Pasqua di Risurrezione

16 aprile 2017

Ma perché andare in Galilea quando c’è la possibilità di incontrare il Risorto proprio lì, fuori dal sepolcro? Perché andare fino in Galilea quando, restando a Gerusalemme, lo si può incontrare? Semplicemente perché il Risorto vuole riportare i suoi alle origini, là dove li ha chiamati, proprio nel luogo dove la loro storia di discepoli ha avuto origine. Conosciamo infatti dal Vangelo che Gesù Risorto appare alle donne all’alba di quello stesso giorno, il giorno dopo il sabato, primo della settimana; appare a Maria Maddalena in quel campo sempre in quella stessa mattina; appare agli apostoli nel Cenacolo la sera del giorno di Pasqua dopo essere apparso, in quel pomeriggio, ai due discepoli diretti ad Emmaus. Ma appare anche otto giorni dopo quando c’era anche Tommaso per confermarlo nella fede e una terza volta sulle rive del Lago di Tiberiade in Galilea. E allora perché ritorna insistentemente questo appuntamento in Galilea? Cosa vuole Cristo Risorto dai suoi apostoli? Riportarli in Galilea al luogo della chiamata, significa innanzitutto chiamarli di nuovo alla sequela. Sarà proprio lì, sul lago, che il Risorto, dopo aver chiesto per tre volte a Pietro di confermare il suo amore, gli dirà: «Seguimi», sarà proprio lì che troverà i suoi discepoli nell’atto di pescare come ai vecchi tempi, quando disse loro: «Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini», sarà lì che chiamandoli a sé li manderà come apostoli e messaggeri di una parola nuova e di un evento sconcertante qual è la risurrezione. E anche a noi oggi il Signore chiede di tornare alle origini, di tornare alla nostra Galilea per riscoprire la vocazione alla quale ci ha chiamato: quella di essere testimoni della risurrezione. Ci chiede di tornare alle origini, mentre Egli resta presente in mezzo a noi nel Pane spezzato, proprio come Egli ci ha garantito: «Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi. Fate questo in memoria di me». E prima di tornare al Padre disse ai suoi: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». E dove rimane con noi se non in quel pezzo di pane? È lui il Risorto che spezza il pane e continua a spezzarsi per noi, ma nello stesso tempo ci chiede di tornare alle origini di quel pane, che è quel seme che divenuto frumento, macinato, diventa farina per un nutrimento così semplice, ma così sublime quale è il pane. Ci chiede ogni giorno di essere seme e pane, pane e seme. Ci chiede di essere seme che muore per donare frutto e frutto che diventa pane, ogni giorno. Perché ogni giorno siamo chiamati a tornare alla nostra Galilea, le nostre case, gli impegni quotidiani, e nello stesso tempo ci chiede di ripartire per annunciare la risurrezione. E allora non possono che tornarci alla mente le parole che Gesù ha pronunciato, probabilmente osservando un contadino che seminava il buon grano: «Se il chicco di frumento non cade nella terra e non muore, rimane da solo, se invece muore produce molto frutto». Lui ci ha dato l’esempio morendo, come il seme, per tutti noi e producendo quel frutto abbondante che è la vita eterna e che noi vogliamo pregustare proprio nutrendoci di questo pane spezzato all’altare del Signore. Nello stesso istante siamo noi chiamati a morire a noi stessi per risorgere a vita nuova e portare molto frutto nel Campo di Dio che è la nostra Comunità che ha il compito di annunciare a tutti che Cristo è risorto e proprio per questo tutti, grazie a lui, siamo incamminati verso la medesima meta: la vita eterna in Cristo. Ma come potremo godere di questa gioia se ogni domenica non ci nutriamo del Signore risorto, presente nel pane spezzato? Come potremo assaporare il gusto di un buon pane da spezzare con i fratelli nell’armonia comunitaria e fraterna se non torniamo alla nostra Galilea riscoprendo il nostro essere discepoli che seguono il Maestro e annunciano la gioia del Vangelo della risurrezione, ovvero quella buona notizia che in Cristo ogni cosa è nuova pur essendo vecchia, ogni passo è nuovo pur percorrendo le strade di ogni giorno e che il pane è ancora possibile mangiarlo perché viene dal grano che sempre si genera e rigenera? Pane e grano, grano e pane: questo porteremo nelle nostre case, perché nutrendoci di Cristo, pane spezzato, sentiremo in noi il desiderio di coltivare ancora il buon grano che ci permetterà di avere sulle tavole il buon pane da spezzare e così ogni giorno, nelle nostre Galilee, continuare quel processo di morte e vita che si rinnova, perché ogni giorno chiamati a morire a noi stessi, per spezzarci per i fratelli. Questo avviene nel campo di Dio. Questa è la Risurrezione che già su questa terra possiamo gustare come gustiamo la fragranza del Pane cotto e spezzato per noi.