Stampa

Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria

8 dicembre 2022

 

Facile per Maria credere in Dio: concepita senza peccato originale, figuriamoci se per lei non era semplice avere fede in Colui che l’ha preservata per singolare privilegio dalla colpa originaria.

Se del suo immacolato concepimento non ci parla alcun Vangelo, nemmeno apocrifo, penso per motivi abbastanza ovvi, la Chiesa lo ha dichiarato dogma, cioè atto di fede nel quale credere senza porre condizioni. Questo è già più difficile da accettare per noi comuni mortali che nella vita cerchiamo sempre delle prove empiriche e scientifiche di tutto.

L’avrà saputo Maria di essere senza macchia di peccato originale? Come avrà vissuto la sua fede in Dio? Cosa avrà pensato?

Se pensiamo che la fede di Maria sia misurabile nel suo abbandono totale alla volontà di Dio mediante il suo «Eccomi» non siamo fuori strada, ma non è l’unico metro di misura: penso che la fede di Maria sia più tangibile nel suo turbamento di fronte all’annuncio dell’angelo Gabriele che non nel suo «Fiat»; è infatti facile credere nella buona sorte, un po’ di meno in quella ostile, così come è più facile credere quando tutto è chiaro che non quando tutto è confuso. Per Maria nulla era chiaro, soprattutto la richiesta di Dio nell’essere la madre del Salvatore.

Sono sempre più convinto che invochiamo Maria come nostra madre per le diverse vicissitudini della vita, soprattutto per quelle più tristi e sofferte, ma in realtà la sentiamo tanto distante dalla nostra condizione umana, la pensiamo troppo divina e così diversa da noi, irraggiungibile, inimitabile. Ma allora perché la invochiamo? Perché eleviamo a lei preghiere? Perché la supplichiamo? E soprattutto cosa le diciamo? Proviamo a riflettere.

Ave, o Maria, piena di grazia: sì, è ricolma di grazia Maria, perché il Signore l’ha riempita della sua grazia. Questo farà con noi il Signore ogni volta che apriamo il nostro cuore alla preghiera, ogni volta che mediante la preghiera alimenteremo la nostra fede in Lui che entra nella nostra vita riempiendola della sua grazia, come ha fatto con con Maria. Abbiamo bisogno di pregare, di imparare a pregare, perché la grazia di Dio operi e sia anima della missione, della carità, dell’impegno a vivere nel mondo, per il mondo, senza diventare sale insipido, presenza insignificante. (Mario Delpini, Kyrie Alleluia Amen, proposta pastorale per l’anno 2022-2023)

Il Signore è con te: non può che essere così, perché il Signore non abbandona mai i suoi figli. Il Signore è con Maria, come lo è con noi, sempre, sia che gli spalanchiamo il nostro cuore, sia che gli voltiamo le spalle. Detta così la questione, sembra proprio che avere un rapporto col Signore mediante la fede o non averlo non cambi molto, tanto lui è sempre con noi. Non è proprio così, infatti abbiamo bisogno di pregare, di metterci alla presenza del Signore per ascoltare la sua Parola, aprirci al dono del suo Spirito, entrare con confidente abbandono in comunione con il Padre. Se non ci raduniamo perseveranti e concordi nella preghiera insieme a Maria (cfr. At 1,14), non ci è possibile ricevere il dono dello Spirito. (ibidem)

Tu sei benedetta fra le donne: fortunata più di tutte per aver portato in grembo e dato alla luce Gesù, il Figlio di Dio? Fortunata perché avere per figlio il figlio stesso di Dio è caparra di sicurezza? No. Gesù stesso ce l’ha detto: «Beati coloro che ascoltano la mia voce e la mettono in pratica, perché essi sono per me fratello, sorella e madre». Allora possiamo dirci beati anche noi, perché ascoltiamo la parola del Signore, generandola in noi, e compiendo così la sua volontà, partoriamo la sua parola rendendola carne mediante opere buone che vengono da Lui, Sorgente di ogni bene. Perché allora non attingere a questa Sorgente mediante la preghiera? Abbiamo bisogno di pregare per attingere ogni giorno, insieme e personalmente, a un principio di pace e di fortezza. È un bisogno presente in tutte le culture e in tutte le epoche. «Senza la preghiera sarei impazzito più volte» scriveva Gandhi. Forse qualche aspetto del disagio sociale, delle patologie che affliggono tante persone, in questa stentata e lenta uscita dalla pandemia, ha una radice anche nel fatto che la nostra società ha censurato la preghiera, dichiarandone l’inutilità e confinandola in un privato eventuale e quasi imbarazzante. (ibidem)

E benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Benedetto Colui che viene nel nome del Signore, benedetto è colui che Maria ha portato in grembo e dato alla luce, benedetti noi che siamo benedetti da colui che è il Benedetto del Padre e benedetti noi perché siamo chiamati a seguirlo come nostro maestro e modello di vita. Perché il mondo non se ne accorge? Perché non ce ne accorgiamo? Perché lo proclamiamo benedetto e non lo benediciamo con la nostra preghiera? Abbiamo bisogno di riflettere sulla preghiera per comprendere il significato, l’importanza, la pratica cristiana, in obbedienza a Gesù nostro Signore, modello e maestro di preghiera: è una pratica troppo trascurata da molti, vissuta talora come inerzia e adempimento, più che come la necessità della vita cristiana, cioè della vita vissuta in comunione con Gesù, irrinunciabile come l’aria per i polmoni. (ibidem)

Quanta fede concentrata in poche espressioni, quanta fede raccolta in poche parole che la tradizione ci ha tramandato attingendo dal Vangelo, quanta fede ci avvicina sempre più al Signore mediante la figura di Maria, nostra madre, nostra sorella, discepola come noi. Quanta fede da imparare, da vivere, da trasmettere.

Allora: Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Amen.