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II del tempo ordinario A

15 gennaio 2017

«Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo», dice Giovanni Battista, che aveva detto: «Io sono Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via al Signore, raddrizzate i suoi sentieri». E ancora. È colui che disse: «Dopo di me viene uno che è più importante di me. Io vi battezzo con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo». E oggi abbiamo udito che dice: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba e posarsi su di lui». Questa è la testimonianza di Giovanni Battista, è la testimonianza di colui che ha visto e ha proclamato. Cosa significa infatti testimoniare se non “metterci la testa”, “attestare”? Giovanni Battista ci mostra l’Agnello della nuova alleanza che prende su di sé il peccato del mondo e con il suo sangue, cioè con la sua morte, lava le nostre colpe e ci rende giusti davanti a Dio. È l’Agnello che viene immolato a Dio, non come faceva l’antico popolo dell’alleanza per ricordare la pasqua ebraica nella quale, prima del passaggio del Mar Rosso, Dio colpì i primogeniti d’Egitto, chiedendo a Mosè di segnare con il sangue di un agnello l’architrave delle porte delle case degli ebrei, per cui, vedendo quel sangue, sarebbe passato oltre. No. Cristo è l’Agnello che prende su di sé la nostra fragilità umana, si lascia immolare sull’altare della croce per sterminare il peccato e liberarci dalla schiavitù della morte. E Giovanni Battista questo lo sapeva bene. Ce lo ha indicato perché potessimo guardare a lui come il nostro vero liberatore, come colui che non lascia pesare su di noi la spada della morte, ma attraverso la lancia che trafiggerà il suo costato, sconfiggerà la morte e nella sua risurrezione avessimo ancora la speranza non di una Terra promessa, ma la promessa della nuova vita, quella eterna. Giovanni testimonia, anzi, sarà proprio a consegnare il testimone a Cristo. Sì, perché proprio mentre Cristo inizia il suo ministero pubblico insegnando e compiendo prodigi viene testimoniato da Giovanni come l’Agnello di Dio presente nel mondo. E da quel momento Giovanni si ritira: la semplice voce lascia spazio alla Parola, la fiammella cede il posto alla Luce vera. Giovanni è colui che dopo aver introdotto il Messia nel mondo gli cede il testimone e proprio mentre avviene questo passaggio di consegna egli sarà arrestato a causa della verità che annunciava, perché la verità fa male, perché è scomoda la verità, perché è meglio farla tacere. E così Giovanni avrà modo di rendere testimonianza alla verità nel vero senso della parola. Testimoniare, dicevamo, significa “metterci la testa”, “attestare” che una cosa è vera, di più: significa “perdere la testa” pur di garantire che una cosa è vera. Ebbene: Giovanni Battista è colui che dopo aver testimoniato il Cristo e averlo indicato come il Messia atteso, per Lui, Parola di Dio fatta carne, Verità incarnata, perde la testa. La sua predicazione, così giusta e così severa per la purificazione dell’uomo, lo porterà in carcere e lì gli sarà recisa la testa, perché Erode, per orgoglio, sbalordito da una ragazzetta, ha preferito far tacere la verità, piuttosto che difenderla. La vicenda del Battista ci mette oggi in discussione: quanto sono disposto a cedere per testimoniare la verità? Quanto so compromettermi? Quanto so perdere la testa o la faccia per ciò che è vero? Noi, spesse volte, abbiamo paura a guardare in faccia alla realtà, abbiamo paura a testimoniare la verità perché la verità ci riporta con i piedi per terra, ci riporta ad essere noi stessi, non ci permette di nasconderci dietro a sotterfugi che ci fanno scegliere ciò che è comodo piuttosto che ciò che costa fatica. E Giovanni, indicandoci l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo, attraverso la sua esistenza ci invita a seguire Lui, ci invita a lasciarci lavare dal suo sangue, ci invita a lasciare che sia il Cristo a redimerci dai nostri peccati. Ci chiede di lasciarci togliere da Cristo quelle maschere di dosso che compromettono la nostra vita, per essere persone vere, persone sincere, persone che non hanno paura di testimoniare la verità interiore ed esteriore, quella dei nostri sentimenti e quella che ci sta attorno. Lasciamoci dunque catturare dalla testimonianza di Giovanni, accogliamo il suo invito a guardare a Cristo come Agnello che toglie il nostro peccato, lasciamoci purificare il cuore e la mente dalla Parola di Dio che in Cristo ha preso forma umana e chiediamo lo Spirito al Signore per saper rendere testimonianza alla verità, senza paura di soccombere, senza il timore di rimetterci la faccia, o la testa che sia.