I di Avvento A

27 novembre 2016

Uomo giusto e retto, era rimasto solo sulla faccia della terra: Noè. Gesù si serve di questa figura per spiegare la venuta del giorno glorioso del Signore. La figura di un uomo, un patriarca, che non si è lasciato sorprendere dal diluvio imminente. Un uomo che ha vissuto in modo retto e ha testimoniato con la vita la rettitudine dei figli di Dio. Una testimonianza inavvertita, inascoltata dagli uomini. Noè era diventato portavoce di un Dio stanco del peccato dell’uomo, di un Dio che desiderava la conversione dell’uomo, mentre l’uomo continuava ad agire contro il disegno di Dio. Dio era il vero inascoltato. Come oggi. Dio parla attraverso le Scritture, Dio parla attraverso l’uomo di oggi, ma quante orecchie tappate, quanta indifferenza di fronte a una parola che ridonerebbe al mondo di oggi verità e giustizia? E mentre Dio attraverso l’anziano Noè metteva in guardia il mondo dal diluvio, oggi attraverso questo patriarca mette in guardia ogni uomo: non lasciamoci sorprendere dalle acque del male e del peccato che portano solo morte. Portano alla morte di un cuore che non sa più ascoltare, di un cuore che non è più capace di accogliere la parola di Dio e trasformarla in parole buone, belle, in parole che rimandino a Dio, parlino di Dio, parlino come Dio. Dentro il frastuono di questo mondo che va verso la deriva del relativismo dove tutto è lecito e nel quale si può fare ogni cosa, non si ha più tempo per Dio. E avviene anche oggi quanto avveniva ai tempi di Noè: tutti fanno tutto senza porsi troppe questioni, il male è visto come bene e il senso del peccato è completamente svanito. San Paolo ce l’ha detto con altre parole, esprimendo questioni ben più gravi: Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. C’è bisogno di voltare pagina. Anzi, c’è bisogno di cambiare libro. Il mondo ha urgete bisogno di porre al centro dei suoi interessi le Scritture per lasciarsi guidare non verso la deriva del nulla, ma verso solidi valori che cercano il vero bene dell’uomo. Abbiamo bisogno di uomini saggi che come Noè ci parlino di Dio, come Dio e in nome di Dio. Ci servono patriarchi saggi che attraverso la loro vita traducano il vangelo in belle parole per l’oggi dell’umanità così vago, incerto, privo di valori. Non abbiamo bisogno di chi ci racconti il passato come se fossero i tempi migliori, non abbiamo bisogno di persone che ci facciano vergognare del presente, non abbiamo bisogno di persone che ci facciano aver paura del futuro. Abbiamo bisogno nel presente di quella saggezza passata per progettare al meglio il futuro delle nostre famiglie, del nostro paese, della nostra civiltà. Ricorda i giorni del tempo antico, medita gli anni lontani. Interroga tuo padre e te lo farà sapere, i tuoi vecchi e te lo diranno – troviamo scritto nel libro di Daniele –. E chi sono queste persone che traducono nell’oggi la saggezza passata? Chi sono quei libri aperti da consultare perché il presente non sia una fotocopia del passato, ma uno stimolo per il futuro sempre pieno di sorprese? Sono i nostri patriarchi, i nostri nonni che con pazienza e tenacia insegnano ai nipoti la buona parola, insegnano ai figli le cose sagge imparate dall’esperienza di una vita semplice, povera e travagliata dalle sofferenze. Sono loro che ci hanno permesso di incontrare Dio attraverso le Scritture da loro ascoltate, assimilate e testimoniate. Ma cosa significa incontrare Dio nelle Scritture? Cosa significa assimilarle? Lasciarci incontrare dalla Parola di Dio significa fare in modo che le nostre parole diventino sempre più buone come la sua. E una delle parole che pronunciamo o che possiamo pronunciare è “Grazie”. Grazie per quello che abbiamo ricevuto dai nostri patriarchi, ovvero dai nostri anziani, dai nostri nonni. Pronunciare parole come un semplice “Grazie” ci aiuta a comprendere il grande dono ricevuto attraverso parole buone, che traducono la Parola di Dio che prende carne nella nostra vita. I nonni dunque non devono mai smettere di insegnare con la loro parola cose buone e sagge, come fece il vecchio Noè che però, inascoltato, rimase l’unico giusto sulla faccia della terra, e i più giovani non devono mai stancarsi di accogliere insegnamenti buoni e retti che vengono dalla sapienza degli anziani. Anche i nonni oggi sono chiamati a spiegare le scritture con le loro semplici e sagge parole e con il loro esempio. Che il loro ricordo o la loro presenza siano per tutti uno stimolo a rendere grazie al Signore per quanto ci è stato tramandato e un’occasione seria e importante per mettere in pratica quanto Dio ci ha trasmesso grazie alla loro “predicazione”.