XVI del tempo ordinario A

23 luglio 2017

Il seminatore uscì a seminare il buon grano. Ma, ahimè, deve far conto anche con la zizzania. È sempre così, diciamo. Proprio quando ci si aspetta che il buon grano cresca, ecco spuntare dalla buona terra anche quelle erbacce che si attorcigliano sugli steli di grano quasi possedendoli. Viene la voglia di estirpare tutta l’erba cattiva, ma il Signore attraverso il suo insegnamento, ci mostra come nella vita occorra aver tanta pazienza. Il rischio infatti è quello di estirpare non solo l’erba cattiva, ma anche il buon grano. Ci insegna la pazienza il Signore, perché sa che a tempo debito ogni cosa sarà divisa e il buon grano verrà conservato per un buon pane e la zizzania verrà bruciata. È lo stile di Dio, buon seminatore, che non si lascia prendere dall’impeto della collera, della rabbia o della vendetta. Non si lascia prendere nemmeno dalla rassegnazione, perché la pazienza non ha niente a che vedere con la rassegnazione o con quelle famose parole: “È sempre così”. La pazienza è propria del cuore di Dio, mite e umile, che sa attendere il momento opportuno per dividere il bene dal male. La pazienza viene dalla sapienza e Dio sa esercitarla con grande intelligenza. Leggiamo nel libro della Sapienza: “La tua forza [Dio] è il principio della giustizia, e il fatto che sei padrone di tutti, ti rende indulgente con tutti. Mostri la tua forza quando non si crede nella pienezza del tuo potere, e rigetti l’insolenza di coloro che pur la conoscono. Padrone della forza, tu giudichi con mitezza e ci governi con molta indulgenza, perché, quando vuoi, tu eserciti il potere”. Questa mitezza che dà origine alla pazienza non ci mostra solo la sapienza di Dio, ma diventa educativa nei confronti dell’uomo, perché l’uomo impari lo stile di Dio. Continuiamo, infatti, a leggere nel libro della Sapienza: “Con tale modo di agire hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini, e hai dato ai tuoi figli la buona speranza che, dopo i peccati, tu concedi il pentimento”. Che grande stile quello di Dio! Egli ha il coraggio di non arrendersi mai di fronte al male e alle ingiustizie che caratterizzano l’uomo empio che coltiva e semina zizzania. La sua pazienza vuole vincere sul male che l’uomo semina nella propria famiglia, tra parenti e nella comunità stessa quando vuole affermare se stesso. Dio sembra lasciar fare, non perché sia indifferente, ma perché esercita quella pazienza che a tempo debito gli permetterà di raccogliere il buon grano da una parte e la zizzania dall’altra. Il suo stile mite e umile di cuore è lo stile di chi attende che il granellino di senape, tanto piccolo, possa diventare un grande albero; ma perché questo avvenga occorre tanto, tanto tempo. È lo stile che dovrebbe caratterizzare ogni genitore, ogni educatore: si semina il buon seme, piccolo, a volte inavvertito, perché la speranza è che col tempo ciò che di buono si è seminato possa diventare un grande arbusto, forte contro il male e contro tutto ciò che mina i valori umani trasmessi. È come quel lievito che una donna pone in una manciata di farina: ha il potere di far fermentare tutta la pasta, farla lievitare e trasformarla in una pastella che darà un buon pane. Ma occorre tempo, pazienza, speranza. È lo stile di Dio, lo stile di genitori ed educatori, ma è anche lo stile che deve caratterizzare ogni cristiano che si mescola nella società: piccoli semi che sono l’immagine di semplici parole, di buoni insegnamenti, di esempi concreti di una vita improntata sul vangelo, che pian piano cresceranno anche nel cuore delle persone che gli vivono accanto. Deve essere il nostro stile tra familiari, tra amici, tra conoscenti, tra colleghi di lavoro. È certamente difficile e a volte desolante, perché sembra che non sia possibile vivere da cristiani in questi contesti di vita, ma il Signore, mite e umile di cuore, ci insegna la pazienza. L’agricoltore non tralascia di seminare il buon grano perché pensa che poi la zizzania lo soffochi: semina e aspetta i germogli e la maturazione. Non evita di gettare il minuscolo granello di senape perché teme che gli uccelli del cielo lo divorino: semina e spera che cresca. La donna non evita di mettere lievito nella pasta perché non sa se la pagnotta esca buona: ce lo mette e basta! Così il cristiano, il genitore, l’educatore, il buon amico non smette di educare o di dare il buon esempio alla luce del vangelo perché pensa che non serva a niente e resti inascoltato: continua ad annunciare i grandi valori della vita che vengono dal vangelo trasmettendoli con la propria vita a figli, nipoti, amici e colleghi di lavoro, sperando che anche un piccolo seme, anche se avvolto dalla zizzania, possa crescere e aver la meglio sulle erbacce che il mondo coltiva. E allora non arrendiamoci. Impariamo lo stile di Dio: la mitezza, la pazienza, la speranza.