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XIX del tempo ordinario C

7 agosto 2022

 

Per fede… Per fede… Per fede…

Abramo, Sara, i patriarchi: tutti sono passati dalla scena di questo mondo e cosa è rimasto di loro? Hanno obbedito a Dio, si sono fidati di Lui, hanno dato così vita a quella lunga discendenza che ha permesso al Figlio di Dio, fatto uomo per la nostra salvezza, di venire nel mondo. Personaggi che potrebbero entrare nel gruppo dei famosi, eppure non sembrano così conosciuti. Cosa è rimasto di loro?

Una volta, qualche decennio fa, per essere personaggi famosi bisognava andare in televisione e tutto il pubblico mediatico conosceva il personaggio in questione; in questo mondo, oggi, per essere qualcuno non è più necessario andare in televisione, ma è sufficiente sbarcare nel mondo virtuale dei social, avere molti followers, milioni di visualizzazioni, sparare le scemenze più assurde per conquistare quel ceto mediocre che vive a pane e stupidate e proprio quel ceto mediocre sembra essere sempre più in espansione, tanto da mettere in imbarazzo chi crede ancora nelle cose importanti della vita.

Proprio sui nuovi – ormai non più nuovi – mezzi di comunicazione, ma forse anche in qualche servizio televisivo, è girato per molte settimane e sta girando tutt’oggi con meno enfasi di qualche giorno fa, il volto di un addetto al servizio d’ordine di un concerto svoltosi in piazza Duomo a Milano di un cantante (se così bisogna per forza chiamarlo) il quale sbraitava parole volgari e a mio parere insensate, urlate da tutti i fans accorsi non solo per assistere a un penoso spettacolo, ma per immedesimarsi con colui che calcava il palco e aveva tra le mani un microfono. Ebbene, il volto di disapprovazione di quell’uomo mentre ascoltava le bestialità e le volgarità pronunciate da quel palcoscenico ha fatto il giro di tutta l’Italia e non solo, diventando, a mio parere, più famoso dello sbraitatore da strapazzo con la sua musica. Il problema è che l’uomo aveva ragione, ma il suo volto deluso è diventato motivo di sogghigni idioti di chi non si è posto la questione del perché disapprovasse, ma continuava e continua a pronunciare canzoni fatte solo di volgarità.

Questo è il nostro mondo: cosa rimane di quell’uomo? la smorfia. Cosa rimane di quei cantanti? la popolarità dettata non da una bravura canora, ma dalle espressioni becere e blasfeme che vengono pronunciate e che conquistano il mediocre ceto del popolo di oggi.

Cosa vogliamo? Che la fede di Abramo, di Sara, di Isacco, di Giacobbe e di tutti i patriarchi e profeti conquisti ancora il mondo di oggi? Sarebbe bello. Tuttavia sta a noi, che ci alimentiamo della Parola di Dio e ci nutriamo del Corpo del Cristo, rendere salda la nostra fede, non con smorfie o grandi raduni di piazza, ma più semplicemente nelle nostre famiglie, nelle nostre case, nelle nostre comunità, vivendo da cristiani più convinti per riportare il nostro mondo a ciò che ha senso, significato e vita, aiutando i più giovani a ragionare su ciò che conta e sostenendoli nella fede con l’esempio più che con le parole. Paolo VI, il cui anniversario di morte ricorre proprio in questi giorni, sosteneva che oggi è il tempo della testimonianza più che delle parole. Ma se nel nostro mondo abbiamo paura anche solo a fare una smorfia di disapprovazione, come potremo trasmettere ciò che conta? Non diventeremo famosi se testimonieremo la nostra fede, ma questa permetterà a chi ci sta accanto di diventare più uomo.

E perché questo avvenga abbiamo bisogno di avere un cuore pronto, ben preparato: l’incontro con il Signore che ci apre la porta dell’eternità può essere dietro l’angolo, ma anche l’incontro con Lui nelle vicende della vita è sempre alla portata di mano. Se il successo si costruisce e può anche essere un colpo di fortuna, facciamo in modo che questo mondo ci trovi pronti a portare Cristo nella storia, nel cuore delle persone. Perché questi rapper, o casinisti che siano, riescono a conquistare il pubblico mediocre in un batter d’occhio, mentre i cristiani sembrano retrocedere in uno sgabuzzino delle pulizie? Se loro hanno la forza di pronunciare parolacce e scemenze che oggi sono famose in radio o sui social e domani sono svanite nel vuoto, il Vangelo non ha un’incisività più grande, visto il suo plurimillenario annuncio?

A noi la scelta: per fede o per mediocrità.