XXII del tempo ordinario B

2 settembre 2018

«Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore, vostro Dio, che io vi prescrivo. Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente»: così parlò Mosè al suo popolo. Se bastasse così poco per essere un popolo saggio e intelligente, cosa ci costerebbe al giorno d’oggi osservare e mettere in pratica le parole del Signore, senza aggiungere e senza togliere nulla di quanto il Signore ci ha comandato? E invece no, non è così facile. Tutti vogliono vivere a modo proprio, tutti cercano di giustificare i propri errori, io per primo, tutti vogliono tirare quella lunga coperta, che è la Parola di Dio, dalla propria parte per far dire a Dio ciò che non ha detto e saltar fuori da una situazione con la coscienza pulita. Per non parlare poi dei politicanti assurdi che si trovano in giro, i moralisti del nostro tempo, preti e vescovi compresi, che pur di far valere le proprie opinioni scomodano anche il Signore dicendo: «Nel vangelo c’è scritto così». Ma amico, chiunque tu sia, avrai anche ragione nel dire che nel Vangelo sta scritto così, ma il Vangelo lo stiamo veramente vivendo o stiamo facendo propaganda attaccandoci al Vangelo? Come mai non dici che il Signore ha detto di convertirsi, di perdonare fino a settanta volte sette e non ci abbiamo provato neanche la prima volta? Perché non sottolinei che ha detto di portare buoni frutti e stiamo raccogliendo i frutti marci di un mondo marcio che parte anche dalla vita di ciascuno? Perché questo non lo si dice? Forse perché non aveva tutti i torti Gesù nel dire: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini". Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini», e questo l’ha detto dopo essersi sentito chiedere dai farisei: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Questione di mani o di cuore? Potremmo chiederci: perché le cose che ci interessano le giustifichiamo riempiendoci la bocca del Vangelo e quelle che meno ci interessano o i danno fastidio le scavalchiamo e se potessimo le elimineremmo dal Vangelo? Suvvia, non possiamo più essere come i farisei che guardano alle tradizioni e si dimenticano di Dio, o come quelli che ci tengono alle processioni, alla benedizione della casa e di qualsiasi oggetto, ma a Messa non ci sono. Sono solo esempi per dire che troppe volte siamo cristiani a metà – e ripeto, io per primo – facendo solo ciò che piace a noi. O forse ci serve Gesù Cristo che si rivolga anche noi come si è rivolto ai farisei: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti»? Ci diciamo tanto credenti, ma poi scivoliamo tutti su quell’autopermissivismo che ci porta a far valere il Vangelo solo là dove vogliamo far valere il nostro pensiero. Abbiamo allora bisogno di ascoltare l’apostolo Giacomo che, con la schiettezza che lo caratterizza, dice anche a noi oggi: “Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi”. E aggiunge: “Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo”. Eh sì, perché non basta dirsi bravi cristiani, non basta dire di far la carità o del bene in generale e non basta vivere in pace solo con gli amici: occorre vivere il Vangelo senza aggiungere e senza togliere nulla. Così come non basta dire di essere venuti a Messa e aver pregato tutto il giorno, ma bisogna andare oltre e vivere anche quelle norme evangeliche e bibliche che non ci piacciono o che riteniamo di poterne fare a meno. Perché ricordiamoci: potremo essere le persone più caritatevoli di questo mondo, le più solidali e generose di questo mondo, le più accoglienti di questo mondo, ma se usciti di casa non guardiamo in faccia il nostro prossimo o continuiamo a sparlare e mettere in cattiva luce chi non sopportiamo, siamo sicuri di essere cristiani autentici? «Ora, Israele, – ci ricorda Mosè – ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi». Ascoltiamo dunque la voce del Signore e saremo certi di entrare in quella terra promessa che è la nostra felicità, la nostra vera beatitudine, abbandonando quella schiavitù che è l’ipocrisia che a volte ci portiamo dentro.