Mercoledì delle Ceneri

1 marzo 2017

Tre sono i capisaldi che la Parola di Dio ci presenta ogni anno all'inizio del cammino quaresimale: il digiuno, la preghiera e la carità. Sono le tre colonne portanti di questo periodo intenso e austero dell'anno che ci porta a contemplare poi nella Pasqua il Crocifisso Risorto che spezza il pane per noi e per noi spezza la sua vita sull'altare della croce per riconsegnarsi a noi risorto nell'Eucaristia. Attorno a queste colonne costruiremo quella struttura che ci permetterà di compiere un cammino spirituale di conversione. Il digiuno. Digiunare significa, in parole povere, togliere da noi ciò che è superfluo, ciò di cui possiamo fare a meno, ciò di cui possiamo fare senza. E di cosa possiamo fare senza? Sarà una domanda che ogni giorno dovrà tornare in noi, per saper compiere scelte che ci permettano di arrivare all'essenziale, perché solo guardando all'essenziale comprenderemo cosa conta veramente per la nostra vita. E non potremo chiedercelo solo oggi, come se bastasse chiedercelo una volta per sempre, perché ogni giorno faremo i conti col superfluo che ci mette alla prova per non mostrarci l’essenziale. Ma se togliamo qualcosa dalla nostra vita, con cosa riempiremo quel vuoto? Con la preghiera. La preghiera infatti è un tempo favorevole per stare con il Signore che riempie il nostro vuoto. Colma il vuoto quando siamo soli, quando decidiamo di non perderci in chiacchiere inutili e magari anche cattive riempiendolo con la sua parola e la sua presenza; lo riempie quando dalle nostre tavole togliamo un pasto e il tempo che avremmo dedicato ad esso lo doniamo a Lui, perché attraverso la preghiera si dilati il nostro cuore e possiamo così accogliere il Signore in noi che ci parla e nel silenzio della preghiera parla al nostro cuore facendoci comprendere cose che nel frastuono di ogni giorno non comprenderemmo; nella preghiera poi possiamo offrire al Signore la nostra vicinanza a persone che ci hanno chiesto un particolare ricordo. Il digiuno ci apre il cuore ai fratelli: la carità. Togliendo infatti a noi ciò che risulta esserci superfluo siamo chiamati a dare il corrispettivo a quanti non hanno nemmeno il pane quotidiano, ma possiamo anche privarci di qualcosa che già abbiamo per donarlo a quanti ne hanno veramente bisogno. Il digiuno dunque ci apre all'incontro con il Signore e con i fratelli. In pratica, il digiuno impedisce ad ogni cristiano di piegarsi su se stesso, contemplando solo il proprio ego e prestando ascolto solo ai presunti bisogni. Il digiuno ci apre al Signore nella preghiera e il Signore attraverso la preghiera apre il nostro cuore all'incontro con il nostro prossimo. Ma quando tutto ciò è bene che avvenga? Ce lo dice l'apostolo Paolo scrivendo: “Ecco ora il momento favorevole”. Questo è il momento giusto per cambiare, ora è il momento opportuno. Nessuno aspetti domani, perché quel domani non arriverà mai. È come quando continuiamo a rimandare un appuntamento solo perché non abbiamo voglia di sistemare qualcosa che solo quell’incontro può sistemare, o non vogliamo prendere decisioni, perché ci costano fatica o ci costano troppo. Ma il proverbio ha sempre ragione: “non rimandare a domani ciò che puoi fare oggi”. E così sia anche per la nostra conversione.