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IV di Avvento A

18 dicembre 2022

 

«Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio», dice il Signore al Re Acaz, ma egli si rifiuta: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore». Perché rifiutare di chiedere un segno? Perché rifiutare un aiuto dal Signore? Sarebbe un po’ come rifiutarsi di chiedere spiegazioni all’insegnante quando l’argomento non è chiaro. Spesso questo accade per due motivi: o per vergogna di fare brutta figura davanti agli insegnanti e alla classe o perché si ha la pretesa di capire da soli.

Capire, comprendere, apprendere: non è cosa scontata, perché non sempre si è portati a capire tutto e subito; a volte occorre l’umiltà di saper chiedere. Certamente il Signore non apprezza la risposta di Acaz, perché, conoscendo il suo cuore, sa bene che il re, più che non voler tentare il Signore, ha la pretesa di agire di testa sua, senza consultarsi con Dio.

L’esatto contrario di Acaz è Giuseppe: egli si trova in una situazione molto delicata. Infatti la sua futura sposa attende un figlio, da Dio, sì, ma chi le avrebbe creduto? L’avrebbero scambiata per una poco di buono, addirittura potevano, per legge, lapidarla. Giuseppe, uomo discreto e sensibile, decide di lasciarla in segreto, senza clamore, come è il suo stile. Se di altri santi conserviamo e meditiamo parole, discorsi o scritti, di Giuseppe non custodiamo alcuna parola. Egli è l’uomo giusto di cui parla la Scrittura, è l’uomo attento, delicato. Giuseppe non chiede a Dio un segno e non vuole mettere alla prova Dio, ma cerca di apprendere la sua volontà.

Comprendere, apprendere: hanno la stessa radice che si affonda in una presa; Giuseppe non si limita a conoscere i dati dei fatti e nemmeno a pretendere spiegazioni da Maria. Vuole molto di più. Se possiamo fare un paragone, dovremmo dire che Giuseppe si mette alla scuola di Dio non con la superbia di chi pensa di sapere già tutto e di non avere bisogno di ulteriori spiegazioni – come fece il re Acaz – ma desidera apprendere il progetto di Dio fino in fondo. Certamente l’aiuto dell’angelo Gabriele lo rassicura e gli fornisce spiegazioni e direttive che lo facilitano nella sua scelta. Questo avviene anche nella relazione tra studente e insegnante: per imparare abbiamo bisogno di chi spiega, di chi consiglia, di chi rispiega e chi da direttive. Non basta ascoltare e passare l’interrogazione con un risultato positivo o sbalorditivo: occorre apprendere, cioè prendere con sé, calare dentro la mente ciò che si è ascoltato con le orecchie.

Stare al banco di scuola è un esercizio quanto mai faticoso, perché l’arte di apprendere, di imparare, non è semplice, soprattutto quando l’inclinazione di ciascuno è quella di conoscere e sapere già tutto della propria vita con la presunzione a volte di sapere già tutto di quella degli altri. Ciò che non conosciamo e che dovremmo imparare ad approfondire è il disegno di Dio, la sua volontà, come ha fatto Giuseppe. E allora non ci resta che sederci sui banchi della chiesa o in un angolo di casa per restare davanti al Signore, per capire e comprendere la sua volontà, imparando a viverla. La preghiera diventa certamente uno strumento quanto mai efficace; chissà quante preghiere avrà elevato a Dio il povero Giuseppe e chissà quante ore avrà trascorso a guardare il cielo cercando di capire il da farsi.

Troviamo tempo per stare in chiesa, seduti su un banco, davanti al Signore; troviamo il tempo per raccoglierci alla sua presenza anche nelle nostre case, da soli o con i familiari. Sarà come stare a scuola, per apprendere dal Maestro per eccellenza ciò che di buono suggerisce al nostro cuore, anche se tante volte non lo capiamo o non siamo d’accordo. Fatti, esperienze, relazioni: possono essere giuste o sbagliate, corrette o meno, possono portarci a fare le scelte adeguate, ma possono anche farci commettere gravi errori. Apprendere è un’arte e Dio è l’artista che ci aiuta a far sì che la nostra vita possa essere un’opera di grande livello: non lasciamoci scappare le occasioni per metterci alla sua presenza, sull’esempio di Giuseppe, e allora apprenderemo sempre più non solo la storia dei popoli, la geografia delle nazioni, il linguaggio corrente, la matematica e le scienze, ma rivisiteremo la nostra storia, prenderemo la giusta direzione e sapremo fare scelte sagge il cui livello sarà ben più alto di un eccellente voto scolastico con tanto di lode; non calcoleremo cosa ci guadagniamo pregando o partecipando alla Messa, ma constateremo che la nostra fede e il nostro legame saldo e sicuro con il Signore saranno ciò che di più bello avremo assimilato stando seduti al banco, anche dove siamo ora, imparando a pregare e apprendendo la sua volontà.