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III del tempo ordinario C

23 gennaio 2022

 

Quanto l’apostolo Paolo ci ha scritto parlando di un solo Spirito che agisce nella varietà dei carismi di ciascuno, lo rimarca ancor di più parlandoci delle membra del nostro corpo come immagine della Chiesa intera nella quale si incarna Cristo: Fratelli, come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra.  Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano? No, potremmo rispondere a Paolo, perché ciascuno ha una parte importante nell’edificazione della comunità: non tutti abbiamo lo stesso impegno, non tutti abbiamo lo stesso carisma, non tutti abbiamo le stesse capacità, tuttavia tutti siamo una cosa per formare un unico corpo che è la Chiesa. Un coro è formato da più voci, un’orchestra o una banda di paese è composta da più strumenti: nessuno fa da sé, perché tutti concorrono a formare un’unica e grande sinfonia. E ciò che Paolo porta alla nostra attenzione è quanto mai fondamentale: ciascuno ha la sua parte, sì, ma nessuno può fare a meno della parte degli altri. Infatti non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie. Ma Dio ha disposto il corpo perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Se comprendessimo questo, avremmo compreso la bellezza dell’essere Chiesa, santa e amata da Dio.

Cosa sarebbe il corpo senza lo Spirito che lo anima? Cosa sarebbe la Chiesa senza Cristo? Queste domande devono sempre stare davanti a noi per aiutarci a capire che la Chiesa non è un insieme di persone che si ritrovano come in un momento qualunque di aggregazione, ne tantomeno è un’associazione di lucro o no o di altro genere. La Chiesa è il corpo di Cristo, noi siamo la Chiesa, noi siamo il corpo di Cristo.

Come è vero che senza Cristo non c’è la Chiesa, così senza lo Spirito del Signore che agisce in  alcuni ponendoli nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri, vescovi, sacerdoti, diaconi, catechisti e guide, la Chiesa viene meno, perché viene meno la parola annunciata e vengono meno i Sacramenti che rendono presente il Signore vivo e vero nella vita degli uomini. E se vengono meno i ministeri ordinati, la Chiesa si trasforma in un’organizzazione non lucrativa di unità sociale (ONLUS) atta ad organizzare raccolte, eventi, manifestazioni, come un organismo qualsiasi. Bella la comunità se si anima di tanti eventi, bello l’oratorio se mette in campo manifestazioni per i più giovani e li aggrega, ma se manca Cristo saremo solo un centro sociale qualsiasi, ben funzionante, ma qualsiasi. Se non è Cristo a tenerci uniti tutto passa e resta il nulla, un po’ di entusiasmo iniziale che si rivela poi un fuoco di paglia e che presto si spegne. Se al contrario ci lasciamo radunare da Cristo, il poco o tanto che mettiamo in atto potrà farci vibrare il cuore, perché sentiamo viva la presenza di Cristo che raduna la sua Chiesa attorno a sé, come avvenne in quel giorno, quando Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:

«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio».

Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Non solo gli occhi, ma tutto noi stessi rivolgiamo al Signore, guardiamo a lui come il centro della nostra esistenza e la fonte di vita per la nostra Chiesa. Chiediamo allo Spirito di soffiare ancora nelle nostre comunità, perché ragazzi, adolescenti e giovani possano lasciarsi plasmare così da consacrare l’intera esistenza al Signore mediante l’unzione sacerdotale, per mettersi al servizio non di un’organizzazione efficiente, ma della Chiesa, che è corpo di Cristo, ricordando bene che senza Cristo non c’è Chiesa e senza i sacerdoti non può rendersi presente Cristo nei Sacramenti e senza i Sacramenti la Chiesa, con tutte le sue opere, verrà meno.

Interceda per noi don Bosco, che sin da piccolo ha desiderato diventare sacerdote per il bene della Chiesa, un bene che si è rivelato oltre ogni aspettativa nella sua santità di vita educativa tutta incentrata sul Signore, nostro unico Maestro e Salvatore. E chissà che la nostra Chiesa possa continuare a vivere, perché anche oggi in qualche ragazzo sia vivo lo stesso sogno dell’umile e grande don Bosco.