XXIII del tempo ordinario C
4 settembre 2022
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo». Di fronte a un’espressione del genere l’interrogativo che il libro della Sapienza mette sulle nostre labbra sorge spontaneo: Quale uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il Signore? Sembra infatti che il Signore Dio ci chieda di rinunciare agli affetti più cari e questo per noi, comuni mortali, è troppo. Forse il Signore non ci chiede di rinunciare, eppure dice: «Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
Vorremmo essere discepoli del Signore, ma non comprendiamo i suoi pensieri; ci chiede di amare il nostro prossimo e sostiene che solo amando lui più di chiunque altro potremo essere veramente discepoli: tutto questo sembra una contraddizione. Poi ci si mette anche Paolo che parla all’amico e discepolo Filemone e gli chiede di accogliere Onesimo non come schiavo ma come fratello, lui che mi sta tanto a cuore – sottolinea l’apostolo –.
Restiamo spaesati e ci chiediamo: «Cosa dobbiamo fare per essere discepoli senza rinunciare agli affetti più cari? Cosa dobbiamo fare per capire la mentalità di Dio?».
La risposta alle nostre domande la troviamo sempre e solo nella Parola che il Signore ci offre. Se siamo attenti il Signore non ci chiede di rinunciare ai nostri affetti più cari e San Paolo non cade in contraddizione con il Vangelo del Signore: Cristo non ci chiede di staccarci dai nostri affetti, ma dai nostri beni materiali. Non possiamo infatti paragonare i nostri averi alla persone, diversamente cadremmo in un possedimento che ci porta a trattare gli altri, i nostri affetti, come cose da trattenere e non come persone da amare. Paolo questo lo ha scritto bene: Avrei voluto tenerlo con me perché mi assistesse al posto tuo, ora che sono in catene per il Vangelo. Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo, in primo luogo per me, ma ancora più per te, sia come uomo sia come fratello nel Signore. Paolo non trattiene a sé colui che ha generato alla fede mentre era nelle catene, ma lo affida a Filemone, perché possa portare a compimento il disegno che Dio ha su di lui. In questo consiste la mentalità di Cristo: se vogliamo amare le persone che ci sono care è indispensabile amare il Signore più di ogni altro, perché solo da Lui impariamo ad amare veramente e comprenderemo che l’amore per i fratelli non è vero se non è secondo la logica di Dio, che ci porta a donarci gli uni agli altri con uno stile incondizionato.
Per comprendere queste parole basterebbe andare col pensiero sulla spiaggia del mare: quante volte abbiamo raccolto sulla mano la sabbia e l’abbiamo stretta a pugno accorgendoci che più la mano si chiudeva e più la sabbia sfuggiva; da qui il famoso detto: chi troppo vuole, nulla stringe.
Chi avrebbe conosciuto il tuo volere,
se tu non gli avessi dato la sapienza
e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?
Capiamo bene che solo con l’aiuto dello Spirito santo che Dio dona in abbondanza ai suoi figli la Sapienza di Dio entra nella vita dell’uomo e permette di comprendere quelle cose che alla mente umana risultano essere incomprensibili, intendendo che se non amiamo il Signore prima di ogni altra creatura, non riusciremo mai ad amare veramente i nostri cari e le persone a cui teniamo di più, perché il nostro diventerà solo un possederle e si sa che chi troppo vuole, nulla stringe.
Quanto sono vere queste parole e quanto è difficile mettere in pratica ciò che il Signore ci ha detto: a volte siamo presi da un amore talmente grande che non ci permette di essere liberi e di lasciare liberi finendo con lo strozzarci a vicenda. L’amore incondizionato è vero perché è senza condizioni e a volte nella vita abbiamo bisogno di fare esperienza di mani rimaste vuote per comprendere che abbiamo stretto troppo.
Che il Signore ci doni la grazia di fare esperienza del suo amore, per imparare ad amarci gli uni gli altri con amore autentico, senza condizioni, come Lui ci ama, per comprendere il suo disegno su di noi e su chi amiamo veramente.
Con il salmista preghiamo:
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda.