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Battesimo del Signore A

8 gennaio 2016

Dopo aver adorato con i Magi il bambino adagiato nella culla di Betlemme, oggi contempliamo l’uomo Gesù immerso nelle acque del fiume Giordano. Egli va dal Battista per consacrare quelle acque che erano solo segno di purificazione, perché diventassero segno di salvezza. Egli, senza peccato, si immerge come ogni peccatore non perché bisognoso di purificazione, ma perché inviato dal Padre a purificare attraverso le acque del Battesimo i cuori dell’uomo, fragile peccatore. Egli è colui del quale parla il Signore attraverso il profeta Isaia nelle sacre Scritture: «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni». Il Figlio diviene servo, perché nell’umiltà della carne mortale, attraverso l’immersione nelle acque del battesimo, prefigurasse l’immersione nelle profondità della terra e con l’emersione da quel fiume anticipasse la vita nuova nella sua risurrezione. Egli è il servo umile che si abbassa nelle profondità della terra per riportare l’uomo allo splendore delle sue prime origini, quando il peccato non aveva ancora preso il sopravvento sulla terra. Egli è il servo che «non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità», dice ancora il Signore Dio per bocca del profeta. E chi è questo servo se non il Cristo che sulla croce non farà udire la sua voce, ma nel silenzio della morte porterà l’uomo a risorgere con lui alla vita eterna. E proprio mentre Giovanni obietta l’abbassarsi di Cristo nelle acque per ricevere il battesimo della penitenza, Gesù risponde: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Di quale giustizia parla? Non sta parlando forse di quella giustizia che troverà compimento sulla croce, quando lasciando fare ai suoi uccisori, renderà giusto anche l’uomo iniquo attraverso la sua morte e la sua risurrezione? E quell’acqua nella quale si immerge non è un anticipo di quella che, insieme al sangue, scaturirà dal suo costato, divenendo un fiume di grazia per l’uomo che ha smarrito la grazia di Dio a causa del peccato? Cristo è il figlio del quale il Padre si compiace, è colui che è venuto a instaurare tempi nuovi. È l’uomo che attraverso la natura umana vuole riportare l’uomo a Dio. È il servo che obbedendo al comando di Dio dona la libertà all’uomo dal peccato e dalla morte. Questo è il mistero che Gesù ha voluto manifestare nel suo battesimo; questo è il mistero che celebriamo nel battesimo divenuto sacramento per la nostra salvezza. Infatti, in Cristo anche noi ci immergiamo nelle acque per entrare a far parte di quegli eletti di cui parla ancora la Scrittura per mezzo di Isaia, perché anche noi nel Figlio, siamo eletti alla stessa sorte, quella della gloria che ci attende dopo la morte attraverso la risurrezione. Non passiamo così facilmente su un segno sacro così importante quale è il nostro battesimo. Se crediamo infatti in Gesù Cristo, Figlio di Dio, nato dalla Vergine Maria, crediamo che egli è colui che per virtù del Battesimo ci ha donato la grazia di morire al peccato per risorgere a vita nuova. Non facciamo del Battesimo un semplice segno di tradizione, ma contempliamo in esso la volontà di Dio di darci una vita nuova, al di là della vita terrena e mortale. “Se siamo morti con Cristo – scrive san Paolo nella lettera ai Romani – crediamo pure che vivremo con lui, sapendo che Cristo, risuscitato dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Poiché il suo morire fu un morire al peccato, una volta per sempre; ma il suo vivere è un vivere a Dio. Così anche voi fate conto di essere morti al peccato, ma viventi a Dio, in Cristo Gesù”. Immergiamoci oggi e sempre nelle acque santificate dal Signore, per morire ogni giorno al peccato e risorgere in Cristo a vita nuova. Contempliamo i cieli aperti e ascoltiamo la voce del Padre che nel Figlio si è donato a noi, perché noi potessimo tornare a Lui. Accogliamo il mistero di grazia che ci ha donato, perché anche in noi, mediante le acque battesimali, potesse germogliare quel seme di eternità che da sempre ha posto in noi.