XVII del tempo ordinario B

29 luglio 2018

Che cosa è il poco per il tanto? Il poco nelle mani di Dio non diventa tanto, ma addirittura abbondanza. Gesù con la moltiplicazione dei pani e dei pesci vuole mettere alla prova i suoi apostoli e mostrare a tutti come nelle mani di Dio anche ciò che sembra un nulla ha un grande valore. Egli stesso chiede all'apostolo Filippo dove poter comprare il pane per una folla così numerosa da contare circa cinquemila uomini. Duecento denari, lo stipendio di due terzi di un anno, non basterebbe a sfamarli tutti. Eppure Gesù sa bene ciò che sta per compiere, sa bene che la fiducia in Dio viene sempre ripagata. È l'uomo che spesso non pone questa fiducia nel Signore; è l'uomo che fatica a consegnarsi totalmente nella mani di Dio chiudendosi in sé o pensando di bastare a se stesso. Il Signore mette alla prova Filippo, come ciascuno di noi. Vuole vedere quanto sappiamo confidare in lui o se basiamo la nostra vita sulle nostre forze e sulla nostra abilità. Anche Andrea, fratello di Simon Pietro, che trova nel cesto della merenda di un ragazzino cinque pani e due pesci, si pone la questione di come poter sfamare tutta quella folla con così poco. Gli apostoli, figura di ogni uomo, fanno capire a Gesù che non è possibile sfamare una quantità enorme di persone che lo stanno cercando, che lo stanno seguendo forse anche solo per aver visto dei segni, per opportunità, per comodità. Infatti, dice il Vangelo, quella moltitudine cercava Gesù dopo che egli aveva guarito i malati e adesso si apprestava a conoscerlo come uno che li sfama gratis. Chi di noi non seguirebbe una persona così? Eppure Gesù non demorde, non vuole dar retta ai suoi che vorrebbero liquidare la folla e mandare ognuno a casa propria, risolvendo ogni problema. Gesù comprende che nel cuore di ogni uomo c'è una ricerca di Dio molto più profonda di ciò che appare. Egli, a differenza dei suoi apostoli, vuole attirare tutti a sé per sfamarli di quel pane immortale che non serve per la vita terrena, ma per raggiungere la meta celeste. Così Paolo parla di tutto ciò: “Un solo corpo è un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione”. La nostra vocazione, impressa in noi fin dal nostro battesimo, ci porta a desiderare il cielo più che la terra, ci spinge a camminare come pellegrini sulla terra per raggiungere il traguardo del cielo. E come sostenere questo nostro cammino? Il pane della vita, con il quale il Signore ci sfama, è il nutrimento sicuro per non mollare il cammino soprattutto nei momenti di fatica, nei momenti più impegnativi, nei momenti dove ciò che è stabile è solo la fede nel Signore e la speranza che lui infonde in noi. La morte, la malattia, la solitudine, l'angoscia: quanti momenti di sconforto ci porterebbero ad abbandonare questo viaggio terreno. Ma il Signore ci sostiene con il suo pane, che è il suo corpo offerto in sacrificio per noi. A cosa serve venire a messa? Forse per metterci apposto la coscienza? O forse per fare un piacere al Signore? Niente di tutto questo. Nutrirci di Cristo pane vivo e vero, del suo Corpo a noi offerto, è motivo di rinvigorimento della vita spirituale, perché nei momenti lieti e tristi la nostra vita non molliamo, ma procediamo sicuri verso quella meta che il Signore ha riservato per coloro che credono in lui, che tutti ci aspetta al traguardo per donarci il premio della gioia eterna. Forse queste cose le abbiamo un po' dimenticate, perché anche noi, come gli apostoli, ci fermiamo alle cose della terra. Abbiamo perso la capacità di credere nelle cose del cielo, abbiamo perso la capacità di pensare a questa meta che tutti ci attende e nella quale saremo eternamente beati con il Signore. Questo mondo, così opportunista e così legato all'utile, non ci permette di comprendere la logica di Dio, quella di attirarci a sé per sfamare la nostra fame di infinito e tenerci stretti a lui per l'eternità, non per un suo bisogno, ma per la nostra felicità. Lasciamoci sfamare dal Signore, lasciamo che il nostro niente diventi abbondante nelle sue mani, che la nostra poca fede possa rinvigorirsi da essere così abbondante da poter contagiare anche gli altri. Consegniamoci nelle mani del Signore, come fece quel ragazzetto con la sua merenda, e con grande stupore ci accorgeremo che le grazie di Dio sono più grandi della nostra pochezza.