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V del tempo ordinario A

5 febbraio 2023

 

24 gennaio 1623. 400 anni fa, veniva traslato il corpo di San Francesco di Sales da Lione ad Annecy, città della Savoia della quale era stato un venerato vescovo, dopo la sua morte sopraggiunta il 28 dicembre 1622. Egli scriveva: “Ecco la regola generale della nostra obbedienza: Bisogna fare tutto per amore e nulla per forza. Bisogna piuttosto amare l’obbedienza che temere la disobbedienza… Vi lascio lo spirito di libertà, quello che esclude la costrizione, lo scrupolo e l’agitazione”.

Nulla per forza, tutto per amore: queste parole si sono talmente scolpite nell’animo di don Bosco che, fondando l’oratorio, volle chiamare “salesiani” i preti che avrebbero portato avanti la sua opera, rendendo onore e omaggio a questo grande vescovo sabaudo. Questa regola, “farò tutto per amore”, l’applicò in prima persona a se stesso: egli non si sentì obbligato a raccogliere i figli della Torino industrializzata e molti dei quali poveri, delinquenti e senza alcun valore, ma lo fece solo ed esclusivamente per amore. Per amore insegnava loro le bellezze della vita, per amore testimoniava la sua fede, per amore insegnava loro le preghiere e ad abbandonare la bestemmia, per amore donava loro una dignità perduta con i reati attraverso un nuovo impiego e una nuova famiglia: l’oratorio.

Per amore verso il Signore e per la grande fede in Lui, don Bosco ha saputo trasformare il grigiore del capoluogo piemontese in una città ricca dei colori della fede: felicità, fedeltà, santità, fecondità e bontà. Questi colori non si trovano in alcuna cartoleria, ma solo aprendoci al Signore che li pone tra le nostre mani per rendere vivo, vivace e vivente questo nostro mondo con i colori che lo Spirito ci suggerisce, un mondo così impregnato di non senso, di apatia, di scempiaggini. Non è forse quanto Gesù ci dice nel Vangelo oggi? «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa».

Colorare il mondo con il giallo della felicità non significa essere contenti, cioè accontentarsi, ma felici, per vivere pienamente ogni momento della vita in modo vero, autentico, accogliendo ciò il Signore ci dona di vivere; per questo aprendo gli occhi alla giornata e chiudendoli a sera noi preghiamo: Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questa notte o in questo giorno. E poi, via via, gli affidiamo la giornata che abbiamo davanti perché ogni avvenimento possiamo viverlo secondo la sua volontà e lontani dal pericolo del male, oppure a sera chiediamo perdono dei peccati commessi e gli consegniamo le opere di bene compiute.

Colorare il mondo con il verde della fedeltà significa lodare Dio ogni giorno, con perseveranza e costanza per tutto quanto riceviamo, nel bene e nel male, perché ogni momento, bello o brutto che sia, ci permetta di crescere nella fede in colui che mai ci abbandona; per questo preghiamo dicendo: Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito santo. Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli.

Colorare il mondo con il blu ci richiama il cielo, nostra meta, là dove Dio ci aspetta per farci vivere la beatitudine della santità alla quale tutti aspiriamo, anche senza accorgercene. E sulle nostre strade Dio stesso pone il suo angelo perché ci accompagni, come del resto pone tante persone, genitori ed educatori che, come custodi, ci conducono nella vita alle cose più belle e ci aiutano a mettere in pratica gli insegnamenti più validi. Allora non possiamo che aprire le labbra per dire: Angelo di Dio, che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste.

Colorare il mondo con il marrone, che è il colore della terra, vuol dire far sì che la nostra vita, e in particolar modo il nostro cuore, sia come un terreno ben arato e ben vangato per accogliere il seme della Parola di Dio e attraverso la cura della preghiera possa portare in noi buoni frutti di vita cristiana, quasi a poter dire che come la Madonna generò il Salvatore, così ogni giorno anche noi possiamo essere fecondi generando Cristo nel vivere la nostra vita in pienezza, come Lui desidera per noi. A Maria, madre Ausiliatrice, innalziamo la nostra preghiera: Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso, e nell'ora della nostra morte.

Colorare il mondo con il rosso, il colore dell’amore e della bontà, ci impegna ad essere cristiani che sanno amare, che non pensano solo a se stessi, ma a tutti coloro che incontrano o hanno incontrato nel cammino. È il colore del sangue, che spesso ci inorridisce e che troviamo nelle ferite di chi ci sta accanto: non possiamo passare oltre, non possiamo far finta di niente, non possiamo nella fede chiamarci fratelli e poi ignorarci a vicenda. È il colore della gratitudine verso chi ci ha preceduto, verso le persone care che non possiamo dimenticare, soprattutto quando hanno educato la nostra vita: per questo la preghiera non è solo per noi o per i vivi, ma anche per coloro che ci hanno trasmesso vita, fede e valori importanti. La nostra bontà è anche per loro, per questo preghiamo ogni giorno dicendo: L'eterno riposo dona loro, o Signore, e splenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace.

Farò tutto per amore, si disse don Bosco. Anche noi, raccogliendo l’invito di Gesù che ci ha detto: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli», coloriamo con la nostra fede e con la preghiera questo mondo per amore e non per un senso del dovere; insegniamo a pregare bene e sempre per amore e per il bisogno che sentiamo dentro di noi, perché sarà la nostra fede e la nostra vita pienamente vissuta a salvarci dal grigiore sempre più dilagante.

A te, che sei sceso in questa nostra chiesa dal colle del nostro oratorio, chiedo con insistenza: Don Bosco ritorna tra i giovani ancora, non lo sanno, non lo ammettono forse, ma ti chiamano e ti cercano, frementi di gioia e di amore. Sì don Bosco, insegnaci a pregare, perché di questo abbiamo bisogno; insegnaci a fare tutto per amore. Amen.