Natale 2018

Carissimo Gesù Bambino,

non so se è un caso o un segno dei tempi: hai visto, anche in questa notte, come in quella lontana Notte, brilla nel cielo una cometa splendente. Quella ha illuminato il popolo che camminava nelle tenebre inondandolo di luce, conducendo alla tua culla pastori e Magi, oggi abbiamo bisogno di un’altra stella che conduca pian piano la nostra vita, ci prenda per mano, infonda in noi fiducia e ci consenta di scommettere tutta la nostra vita su qualcosa di valido e di santo. Sì, Bambino, hai capito bene: quella stella sei tu.

Sono certo che in quella Notte la stella ha scaldato i cuori di pastori e Magi che giunsero a te pieni di stupore e di gioia, ma anche carichi di fiducia in un segno celeste che sapeva di divino. In questo mondo, Bambino, la fiducia non è il nostro forte: ti confessiamo che facciamo fatica a fidarci persino di noi stessi. A volte ci guardiamo allo specchio e cerchiamo di capire se possiamo essere belli agli occhi della società, dei coetanei, delle persone che frequentiamo o che vorremmo conquistare. Ci accorgiamo che spesso la realtà non è quella che vediamo in uno specchio: a volte ci riteniamo belli, a volte un po’ meno, stiamo a controllarci i brufoli di troppo e passiamo ore e ore a truccare il nostro viso per renderlo più appariscente e presentabile. Bambino, non riusciamo più a dirci che ci piacciamo, ma non esteriormente, bensì interiormente. Abbiamo perso la fiducia. Vogliamo apparire forti, simpatici, affascinanti e ci dimentichiamo di avere altre qualità nascoste nel profondo del cuore; vogliamo piacere agli occhi degli altri e ci dimentichiamo di piacere a noi stessi. Sì, piccolo Bambino: benvenuto nel mondo giovanile di oggi. Ti confido, però, che non è solo una questione di ragazzi, ma anche di adulti. Ma sulla tua parola, Signore, mi fido di me, cerco di piacermi per come mi hai fatto, per le capacità che mi hai donato e voglio tirar fuori il meglio di me, soprattutto nelle scelte della vita.

Bambino, devi sapere che in questo mondo non sei solo: c’è Maria, tua mamma, che con tenerezza ti prende tra le sue braccia. La osservo: ti sta cullando dolcemente mentre con un filo di voce ti canta dolci parole. Guardo e lì accanto c’è Giuseppe, figura di Dio tuo e nostro Padre. Con una mano stringe la sua sposa e con l’altra impugna il suo bastone, quello che ha creato con le sue stesse mani nella bottega di famiglia. Sai Bambino, una volta il bastone diventava per noi ragazzi la minaccia più grave se non obbedivamo o ci comportavamo male. I nostri genitori ci dicevano che l’avrebbero impugnato e ci avrebbero bacchettato di santa ragione. Oggiinvece non vanno più così le cose. No, non voglio dire che occorre arrivare ad impugnare ancora il bastone; bisognerebbe semplicementefare come hanno fatto con te quel giornoGiuseppe e Maria, quando, di testa tua, ti sei staccato da loro per restare nel tempio ad interrogare i sapienti della Parola di Dio. Me lo immagino, povero Giuseppe: ti avrà messo le mani sulle spalle e ti avrà detto: «Figlio mio, non farlo più. Davvero tua madre e io angosciati ti cercavamo, disperati ci chiedevamo cosa ti avesse portato ad allontanarti da noi». Ecco, abbiamo bisogno di riscoprire la fiducia in coloro che ci vogliono bene, anziché scrollarceli di dosso, soprattutto quando ci correggono e ci fanno capire di avere preso una rotta sbagliata. Ma noi giovani, siamo così: ci piace sentire solo il parere che conferma le nostre ragioni, il resto ci avanza. Vorrei dire grazie anche io al mio papà e alla mia mamma per le volte che mi hanno corretto e dire a tutti che sulla parola del Signoremi fido di te, uomo o donna che mi sei accanto, che mi aiuti nel mio discernimento, che mi fai capire ciò che è bene e ciò che è male per me.

Tenero Bambino, crescendo chissà quanti amici ti farai. Si gioca con gli amici, ci si diverte in cortile, si passa del tempo insieme per essere felici, inventando i giochi più semplici e più belli, ma anche quelli più fantasiosi e strani. O almeno così dovrebbe essere. Qui da noi queste usanze sono passate. Appena un bambino impara a distinguere le ombre dalla luce, i colori e le forme lo piazzano davanti alla televisione, così – dicono – sta buono; quando le sue manine acquistano abilità gli danno in mano un tablet per giocare virtualmente a quei giochi di guerre e combattimenti, così – dicono – sta buono; per la prima comunione o appena più in là gli regalano il cellulare così – dicono – è rintracciabile ovunque, anche se – ti confido – non hanno capito che le bugie si posso dire anche altelefono, dichiarando di essere da una parte, mentre si è dall’altra, magari dove non si dovrebbe. Appena adolescenti, quando i genitori servono solo come taxi, i figli si portano in discoteca ad ascoltare le stelle della canzone, quelle che adesso vanno per la maggiore, quelleche mettono insieme le bestialità più assurde e le volgarità più inaudite trasformandole con qualche nota in messaggi che i più giovani, da lìa breve, fanno diventare stili di vita da condividere tra amici. Ah, Bambino, poi non si sa se dalla discoteca riescano a tornare ancora a casa. Mi piacerebbe, però, dirti che sulla tua parola mi fido di noi, mi fido degli amici, ma non è sempre facile: ci sono amici con cui si pronunciano solo banalità e con i quali ci si deve atteggiare da sciocchi per farsi accettare, mentre ti assicuro che ce ne sono anche di validi, con cui parlare, dialogare, confrontarsi, scegliere insieme la direzione giusta nella vita: di questi mi fido, perché se anche stessi pensando alla vita sacerdotale o religiosa, o ad una vocazione di grande spessore, so bene che non mi giudicherebbero, ma mi incoraggerebbero. Questi sono gli amici veri di cui noi dobbiamo fidarci.

Poi, Bambino, in questo strano mondo ci sono anche gli altri, quelli che la vita ti fa incontrare anche attraverso le istituzioni, quali la scuola, lo sport, l’oratorio, la vita sociale. Sono persone valide, per questo mi sento di dire che sulla tua parola mi fido dell’altro. Sono persone che hanno a cuore la crescita giovanile, che seguono i ragazzi e indicano loro la via migliore da prendere in base anche a quelle attitudini che ciascuno possiede. Loro sono quelli che con il dito della mano indicano la stella da seguire, ma non la nascondono con lo stesso dito. Vedrai, Bambino, quando andrai a scuola ti vorranno bene e avrai fiducia di loro. Sono quelle persone che ti aiutano a capire che la vita è importante e va spesa bene, al meglio, anche se qui, talvolta, ne siamo poco riconoscenti. Pensa che su questa terra gli insegnanti vengono presi in giro dai loro alunni, per non dirti che vengono presi a sprangate o a testate. Pensa se al giorno d’oggi un insegnante, un catechista o un allenatore stesso dicesse ad un ragazzo o a una ragazza di puntare in alto nella vita o addirittura che avrebbe la stoffa per diventare sacerdote o religiosa: sarebbe una bellissima cosa! E invece no, che putiferio. Sì che scandalo! Tenendo contoanche del fatto che alle spalle hanno genitori che li difendono e si schierano dalla loro parte. Insomma, è un mondo che da questo punto di vista sta crollando, anzi è già a terra.

Ma quale progetto ha Dio sulla nostra vita? Me lo chiedo tante volte. Quale disegno sulla vita dei miei ragazzi, adolescenti e giovani? Quale sulle loro famiglie? Abbiamo paura a seguire la tua stella, abbiamo paura a fidarci di un Dio che non toglie nulla, ma dona tutto. E tu ne sei la prova. Abbiamo vergogna a pensare a Dio che, da buon padre, desidera il meglio per i suoi figli e chiede solo di fidarsi di Lui. Perché non ci fidiamo di Dio, scartando vocazioni alte, mettendo da parte progetti importanti, seguendo, invece, gli abbagli di una vita facile e blanda?

Carissimo Bambino, ti confesso che faccio fatica a capire questo mondo, faccio fatica a comprendere i giovani e a volte le famiglie stesse; faccio fatica. Se tu potessi portarmi via da questo mondo, ti prego, fallo presto, fallo subito; ma se vuoi che io resti, donami la forza e la capacità di fidarmi di Dio e di essere anche solo una piccola, piccolissima stella che porta a te la mia gente.

 

Buon Natale, Bambino.