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II di Avvento A

4 dicembre 2016

Cosa accomuna il Precursore con Isaia? Entrambi sono quella voce di uno che che grida nel deserto: preparate la via al Signore, raddrizzate i suoi sentieri. Questa voce, riferita a Isaia prima e a Giovanni Battista poi, non è altro che la voce del profeta che annuncia la conversione dei peccati per accogliere il Messia che deve venire nel mondo. Infatti: cosa significa “raddrizzate i sentieri” se non “convertitevi, perché il regno di Dio è vicino”? E cosa significa che il regno di Dio è vicino se non che il Messia tanto atteso e sospirato è presente nel mondo? Ecco dunque cosa accomuna Isaia col Battista: entrambi sono profeti e voce di quella Parola che senza la voce di chi la proclama sarebbe muta, così come la voce senza la Parola sarebbe inutile. Voce e Parola sono dunque un tutt’uno: la Parola di Dio, fatta carne in Cristo Gesù ha bisogno della voce del profeta per essere annunciata al mondo, ma nello stesso momento la voce del profeta ha bisogno della Parola di Dio per non essere un suono inutile. E cosa annuncia questa voce? Sì la conversione dal peccato, sì la presenza del Messia nel mondo, ma anche la venuta del Messia a giudicare la terra. Non un Messia potente, come lo credevano i due delusi che stavano tornando da Gerusalemme ad Emmaus, bensì un germoglio che spunta dal tronco secco di un albero che, tuttavia, verrà a giudicare il mondo con la potenza della sua parola percuotendo il violento e uccidendo l’empio. Quando verrà a giudicare il mondo infatti, giudicherà ciascuno con la sua parola e chiederà conto a tutti quanto abbiamo messo in pratica la sua parola e quanto l’abbiamo trasformata in buoni frutti. Sul Messia che il profeta annuncia si è posato lo Spirito del Signore, Spirito di sapienza, di fortezza, di intelletto, di conoscenza e del timore del Signore. È grazie a questo stesso spirito che tutti siamo costituiti profeti e annunciatori di quella Parola contenuta nelle Scritture: tutti siamo chiamati infatti ad essere profeti che indicano la retta via, la strada giusta da seguire; profeti che indicano la conversione del cuore e il perdono dei peccati; tutti siamo chiamati ad annunciare la Parola di Dio, perché a tutti sia data la possibilità di essere trovati degni della beatitudine eterna quando tornerà il Messia. Sì, è già venuto il Messia: egli è quel germoglio delicato della radice di Iesse del quale parla Isaia riferendosi a Gesù Cristo; ma nello stesso tempo aggiunge: in quel giorno avverrà che la radice di Iesse si leverà a vessillo per i popoli. Le nazioni la cercheranno con ansia. La sua dimora sarà gloriosa, riferendosi chiaramente al giorno in cui Cristo, il Messia, tornerà glorioso a giudicare il mondo. Fin qui abbiamo preso in considerazione il profeta e il suo compito. Ma oggi chi ha compito del profeta? Chi sono i profeti di oggi? Certamente tutti in virtù del Battesimo siamo costituiti profeti, ma chi in particolare svolge questo compito così importante? Ci sono profeti tra noi che ci annunciano la presenza di Cristo nella nostra vita, ce lo fanno conoscere attraverso l’annuncio della sua Parola, ci parlano di Lui e del suo Spirito che ci rende tutti annunciatori delle Scritture e ci aiuta a vivere nella giustizia e nella rettitudine per essere a sua immagine e somiglianza. Compito di annunciatore instancabile della Parola di Dio è proprio del sacerdote e del catechista che con lui collabora perché il Vangelo sia conosciuto fin dall’infanzia. Ed è un compito arduo, quello del catechista, soprattutto quando si trova solo perché la famiglia non è interessata all’educazione cristiana del fanciullo o il ragazzo stesso dimostra indifferenza nell’accogliere l’annuncio della Parola di Dio. Per questo le nostre parole richiedono uno sforzo: occorre chiedere “scusa” al Signore e ai suoi profeti di oggi; questo porta a riconoscere di non aver accolto un dono prezioso, quale è la sua Parola, e riconoscere di non aver sempre dimostrato interesse per l’impegnativo e non sempre soddisfacente compito del catechista, che con passione si prodiga perché ai più piccoli, ai giovani, alle famiglie stesse possa giungere la Buona Notizia di Gesù Cristo, il Messia, Parola di Dio fatta carne. I catechisti quindi, come i profeti di allora, non devono stancarsi mai di annunciare il Signore, anche di fronte alle delusioni; i ragazzi, d’altro canto, riconoscendo la non sempre attenzione, si impegnino ad una maggiore partecipazione interessata alla catechesi; i genitori si prendano a cuore l’educazione cristiana dei figli e collaborino con i catechisti e i sacerdoti; ma quando questo avverrà? Quanti genitori al giorno d’oggi si interessano di quanto i figli hanno vissuto nell’incontro di catechesi? Si interessano della scuola, dei voti, delle eventuali note, oppure della partita del pallone tanto da essere anche a bordo campo degli invadenti allucinanti, ma quando mai chiedono come è andato l’incontro di catechesi e quando si interessano di quanto è stato svolto nell’incontro? Ma anche gli adulti non devono sottovalutare la catechesi: non smettano mai di formarsi attraverso la catechesi e la predicazione che viene loro offerta, per non sentirsi arrivati alla piena conoscenza di Cristo, che avverrà solo quando saremo con lui. Fino ad allora lasciamoci interpellare dalle Scritture, via maestra per conoscere Cristo per non farci trovare impreparati alla sua venuta, o peggio ancora giudicati malvagi perché non abbiamo messo in pratica i suoi insegnamenti. Allora, secondo me, non basterà chiedere semplicemente: «Scusa»!