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Veglia di Pentecoste

8 giugno 2019

È un grande caos il nostro mondo, come era un grande caos Babele. Proprio là dove l’uomo voleva toccare Dio con un dito, Dio con il suo dito ha toccato la lingua dell’uomo facendo in modo che tutti si disperdessero e più nessuno si comprendesse. Oggi, in questo nostro mondo, non ci si capisce più nei valori della vita, nelle scelte esistenziali, nello stile di vita, non perché Dio abbia sconvolto la lingua del mondo, ma perché il mondo non parla più la lingua di Dio. Non c’era bisogno di voler toccare Dio con un Dio, perché Dio è sceso sulla terra nel Figlio suo Gesù Cristo, ma il mondo – scrive Giovanni nel suo prologo – non lo riconobbe; venne tra i suoi, ma i suoi non l’hanno accolto. Oggi invece si pensa di essere come Dio anche senza volerlo più toccare con un dito, perché in questo nostro vecchio mondo tutti si pensano al pari di Dio, tutti vogliono saperla più degli altri, tutti vogliono prevalere su tutti e tutti contro tutti avviene anche oggi ciò che è avvenuto a Babele al tempo delle origini. È il caos oggi come allora. E tutti vogliono essere come Dio, comandare il creato come fossero Dio, sistemare l’universo neanche fossero Dio. Come non ricordare la famosa scena e il battibecco tra don Camillo e Peppone in cui vi era la “gara” tra gli orologi, quello comunale e quello parrocchiale.

Rileggiamo la diatriba:

Don Camillo: Hai di nuovo messo avanti il tuo sporco orologio?!

Peppone: Non vorrete mica che si resti in ritardo sulla reazione?

Don Camillo: La torre segna l'ora solare, il sole non fa politica: il tuo orologio va avanti.

Peppone: È l'orologio del popolo, se è in ritardo sul popolo tanto peggio per il sole e tutto il suo sistema!

Don Camillo: Poh, Signore difendetemi, la Terra non gli basta più, vogliono rifare l'Universo.

Ma finito il colloquio don Camillo si precipita a portare avanti le lancette della torre campanaria.

Sì, questo meraviglioso film ci insegna che girano le lancette, passa il tempo, ma le cose non cambiano. Vogliamo farci padroni della terra e non sappiamo metterci nelle mani di Dio, vogliamo impossessarci dell’universo e non facciamo altro che allontanarci da chi l’ha creato e lo regge.  Chissà quando questa Babilonia, o Babele, finirà mettendoci invece sotto la guida dello Spirito, che pur nelle diversità delle persone tutti ci unisce in un solo corpo? Chissà quando avverrà ciò che è avvenuto nella nuova Pentecoste, quando lo Spirito suggerì lingue nuove agli apostoli, non per disperderli, ma per unire la sua Chiesa sotto un’unica parola, quella del Vangelo? Chissà quando l’uomo anziché voler toccare il cielo con un dito, si lascerà toccare il cuore dal dito di Dio che è il suo Santo Spirito?