Santa Famiglia C

26 dicembre 2021

 

Nelle orazioni di questa celebrazione annuale della Santa Famiglia di Nazareth troviamo ispirazione per le nostre famiglie, piccole Chiese domestiche.

 

O Dio, che nella santa Famiglia ci hai dato un vero modello di vita,fa’ che nelle nostre famiglie fioriscano le stesse virtù e lo stesso amore, perché, riuniti insieme nella tua casa,possiamo godere la gioia senza fine.

La Santa Famiglia è posta davanti a noi come modello di vita per le nostre famiglie; una Famiglia, quella di Gesù, Maria e Giuseppe che non è stata esente da momenti faticosi e a volte terribili, ma che ha sempre confidato nell’aiuto, nella protezione e nella grazia di Dio. Così anche le nostre famiglie sono chiamate a confidare nell’Altissimo che le rende capaci di costruire giorno per giorno le relazioni domestiche come focolai di amore e di speranza. Relazioni non basate su mielose dichiarazioni d’amore, ma secondo il comandamento nuovo che il Signore ci ha donato prima della sua passione – come riporta l’apostolo Giovanni nella sua lettera –, amore che sa donare la vita, come ha fatto Cristo sulla croce; la speranza poi è dettata dalla richiesta a Dio che possa far fiorire nelle nostre famiglie le stesse virtù della Santa Famiglia. Il fiore che germoglia è segno di questa speranza, la speranza che ogni vita, nelle mani di Dio, possa essere bella, come un fiore, profumata del profumo della santità di vita. È ben per questo che i primi a coltivare la speranza sono i genitori, i quali – come Anna, madre di Samuele – sono chiamati ogni giorno a consegnare la vita dei propri figli a Dio. Anna, che aveva ottenuto la grazia da Dio di diventare madre e a Dio aveva promesso il figlio, ci è di esempio: consegnare i figli a Dio non significa sottrarli a se stessi, ma metterli nelle mani sicure di un Padre che non si dimentica di loro, come dice il Signore per mezzo del profeta Isaia: Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. (Is 49,15)

 

Ti offriamo, o Signore, il sacrificio di riconciliazione e, per intercessione della Vergine Madre e di san Giuseppe, ti preghiamo di rendere salde le nostre famiglie nella tua grazia e nella tua pace.

Le nostre famiglie siano salde e forti nella grazia di Dio e nella pace; perché questo avvenga trovino nella partecipazione fedele ai santi misteri, alla celebrazione eucaristica domenicale e festiva, la fonte della loro unione e della vera pace, che non significa assenza di discussioni o litigi, ma comunione profonda tra coniugi e figli. Le discussioni non devono dividere, ma accrescere il senso profondo di amore e di rispetto, di perdono e di serenità, ben sapendo che è proprio la famiglia la prima scuola di vita che trova nella grazia di Dio la propria sussistenza e nella pace che Dio ci dona di vivere la propria longevità. La pace è messa a dura prova quando le famiglie non hanno come fondamenta la grazia di Dio, quando Dio è messo fuori dalla porta o neanche considerato e quando le fondamenta crollano anche la casa vien giù, lasciando solo macerie. La Chiesa, ovvero la comunità, diventa quanto mai importante per il sostegno alle famiglie in difficoltà, non solo economica, ma esistenziale: quanto è importante essere Chiesa che non giudica le macerie, ma che sa essere vicino a quanti hanno visto crollare la propria famiglia. Quanto è importante essere comunità per non lasciare soli i fratelli che per vari motivi non hanno costruito bene o si sono trovati sotto le macerie di un matrimonio crollato. Quanto è importante essere Chiesa, famiglia di Dio, famiglia di famiglie unite dal vincolo della fraternità cristiana.

 

Padre clementissimo, che ci nutri con questi sacramenti, concedi a noi di seguire con fedeltà gli esempi della santa Famiglia, perché, dopo le prove della vita, siamo associati alla sua gloria in cielo.

Nessuna famiglia è santa e nessuna famiglia è immune da sofferenze e momenti di prova: ne è prova il fatto che anche Giuseppe dovette prendere in braccio il Bambino Gesù e con Maria, sua sposa, fuggire in Egitto, lontano dal tiranno Erode; ne è prova il fatto che Maria e Giuseppe, verso l’adolescente Gesù dovettero portare molta pazienza quando dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Maria non si rivolse a Gesù con parole tenere, giustificando l’abbandono della famiglia facendo di testa propria; non utilizzò parole atte a giustificare l’adolescente in ogni sua scelta; a lui, immagino, con tono acceso e di rimprovero, disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Quanti genitori sono angosciati per la sorte dei propri figli e i figli questo non devono certamente subirlo, ma non devono nemmeno esserne indifferenti; quante prove nella vita familiare bisogna affrontare e quante sfide sono all’ordine del giorno.

Sì, le prove possono essere tante e le sfide innumerevoli, ma se pensiamo che il Signore sostiene le nostre piccole Chiese domestiche come sostiene la Chiesa intera, allora la famiglia non vacillerà e non sarà un peso da sopportare, ma una risorsa per se stessa e i suoi componenti e per la comunità intera che trova nelle famiglie cristiane motivo di vivacità, perché, come ci fa pregare il salmo: è beato chi abita la tua casa, Signore. E la casa del Signore non è altro che il nostro essere Chiesa.