazione che tutti ci riunisce attorno al tuo altare, per nutrirci di te che ci fai dono dell’amore fraterno che vince ogni indifferenza. Ci vuoi costruttori di carità per guardare oltre la punta del nostro naso, per vedere fratelli e sorelle che hanno bisogno di una mano tesa, di una buona parola, di un incoraggiamento speciale, perché la vita sia per loro dignitosa, ma anche spesa al meglio e non buttata via per un fallimento, una sbandata o un’infatuazione, come spesso avviene nel mondo giovanile e adulto. Aiutaci a costruire muri come quelli delle nostre chiese, muri che radunano e non muri che dividono.

Bambino, perché questo avvenga e impariamo a custodirci gli uni gli altri, abbiamo bisogno di un tetto, come ne hanno bisogno le nostre case e le nostre chiese per metterci al riparo dal freddo e dal gelo. Io non so, Bambino, se tu un tetto l’hai mai avuto; tu stesso dirai un giorno a coloro che volevano seguirti: «Il figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». Adesso comprendo queste parole: tu sei il tetto sicuro che custodisce noi, tuo popolo. Eppure ci chiedi di diventare come te, custodi di quella pace che tutti ci unisce e che nessuno separa. Come un tetto, sappiamo, è formato da molte tegole l’una diversa dall’altra, così la tua Chiesa è composta da uomini e donne, giovani e anziani, adulti e bambini, tutti diversi, ciascuno con le proprie qualità e i propri difetti, con le proprie abilità e le proprie fatiche: eppure tutti formiamo l’unica tua Chiesa. Aiutaci a rappacificarci, se mai avessimo diatribe in atto, se mai avessimo portato nella tua Chiesa lacerazioni che l’hanno sventrata come il velo del tempio nel momento della tua morte in croce. Aiutaci ad essere custodi di pace, quella che in questa notte tu hai portato sulla terra e che gli angeli hanno cantato dalle sedi celesti; aiutaci a vedere nelle nostre differenze possibilità nuove, nelle nostre divergenze motivo di dialogo, nei nostri carismi occasioni vere. Liberaci, Bambino, dalla mania di protagonismo e dalla tentazione di crederci insostituibili; donaci di gareggiare a vicenda non per stabilire chi è il più bravo, il più seguito, il più ammirato, ma nell’essere custodi di pace, ponendo al sicuro la tua Chiesa, la nostra comunità, dal gelo dell’odio e dalle intemperie dell’arrivismo che piovono su noi se il tetto della pace non la custodisce in modo sicuro.

Bambino, solo vincendo queste tentazioni ci apriremo al futuro con occhi di speranza e saremo aperti alla speranza come aperta è la porta di questa chiesa, pronta ad accogliere ogni figlio e figlia di Dio che qui vuole trovare e incontrare il suo Signore, anche in mezzo alle macerie della vita. Quante macerie, spesso inaspettate come un terremoto: non si è mai pronti per accogliere notizie che cambiano l’esistenza; non si è mai pronti per accettare situazioni di sofferenza, quali malattie croniche o addirittura terminali che portano alla morte; non si è pronti a sufficienza per affrontare fallimenti economici, lavorativi, educativi; non si è mai pronti per trovarsi davanti a relazioni profonde interrotte che lacerano il cuore. No, non si è mai pronti. Ma tu, Bambino, tra queste nostre macerie hai voluto nascere e abitare per darci speranza e per aiutarci a portare speranza a chi vive momenti sofferti tra le macerie della vita; sei tu ad aprire oggi la porta del nostro cuore per poter guardare avanti e rimuovere quelle pietre tombali che spesso ci cascano addosso e ci portano a dire: «Non c’è più nulla da fare». Tu non ci lasci nella disperazione e desideri che tutti noi, figli di Dio, tuo e nostro Padre, da fratelli nella tua Chiesa ci aiutiamo, ci sorreggiamo e ci consoliamo a vicenda.

Carissimo Bambino, proprio quando pensiamo di farcela da soli a edificare la tua Chiesa come meglio ci piace, comprendiamo che da soli non ce la facciamo, perché la fede vacilla, la carità non è operosa, la pace tentenna, arroccati come siamo sulle nostre ragioni, e la speranza si spegne davanti alle lacerazioni del cuore. Vieni in nostro aiuto e sostienici con la tua Parola; tu sei la Parola di Dio fatta carne nel grembo di Maria, tua e nostra Madre; abbiamo urgente bisogno di te: non lasciarci soli. Se la fede vacilla, sostienila con la forza del tuo Spirito; se la carità viene meno, sostienila con il tuo amore; se la pace sfuma, sostienila con la tua misericordia; se la speranza svanisce perché il cuore è ferito, sostienila con la tua mano potente che lenisce le nostre ferite.

Bambino, dacci di sentirci sostenuti dalla tua parola e anche il nostro essere Chiesa non temerà alcuna sciagura. Tu stesso ce l’hai detto: «Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia».

Ti supplichiamo, o Emmanuele, Dio-con-noi: abita tra noi, non abbandonarci mai e sostieni sempre noi che siamo la tua povera e fragile Chiesa.

Buon Natale, Bambino.

 

Santa Chiesa di Dio,

ti ho fatto mia sposa per sempre,
ti ho fatto mia sposa
nella giustizia e nel diritto,
nell'amore e nella benevolenza,
ti ho fatto mia sposa nella fedeltà
e tu hai conosciuto me, il tuo Signore.
Io ti chiamo popolo mio,
e tu mi dirai: «Dio mio». (cf. Osea 2)

Mia diletta Sposa,

fiorisca sempre in te, fino al mio ritorno,

l’integrità della fede, la santità della vita,

la devozione autentica e la carità fraterna:

Dio, nostro Padre,

ti edifichi incessantemente con la mia parola e il mio corpo

e, stai certa, non ti priverà mai della sua paterna protezione.

 

Buon Natale a te, Chiesa santa, mia amata Sposa.