Risurrezione del Signore

Veglia Pasquale

16 aprile 2022

 

Quante pietre, quanti macigni, quanti sepolcri sigillati da delusioni, amarezze, contese e contrasti. Metterci una pietra sopra non è sempre la soluzione migliore anche se sembra la più facile. Le pietre diventano cumuli, i cumuli diventano montagne e sotto le montagne restano sepolti ricordi, emozioni e sentimenti. Non c’è dolore più grande che chiudere un sepolcro, ben sapendo che esso è segno di una realtà umana definitiva. Quante lacrime versate davanti ad un sepolcro, coscienti che esso non ci restituisce più persone che la vita ci ha fatto incontrare, amare e persino sopportare. Il sepolcro è per gli occhi dell’uomo il “per sempre” irremovibile. È così quando nella Chiesa si strappano legami, quando nella comunità si lacerano relazioni, quando nella vita privata si pone fine a ciò che di più bello possa esserci stato. Tuttavia c’è una domanda che squarcia il buio della notte e fa intravedere le prime luci del nuovo mattino: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto!».

Nell’avvicendarsi dei tempi e delle stagioni Dio continua a creare e ricreare il mondo, e in questo mistero non possiamo che vedere l’opera nuova della risurrezione: dall’inverno alla primavera, dal freddo al caldo, dal buio alla luce. Tutto questo non può che essere l’immagine dell’avvicendamento dalla morte alla vita, quella nuova, quella eterna. L’eternità è il nostro “per sempre” che ha bisogno di un cammino di conversione e di avvicendamento su questa terra.

Perché continuiamo a gettare pietre sui nostri sepolcri, quando Cristo Risorto li spalanca facendo rotolare via quei macigni che soffocano, chiudono in se stessi e nei propri orgogli, feriscono e uccidono? Se le donne accorse al sepolcro di primo mattino, all’alba del nuovo giorno, si domandavano che senso avesse tutto questo, chiediamoci anche noi che senso hanno i sepolcri che continuiamo a tenere sigillati? E come ci domandiamo che senso ha tutta la violenza che vediamo nel mondo, la morte di innocenti, specialmente bambini e anziani, la distruzione di città e territori, chiediamoci che senso hanno i nostri litigi, le nostre calunnie, le nostre divisioni? Anche noi non sapremo dare una risposta, perché tutto questo non ha senso. Non ha senso una Chiesa bombardata dai suoi stessi figli, non ha senso una comunità assediata dalle spaccature di chi non trova nel perdono vicendevole la risposta vera.

«Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: "Bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno"». Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. 

Andiamo, presto, usciamo anche noi questo da tempio con la gioia nel cuore, con il desiderio di risurrezione, con la volontà di lasciare che Dio rotoli via da noi quei macini che stanno trasformando in necropoli a cielo aperto la nostra vita, la nostra comunità, la Chiesa intera. Corriamo a dare la notizia a chi abbiamo sepolto nel tempo insieme ai ricordi più belli, perché l’avvicendarsi di questa notte trovi un’alba nuova di un giorno meraviglioso che non finirà mai.