Messa di ringraziamento

31 dicembre 2021

 

I pastori andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. [Poi] se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

Cosa avranno provato i pastori di così sensazionale per ringraziare e lodare Dio? Forse è proprio il caso di chiederlo loro.

Pastori, chi avete visto?

chi è apparso sulla terra?

Abbiamo visto un bambino,

e gli angeli che lodavano il Signore.

Pastori, siete così euforici per avere visto un bambino come gli altri o per aver contemplato e udito il coro degli angeli in cielo? Diteci, pastori: da dove viene tutto questo entusiasmo? Dal fatto che ciò che gli angeli vi annunciato non era un’eresia o dalla vostra umana e disarmante semplicità che vi porta a meravigliarvi di ogni piccolo evento, ma che noi ancora non riusciamo a comprendere?

Siamo giunti ancora una volta al termine di un anno ed è tempo di bilanci: siamo qui davanti al Signore per glorificarlo e lodarlo per tutto quello che abbiamo udito e visto, per le esperienze vissute e le persone incontrate, per i doni ricevuti dalla sua infinita bontà e per dirgli il nostro grazie anche per quelli che non sempre abbiamo considerato. Ciascuno di noi ha motivi svariati per ringraziare Dio: segni tangibili della sua infinita misericordia e del suo grande amore hanno incontrato la nostra esistenza, vuoi per un desiderio andato a buon fine, vuoi per un progetto realizzato, vuoi per una persona ritrovata. Io, ad esempio, voglio rendere grazie al Signore per un evento che mi stava a cuore e che ha segnato profondamente la mia esistenza in questo anno carico di emozioni spirituali che personalmente ho provato in una comunità cara e sorella anche grazie alla partecipazione fisica o discreta di molte persone di Ponte Nossa e Ponte Selva, segno che l’essere Chiesa va oltre i propri confini e per questo rendo grazie non solo al Signore, ma anche a voi, mia cara gente. Quante occasioni abbiamo per rendere grazie a Dio, glorificandolo e lodandolo come i pastori e se ciascuno potesse elencarle, ne troveremmo alcune in comune, altre più singolari. Che ci accumuna in questo istante è il Te Deum che innalziamo al Signore come Chiesa dentro la quale vogliamo raccogliere i nostri rendimenti di grazie ed elevarli al Signore per esserci stato propizio in questo anno, benché ancora segnato da incertezze e qualche paura.

A proposito di paure, di incertezze, di fallimenti: come fanno le persone a glorificare e a lodare Dio quando anziché aver ritrovato una persona cara, l’hanno persa e magari per sempre? O quando desidéri di bene, elevati a Dio come preghiera e supplica, sono caduti nel vuoto e nel buio più totale? Come rendere grazie per un tempo vissuto nell’angoscia profonda e nella sensazione di essere dimenticati anche da Dio? Come ringraziare Dio per i bambini che soffrono anche nelle nostre comunità, ragazzi allo sbando, famiglie divise e violenze in ogni parte del mondo? Come fare ad avere la stessa gioia e la stessa esultanza dei pastori se basta un volta faccia per far crollare il mondo addosso?

Pastori, insegnateci a gioire per le piccole cose della vita, insegnateci a guardare il Bambino di Betlemme con i vostri occhi per ringraziare Dio con il vostro cuore, siate per noi un esempio per non cercare il Signore solo nelle grandi occasioni, ma anche nelle umili e normali vicende della vita quotidiana, nei segni che Egli pone nella nostra esistenza che ci fanno comprendere la sua infinita bontà che cuce gli strappi, lenisce le ferite, colma i vuoti lasciati, consola la nostra umana solitudine. Dateci, pastori, di guardare al nostro Dio come Colui che sostiene la nostra vita, rende salda la nostra fede quando vacilla, ci edifica nella carità fraterna, ci dona la pace tanto desiderata e ci apre alla speranza, anche quando ci abbattiamo e il nostro cuore si chiude. Prendeteci per mano e portateci ancora a Betlemme ogni volta che fatichiamo a lodare e a glorificare Dio, per prendere tra le braccia anche noi, come Maria, il Dio fatto uomo, per iniziare un nuovo anno, un nuovo tempo, un nuovo tratto di vita forti della sua presenza, scoprendo anche noi con meraviglia che, se potremo stringere tra le braccia il Bambino, in realtà siamo noi ad essere sostenuti e stretti dall’abbraccio di Dio.