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Veglia Pasquale

20 aprile 2019

Perché le donne cercano tra i morti colui che è vivo? Forse non ricordano ciò che aveva detto quando era in Galilea, mentre conduceva i suoi apostoli e amici sulle rive di quel mare e là parlava della sua missione, dicendo: «Bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno»? Perché cerchiamo tra i morti colui che è vivo? Forse anche noi non ricordiamo ciò che Egli ha detto, perché come gli apostoli e i suoi seguaci non abbiamo ben compreso la missione di Cristo e a dirla tutta facciamo fatica ancora oggi a comprendere Cristo? Ci viene difficile capire perché quel giorno abbia chiamato i suoi discepoli a prendere il largo e a gettare le reti; facciamo fatica a comprendere perché dopo una meravigliosa pesca li abbia chiamati a lasciare le loro famiglie e il loro lavoro per seguirlo su quelle sponde, in quei villaggi, concedendo loro di assistere a eventi prodigiosi, per poi portarli a Gerusalemme, da tutt’altra parte, e lì abbandonarli a se stessi a causa della sua morte. Facciamo fatica, come fecero fatica a capirlo Pietro, Andrea, Giacomo, Giovanni, Matteo, Giacomo, Filippo, Tommaso, Bartolomeo, Simone il Cananeo e Giuda Taddeo e con loro le donne che si trovarono di fronte a quell’esperienza sfolgorante, come sfolgoranti erano i due angeli che diedero loro l’annuncio della Risurrezione. Ma sarebbe una presunzione capire tutto e subito ciò che il Signore ha in riserbo per noi. Quando mai quelle donne avrebbero potuto pensare di essere le prime coinvolte in questo grande mistero, chiamate per vocazione ad essere le prime annunciatrici della risurrezione? Figuriamoci gli apostoli se compresero fin dall’inizio il progetto di Dio che attraverso il suo Figlio Gesù Cristo li avrebbe chiamati dal mare per diventare annunciatori della vita nuova che Cristo ci ha donato attraverso la sua Pasqua. Come possiamo pretendere noi oggi di capire subito cosa Dio si aspetta da noi, dai nostri figli, dai nostri nipoti, ragazzi e giovani? Non dobbiamo pretendere di capire, ma come gli apostoli, rinvigoriti dalla Pasqua, non dobbiamo smettere di annunciare che Cristo è risorto, che Dio è vivo, che il Figlio suo, Gesù Cristo nostro salvatore, ci chiama ad essere pescatori di uomini, capaci cioè di condurre a lui ogni uomo. Questa è la missione di ogni sacerdote e religioso, ma anche di ogni cristiano. Non possiamo esimerci dall’essere testimoni della risurrezione e non possiamo tirarci indietro dall’essere pescatori di uomini. Lo chiediamo per i sacerdoti, perché continuino instancabilmente ad annunciare la buona notizia della risurrezione; lo chiediamo per i ragazzi perché, come buoni pesci, si lascino catturare nella rete della chiamata del Signore perdiventare a loro volta pescatori di uomini. E se non comprenderanno subito a cosa Dio li chiama, si fidino, si lascino condurre da Cristo e con stupore comprenderanno che solo seguendo Cristo troveranno vita vera e felicità senza fine.Non smettiamo mai di annunciare che Cristo è vivo e proprio perché vivo continua a parlare al cuore dell’uomo, continua a chiamare i giovani a seguirlo anche nella vita sacerdotale e religiosa, li chiama ad essere uomini e donne forti in questo mondo così spesso agitato come le onde del mare, cupo quanto il sepolcro, così spento quanto il cadavere che le donne cercavano. Ma quel cadavere non c’è più. Cristo è risorto, davvero è risorto! Vive in noi perché non temiamo le tempeste della vita e con lui, sulla barca della nostra esistenza, continuiamo la missione per la quale ci ha chiamati.