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Epifania

6 gennaio 2023

 

Il mistero che celebriamo della nascita di Cristo non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito. Così l’apostolo Paolo ci scrive, aiutandoci a comprendere che ogni mistero della fede che professiamo ci è fatto conoscere dallo Spirito di Dio che illumina le nostre menti. Nella professione di fede noi pronunciamo:

Credo nello Spirito Santo, che è Signore e da la vita,

e procede dal Padre e dal Figlio

e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato

e ha parlato per mezzo dei profeti.

Lo Spirito parla a noi che siamo chiamati a diventare gli apostoli e i profeti di oggi, in grado di testimoniare a tutti il dono della fede ricevuta, capaci di trasmettere il mistero di un Dio che si è fatto uomo per condividere con l’uomo la sua divinità. Lo Spirito parla e agisce in noi perché possiamo imparare a pregare, ben sapendo che è lo stesso Spirito a pregare in noi e a suggerirci di chiedere ciò di cui abbiamo veramente bisogno.

Tuttavia ci è dato di conoscere la rivelazione di Dio anche attraverso la nostra capacità intellettiva. Guardiamo ai Magi: essi erano grandi studiosi delle stelle e in questa congettura astrale, quale la cometa, hanno interpretato l’avvento di quel Re che stavano cercando, quel Re che i tempi antichi e gli antichi padri stavano aspettando. Non è stato però sufficiente per loro, che non conoscevano Dio, basarsi solo sulle conoscenze astrali: hanno dovuto ricorrere alla Scrittura attraverso gli scribi, grandi conoscitori della Parola di Dio. Così, riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, [Erode] si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”». Questo ci aiuta a capire che non sono gli oroscopi, ai quali molte persone si affidano ogni giorno, a darci la direzione giusta, ma lo studio attento della Parola di Dio.

Attraverso la preghiera quotidiana (ed è piuttosto singolare che molti non scelgano la preghiera, ma l’oroscopo quotidiano), fondandoci sullo studio e sulla meditazione della Parola di Dio, permetteremo al Signore, mediante il suo Spirito, di indicarci la via giusta da seguire, le scelte più opportune da fare; solo imparando a pregare studiando ciò che ci rivela il Signore e non cosa dicono le stelle, noi vedremo quella Stella che conduce la nostra esistenza a compiere il giusto passo, a prendere la giusta strada, a seguire il giusto cammino e quella Stella ha un nome: Parola di Dio.

La conoscenza dei Magi era limitata a ciò che avevano studiato, ovvero le costellazioni, mentre la nostra fede ci permette di vedere in Cristo la nostra guida, il nostro Maestro, Colui che ci aiuta, mediante lo studio della sua Parola, a vivere intensamente quella vita che Dio ci ha donato.

Essi vanno da Cristo per offrire in dono l’oro al grande Re, la mirra a colui che – senza saperlo – sarebbe morto per la nostra salvezza e l’incenso al Dio-Bambino. Noi, invece, gli offriamo il nostro cuore perché, ricolmo della sua Parola, dei suoi insegnamenti, possa ogni giorno imparare attraverso la preghiera, la buona via da seguire. Essi, i Magi, vennero per una strada, quella indicata dalla stella, e se ne tornarono attraverso un’altra, per non rivelare a Erode dove fosse quel Bambino che cercava di uccidere per paura di essere deturpato del trono regale. Che strada avranno fatto i Magi per tornare alle loro case? Che indicazioni avranno seguito se la stella, giunta al traguardo, sopra Betlemme si era fermata? Che carta avranno consultato per non perdersi?

Domande quanto mai simboliche per dire a noi stessi che i Magi non avevano più bisogno di una guida astrale, perché Cristo, che avevano conosciuto mediante le Scritture, sarebbe stato per sempre la loro guida e non avevano più bisogno di indicazioni esterne, perché il Dio-Bambino che avevano incontrato avrebbe segnato per sempre il loro cammino, quello della fede.

Impariamo a pregare attraverso la Scrittura: questo esercizio si chiama Lectio Divina. È una forma in uso non solo presso i monaci o i religiosi, ma ormai in tutto il popolo santo di Dio: si tratta di leggere una pagina del Vangelo o della Bibbia e chiedersi nel profondo del cuore come quella parola interpella la mia vita. Non serviranno studi teologici o biblici, ma solo la volontà di mettersi alla scuola di Cristo. Abbiamo tanti strumenti per farlo, tanti commenti che ci aiutano ad entrare nel testo biblico: a noi occorre solo quella fede che ci spinga ad aprire il libro della Parola di Dio per “studiarla”, ovvero per lasciarla parlare alla nostra esistenza. E se i ragazzi preferiscono la vacanza al tornare a scuola tra pochi giorni, non lasciamoci prendere dalla pigrizia per quanto riguarda la nostra fede: impariamo a pregare studiando la Bibbia e il nostro Maestro, Cristo, attraverso lo Spirito, ci insegnerà la via da seguire ogni giorno e come i Magi diventeremo testimoni e missionari di una fede che Dio ci ha donato e che a nostra volta doneremo anche a chi percorrerà le nostre strade quotidianamente.