Maria Madre di Dio

Giornata mondiale della pace

1 gennaio 2022

 

«Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace» (Is 52,7).

Le parole del profeta Isaia esprimono la consolazione, il sospiro di sollievo di un popolo esiliato, sfinito dalle violenze e dai soprusi, esposto all’indegnità e alla morte. Su di esso il profeta Baruc si interrogava: «Perché ti trovi in terra nemica e sei diventato vecchio in terra straniera? Perché ti sei contaminato con i morti e sei nel numero di quelli che scendono negli inferi?» (3,10-11). Per questa gente, l’avvento del messaggero di pace significava la speranza di una rinascita dalle macerie della storia, l’inizio di un futuro luminoso. (Messaggio per la Giornata mondiale per la pace 2022, di Papa Francesco)

Le macerie della storia: quanto pesano su un popolo, come sul singolo, le macerie della guerra e della divisione, della separazione e dell’odio. Anche la Chiesa sperimenta il crollo strutturale quando i nostri piedi, anziché portare a tutti il dono della pace, come fecero i pastori andando e ritornando da Betlemme, prima piccola Chiesa domestica, sono piedi che scappano, che non vogliono incontrare, che non vogliono lasciarsi lavare dall’amore straripante che il Cristo verserà sui piedi degli apostoli, per insegnare, a loro come a noi, come vivere da veri cristiani.

Avrebbero potuto lamentarsi i pastori per aver fatto strada inutile solo per vedere un bambino adagiato nella mangiatoia e attorniato da sua Madre, Maria, da Giuseppe sua padre adottivo e da qualche animale che riscaldava quella grotta. Avrebbero potuto lamentarsi, come spesso facciamo noi per qualsiasi cosa, mettendo a repentaglio la pace che Dio vuole infondere nei nostri cuori, quella pace annunciata dagli angeli agli uomini e alle donne amati dal Signore nella notte di Betlemme. Avrebbero potuto lamentarsi e invece, con il cuore colmo di pace e di serenità spirituale hanno lodato e glorificato Dio. Di questo ha bisogno il mondo nel dialogo tra nuove generazioni e anziani. Scrive ancora Papa Francesco: Dialogare significa ascoltarsi, confrontarsi, accordarsi e camminare insieme. Favorire tutto questo tra le generazioni vuol dire dissodare il terreno duro e sterile del conflitto e dello scarto per coltivarvi i semi di una pace duratura e condivisa. E continua il Papa: Mentre lo sviluppo tecnologico ed economico ha spesso diviso le generazioni, le crisi contemporanee rivelano l’urgenza della loro alleanza. Da un lato, i giovani hanno bisogno dell’esperienza esistenziale, sapienziale e spirituale degli anziani; dall’altro, gli anziani necessitano del sostegno, dell’affetto, della creatività e del dinamismo dei giovani.

Contemplare oggi la Divina Maternità di Maria, significa guardare a lei che meditava nel suo cuore gli eventi meravigliosi ai quali Dio stesso l’aveva chiamata e la chiamava per tutta la sua vita; significa guardare a un futuro luminoso, non di macerie, ma di progetti che rendono la nostra comunità stabile nella pace e non distrutta sotto il peso di divergenze, di odi, di asti. In ogni epoca, – scrive ancora il Santo Padre – la pace è insieme dono dall’alto e frutto di un impegno condiviso. C’è, infatti, una “architettura” della pace, dove intervengono le diverse istituzioni della società, e c’è un “artigianato” della pace che coinvolge ognuno di noi in prima persona. Tutti possono collaborare a edificare un mondo più pacifico: a partire dal proprio cuore e dalle relazioni in famiglia, nella società e con l’ambiente, fino ai rapporti fra i popoli e fra gli Stati e mi permetto di aggiungere, benché sia sottinteso, nella Chiesa, nella comunità dei Figli di Dio che la edificano.

Chiediamo oggi a Maria, Madre di Dio e quindi Madre della Chiesa e Madre nostra, di essere anche noi capaci, come lei, di generare il Signore attraverso una Chiesa, una comunità che vive il dono della pace. Questo è possibile, perché Cristo stesso, a chi gli dirà: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano», rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre» (Mc 3, 32-35). Come fratelli e sorelle del Signore, operiamo per il bene comune nella pace, compiendo la volontà di Dio e la stessa pace, che avvolse il mondo nella notte di Betlemme, possa avvolgere anche noi che non generiamo Cristo nella carne, come Maria, ma nel rendere concreta e viva la sua Parola nella vita di ogni giorno e tra le diverse generazioni, i gruppi e le persone della stessa Chiesa.

Possiamo anche noi, come Maria, meravigliarci di quanto Dio ci donerà in questo nuovo tempo; possiamo anche noi avere sulla bocca e nel cuore parole che ci edificano come Chiesa nell’unità e nella pace; possiamo anche noi rivolgerci ai fratelli e alle sorelle in Cristo dicendo loro:

«Ti benedica il Signore e ti custodisca.

Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia.

Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace».