VI di Pasqua

Domenica del Matrimonio

22 maggio 2022

 

All’inizio non è stato facile: anche nella Chiesa primitiva sorgevano dissapori, dissidi e qualcuno osava addirittura intervenire nella vita della comunità senza aver avuto nessun incarico, con la pretesa di sottrarre i fratelli per attirarli a sé, contro l’insegnamento degli Apostoli: «Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi. È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie. State bene!». Anche nella Chiesa primitiva: sì, perché come avvenivano allora, così avvengono anche oggi e sono avvenute anche nel passato queste diatribe. Agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene allora di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini di grande autorità tra i fratelli. E inviarono tramite loro questo scritto: «Gli apostoli e gli anziani, vostri fratelli, ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilìcia, che provengono dai pagani, salute!». Hai sentito bene, tu che ti chiami cristiano? Agli apostoli e agli anziani con tutta la Chiesa parve buona cosa scegliere coloro che dovevano essere inviati: è nella comunità che si cammina insieme, è stando nella Chiesa che si va verso la stessa direzione, è stando al passo con chi lo Spirito ha inviato come apostoli che si edifica la Comunità.

Gesù stesso, prima di tornare al Padre ci ha parlato dello Spirito: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace». Lo Spirito che il Signore ha effuso sulla Chiesa ci insegna ad essere perseveranti nell’ascolto della Parola del Signore, perseveranti nel praticarla, perseveranti nel lasciarci guidare da essa per vivere nella pace ed essere costruttori di pace nella comunità.

Anche al tempo di san Bernardino sorgevano non pochi dissidi e la pace veniva prontamente minata, per questo egli si rivolse ai suoi ascoltatori dicendo: “Chi è malevolo ben sa che la pace è utile e santa realtà, ma per malizia lo ignora. La pace germoglia invece in coloro che sono di Dio, perché essi volentieri si piegano alla Sua volontà e a ciò che comanda la santa Chiesa. Gesù sempre insegnò ai suoi discepoli ad usare la virtù della pace dicendo: Quando entrate in qualunque casa, dite come prima cosa: la pace regni in questa casa”.

La casa. Il dono della pace non può che essere coltivato innanzitutto nelle nostre case, nelle nostre famiglie. Il sacramento del Matrimonio stabilisce l’unità dei coniugi e questa unità, che da vita alla famiglia, non è altro che l’immagine della stessa unità e della pace che deve regnare nella Chiesa. Cristo sposo e la Chiesa sposa danno vita ai figli del Padre, alla famiglia dei credenti, a noi che siamo i cristiani. Certamente come nella famiglia, così anche nella comunità possono esserci dissapori: genitori e figli che non sempre si intendono, non sempre si capiscono, non sempre riescono a comunicare tra loro, così come tra moglie e marito può succedere che non sempre ci sia sintonia, ma non per questo la pace e l’amore non abitano in quella casa. Cristo risorto, nel Sacramento del Matrimonio, entra a far parte della vita dei coniugi, perché sia parte integrante di quella casa e perché genitori e figli possano lasciarsi sempre guidare dall’azione dello Spirito che suggerisce ai coniugi come comportarsi tra loro e con i figli e ai figli come lasciarsi guidare dai genitori. Lasciamo dunque che il Signore con la forza del suo Spirito agisca nel Matrimonio e la piccola Chiesa domestica sia immagine della Chiesa intera, dove regna la pace, la concordia e l’amore sincero. Le coppie che celebrano un anniversario importante di Matrimonio, come il 70° o il 50°, sono sicuramente un esempio di grande spessore per quelle più giovani e per tutta la comunità. Come fare a stare insieme una vita? Come fare ad essere così perseveranti? Sono convinto di poter trovare la risposta nell’azione stessa dello Spirito Santo.

Scriveva ancora san Bernardino, a proposito della vita matrimoniale: “Fai parte di quelle persone che servono Dio in questa vita e lo farai nell’altra, volendo amare Dio amando anche il prossimo per il suo amore? Fai bene. Hai in casa un infermo? Ti rendi conto di quanto bene fai dedicandoti a lui? Non lasciarlo solo per venire ad ascoltare la predica. Hai dei figlioli? Non privarli delle cure di cui necessitano per venire ad ascoltare la predica. Hai marito e figlioli che hanno bisogno della tua presenza? Non lasciarli per venire ad ascoltare la predica. Prima dedicati alle necessità della tua famiglia, e poi vieni alla predica, perché se tu non compissi il tuo dovere di madre di famiglia, io non potrei lodare la tua presenza qui, perché è giusto che tu ponderi i tuoi impegni”.

Queste parole rivolte ad una sposa non possono che essere un’allusione alla Madre Chiesa e quindi a tutti noi che ne facciamo parte: ciascuno per il suo ruolo, per i compiti affidatigli, per quanto può esercitare in essa. Sarebbe infatti inutile venire ad ascoltare la “predica” – come dice san Bernardino – se poi nella vita matrimoniale, familiare e comunitaria il nostro cuore è lontano dal Signore tanto da non mettere in pratica il suo Vangelo.

Lasciamo che lo Spirito ci insegni ogni cosa, lasciamoci e lasciatevi guidare, cari sposi, dalla sua grazia, perché possiamo e possiate essere perseveranti nell’amore, nella pace e nell’unità, tutti elementi, questi, che costituiscono una coppia, una famiglia, una comunità nella Chiesa intera.