Assunzione di Maria in cielo

15 agosto 2017

Scrive l’apostolo Paolo: “Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo”. Come poteva infatti conoscere la corruzione del sepolcro colei che ha generato il Signore della vita? Maria è “la donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto”. È colei che ha dato al mondo il Salvatore e diventa figura della Chiesa chiamata ogni giorno a soffrire le doglie del parto per generare il Verbo eterno di Dio nelle parole e nelle opere. È un parto certamente doloroso, perché generare Cristo non è facile, essere testimoni di Cristo non è certamente cosa semplice. Il drago si pone sempre davanti alla donna, che sta per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo partorisce. E chi è questo enorme drago se non il Maligno che sta in agguato per divorare le buone intenzioni dei seguaci di Cristo? Chi è questo drago rosso come fuoco pronto a bruciare ogni buona azione che il cristiano vuole compiere in questo mondo? Il cristiano infatti è sempre combattuto nel generare il bene, nel dare alla luce Cristo e il suo Vangelo attraverso le sue opere, attraverso le sue parole, attraverso le sue buone intenzioni. Il mondo certamente non facilita questo, la nostra società così indifferente al Vangelo non stimola l’uomo di Dio a incarnare il messaggio evangelico di Cristo. All’indifferenza del mondo aggiungiamo pure la malignità, la malvagità, la critica, i giudizi. Ma l’uomo di Dio non deve smettere di testimoniare il Vangelo anche quando è faticoso, anche quando è doloroso. Partorire Cristo e il suo Vangelo diventa sempre più un travaglio e chi grida oggi per le doglie è la Chiesa stessa, perché rendere il Vangelo vivibile è un vero e proprio travaglio. Ma ogni donna che ha dato al mondo la vita sa bene che il dolore del parto lascia il posto alla gioia per la creatura venuta alla luce. Gesù stesso nel Vangelo di Giovanni dice: «La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo» (Gv 16,21) e gli fa eco l’apostolo Paolo scrivendo: “Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi” (Rm 8,22). Chi è questa donna e chi è la creazione di cui parla l’apostolo? È la Chiesa stessa, siamo noi, cristiani di ieri e di oggi chiamati a generare Cristo, come Maria. Lei l’ha generato nella carne, noi lo generiamo nella vita. Non credi a questo o uomo? Senti cosa narra il vangelo di Luca: “Mentre Gesù parlava alle folle, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!»” (Lc 11, 27-28). E il vangelo di Marco è ancora più incisivo: “Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre» (Mc 3,32-35). Non possiamo allora guardare a Maria senza pensare alla Chiesa che, come lei, è chiamata a generare la vita e la vita è la parola di Dio che dà vita. Sì, perché è nella parola di Dio che noi troviamo la vera vita. Se l’uomo vuole vivere bene su questa terra per vivere eternamente beato in paradiso non può che ascoltare la parola di Dio e renderla attuale nella vita. Non possiamo guardare a Maria, che gode la gioia eterna del paradiso, senza pensare che prima ha generato Cristo nel suo grembo poi lo ha generato nella fede e ancor più nella vita. Lei per prima, come ci racconta il Vangelo, è diventata modello di vita cristiana. Mentre custodiva nel suo grembo il Verbo di Dio fatto carne non ha esitato a soccorrere la cugina Elisabetta incinta e per giunta avanzata negli anni e bisognosa del suo aiuto. Davvero il Verbo di Dio si è fatto carne in Maria, perché lei ha saputo generarlo due volte nello stesso momento: nel corpo e nelle opere. Se a noi non è dato di generare Cristo nel corpo, è dato tuttavia di generarlo nella vita. Il dragone rosso è sempre in agguato: si incarna nella nostra indifferenza, nella pigrizia, nella paura del giudizio altrui, nella vergogna per le chiacchiere che le buone opere sollevano. È sempre lì pronto a divorare le buone intenzioni che ci spingono a generare Cristo e una vita evangelica veramente autentica. Ma sta a noi fuggire dalle sue fauci, dal suo fuoco, dalle sue tentazioni. Se colei che ha generato l’autore della vita, per singolare privilegio gode della stessa resurrezione del Figlio, tanto più noi che lo possiamo generare non una volta sola, ma ogni giorno della vita in pensieri, parole e opere, secondo la parola stessa del Signore: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!». Allora sì saremo beati sulla terra oggi e ancor di più beati in cielo, dove Maria regna assunta alla destra del Figlio suo Gesù Cristo.