Sacro Cuore B

7 giugno 2024

 

Quante volte nella vita ci è capitato di usare l’espressione: «Mi si spezza il cuore».

Mi si spezza il cuore a vedere quanta guerra, violenza e morte che sono nel mondo.

Mi si spezza il cuore nel vedere le persone che nel terzo millennio muoiono ancora di fame.

Mi si spezza il cuore guardando l’apatia, l’“eutanasia”, la mediocrità dei nostri ragazzi.

Mi si spezza il cuore nel ricevere notizie tristi.

Mi si spezza il cuore nel vedere i nostri nonni nella solitudine e nell’abbandono.

Mi si spezza il cuore pensando ai bambini nel letto della malattia.

A Gesù non spezzarono le gambe, come fecero ai ladroni per farli morire alla svelta soffocati dal peso di un corpo che si sarebbe lasciato andare non avendo più il sostegno delle gambe; a Gesù venne spezzato il cuore con una lancia e ne uscirono sangue ed acqua.

Non lo so perché quel soldato, vedendo che Gesù era già morto sulla croce, sentì il bisogno di scagliare la sua lancia. Forse per assicurarsi che fosse già morto? Magari, non essendo sicuro che fosse spirato, voleva indurgli il colpo di grazia per non farlo soffrire ulteriormente? O forse per rabbia, quella di non aver fatto a tempo a credere che Egli era (ed è) il Figlio di Dio.

Capita anche noi per rabbia di scagliare una ciabatta, di sbattere una porta o di gettare a terra un oggetto. Oggi ringraziamo quel soldato per aver spezzato il cuore di Cristo, perché da quel costato doveva tracimare la grazia di Dio, la grazia dell’amore misericordioso, la grazia di un amore sovrabbondante che stava per esplodere e che, per colpo di lancia, è fuoriuscita riversandosi sull’umanità con lo stesso effetto scenico di una diga colma che crolla e viene sventrata. Un effetto che non è racchiudibile in quel momento, ma che nei sacramenti che celebriamo torna ogni giorno a mostrarsi: nell’acqua e nel sangue scaturiti dal cuore di Cristo troviamo l’opera che il Signore ci dona nel Battesimo e nell’Eucaristia, una salvezza che non si esaurisce e mai si esaurirà. Anche se l’uomo di oggi non vuole più attingere dalla fonte di questa salvezza, perché pensa di bastare a se stesso, di non aver bisogno di Dio, di fare a meno di questo amore traboccante, Dio non abbandona mai l’uomo che per amore, e solo per amore, ha creato. Belle sono le parole che troviamo nel libro del profeta Osea: Quando Israele era fanciullo, io l'ho amato e dall'Egitto ho chiamato mio figlio. A Èfraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. Non darò sfogo all'ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Èfraim, perché sono Dio e non uomo.

Sono parole di amore, di misericordia, di perdono che vincono le nostre azioni e i nostri pensieri di rivalsa, di vendetta, di odio allo stato puro. Oggi preghiamo per tutti i cristiani e anche per tutti gli uomini e le donne di ogni lingua, popolo e nazione: chiediamo la grazia di non restare più indifferenti di fronte a questo Cuore spezzato dal quale continua a uscire l’amore vero, per diventare a nostra volta capaci di riversare nel cuore dei fratelli lo stesso amore che contempliamo nel Cuore di Cristo, quell’amore, quel perdono e quella misericordia di cui il mondo ha bisogno, di cui noi abbiamo bisogno, di cui molti hanno bisogno anche senza saperlo o senza volerlo; chiediamo al Signore la grazia di saperci commuovere, come si commuove Dio, perché il nostro cuore e il cuore di ognuno si muova, si smuova, si commuova di fronte a quelle situazioni e a quelle persone dal cuore spezzato e anche davanti a quelle che non sanno più cosa sia l’amore.