XXXII del tempo ordinario A

12 novembre 2017

 

Sapienza e ignoranza, saggezza e stoltezza. Sono binomi con cui la nostra vita fa spesso i conti. Ma chi è il sapiente, chi è il saggio? È colui che insieme alle lampade prende anche l'olio, è la sposa che attende il suo sposo pronta per le nozze, è il cristiano che fa splendere il lume della vita alimentandolo con l'olio della saggezza. Non a caso è comune dire di accendere il lume della ragione per proferire parole sensate, sapienti, sagge. Il sapiente è colui che racchiude in sé il buon sapore delle cose, che da sapore ai propri pensieri e alle proprie parole. Come sono i nostri ragionamenti? Come sono le nostre parole? Le cose sagge provengono da una vita saporita, gustosa, che ha acceso il lume della ragione vincendo il buio dell'insensatezza, il buio del qualunquismo, il buio dell'insipidezza. Quante persone purtroppo non sanno accendere il lume della ragione con l'olio della sapienza. E io faccio parte di questi. “Accende lumen sensibus”, si canta nell'invocazione allo Spirito Santo; “accendi il lume dei sensi”, o Signore, perché possiamo proferire cose di buon gusto. Ma perché questo avvenga occorre che lo Spirito di Dio possa entrare in noi e donarci la saggezza che ha caratterizzato le cinque vergini che insieme alle loro lampade hanno preso con sé l'olio. Diversamente saremo come le altre vergini, che vagano mendicando olio, cercando saggezza per essere sapienti. Ma la sapienza non è commerciabile. Essa si trova invocando lo Spirito di Dio. E non tarderemo a trovarla, perché “la sapienza è splendida e non sfiorisce, facilmente si lascia vedere da coloro che la amano e si lascia trovare da quelli che la cercano”, scrive l'autore sacro nel suo libro sapienziale. Sembra una merce rara, eppure chi la cerca “la troverà seduta alla sua porta”. Che bella questa immagine! Mi fa venire in mente quelle donne che per abitudine quando escono dalla porta di casa prendono con sé la borsa contente tutti gli effetti personali e guai se uscissero senza la borsa colma delle loro cose. Ecco, tutti dovremmo fare come le donne, prendendo con noi prima di uscire dalla porta di casa non borse, ma la sapienza. E come le donne non si dimenticano di afferrare questo misterioso oggetto, così nessuno deve dimenticarsi di prendere con sé nella borsa del proprio cuore questo grande dono della sapienza che sta sulla porta di casa, come scritto nel libro sacro, per non dimenticarcela. Questo affinché le nostre parole, le nostre azioni, i nostri dialoghi siano carichi di sapienza e la saggezza possa essere come una malattia contagiosa che, al contrario di una malattia, contagi in positivo coloro che ascoltano discorsi sapienti. E chi proferisce parole sagge senta dentro di sé quella missione che ha caratterizzato l'apostolo Paolo che scrive: “Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell'ignoranza”. Paolo scrive ai Tessalonicesi a proposito dell'ignoranza sulla morte tipica dei senza Dio, dei pagani. Egli desidera per i cristiani che la fede nella risurrezione di Cristo produca nella vita umana quella speranza che la vita giunta al suo termine passi all'altra riva per una vita immortale. Questo deve stimolare anche noi e i nostri discorsi, le nostre attività, i nostri modi di vivere da cristiani. Siamo votati alla vita eterna e non a una fossa comune. E se crediamo a questo comportiamoci da persone sagge che non lasciano cadere in un baratro la propria vita, ma la alimentano con la sapienza perché sanno che la vita è bella, è sacra, è nelle mani di Dio e che neanche la morte potrà strapparla dalle sue mani. Ma come coltiviamo questa vita? Come la alimentiamo? Lo stolto, che pensa che Dio non esista (Sal 52), vivrà come le vergini stolte, che hanno preso lampade ma senza olio, così che le lampade si spengono come si spengono tanti cuori, tanti cervelli, tante esistenze. Che non avvenga mai questo in noi. Che cosa cercate? Cerchiamo la sapienza, come fece il grande re Salomone che, salito in trono dopo il padre Davide, non chiese ricchezza, potere e vittorie, ma solo il dono della sapienza: “Dammi la sapienza, che siede in trono accanto a te”. Cerchiamo l'olio della saggezza, perché lo Spirito del Signore possa illuminare la nostra esistenza, l'esistenza dei nostri ragazzi, dei nostri giovani così da poter fare scelte giuste e sagge nella vita. Possano essere aiutati dalla saggezza di genitori, nonni, educatori, insegnanti, catechisti, allenatori, amici e persone care, possano essere aiutati per non cadere nel baratro dell'insensatezza, che rovina la vita e porta a chiudersi nel buio della notte profonda, quella notte che non vedrà più la luce. Possano essere aiutati nel ricercare con saggezza e sapienza la loro vocazione. E non accada che, dopo aver vissuto una vita insensata,  bussando alla porta del Signore per dirgli: «Signore, Signore aprici! Aiutaci!», egli ci risponda: «In verità vi dico: non vi conosco!».