Pentecoste

20 maggio 2018

Quante cose avrebbe voluto dire ai suoi il Signore, ma il tempo ormai era compiuto. Sì, era giunto al suo compimento, ma non alla sua fine. Quel compiersi del tempo terreno per il Signore dava inizio al tempo dello Spirito attraverso il quale Egli continua ancora oggi a parlare al nostro cuore come ha parlato agli apostoli mentre il giorno di Pentecoste stava volgendo al suo compiersi, spingendoli a parlare lingue nuove, comprensibili a tutti, perché la sua Parola di verità è una parola che può arrivare al cuore di tutti. Una parola, la sua, che ci chiama ad aprire la porta di casa per lasciare entrare quel soffio che invade e pervade tutta la nostra esistenza, come avvenne quel giorno quando “venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi”. Anche in noi lo Spirito irrompe per chiamarci a vita nuova. Lo fa con i ragazzi chiamandoli alla sequela del Signore per comprendere quale sia la loro vocazione e per comprendere quale strada imboccare nella vita; irrompe nella vita di un adolescente per fortificarlo e renderlo capace di scelte sagge e controcorrente, soprattutto quando il mondo di oggi sembra trascinare in quei vortici di vita sbandata che promettono felicità e si rivelano illusioni; irrompe in un giovane per renderlo capace di costruirsi una vita felice e davvero realizzata, malgrado le prospettive del lavoro non siano magnifiche, ma nello stesso tempo spinge ogni giovane a non stare con le mani in mano aspettandosi uno stile di vita dove lo sforzo sia minimo e il reddito massimo. Irrompe nelle nostre famiglie per rendere i genitori veramente coscienti della loro missione educativa in una società dove il permissivismo la fa da padrone e i ragazzi sembrano prendere per il naso i genitori conducendoli dove vogliono; irrompe nella vita degli adulti perché siano esempio per le giovani generazioni e li aiutino a puntare in alto nella vita; irrompe nella vita dei catechisti per renderli gioiosi della loro bella opera di evangelizzazione, ma nello stesso momento per colmarli della sua forza nei momenti di delusione, soprattutto quando annunciare Cristo ai ragazzi di oggi diventa faticoso perché troppo distratti da tante cose, ma ancor più deludente quando alcune famiglie alle spalle sembrano non esserci, soprattutto perché troppo impegnate da altri interessi per i figli, come lo sport, pensando di voler crescere i figli secondo le loro aspettative e non come vuole il Signore; irrompe negli insegnanti, negli allenatori, negli educatori di ogni genere perché siano per gli educandi un faro sicuro che illumina la vita di quei valori che abbiamo perso, purtroppo. Lo Spirito irrompe nella vita di tutti noi per farci capire a quale vocazione il Signore ogni giorno ci chiama e per accompagnarci a realizzarla per il bene nostro e di chi ci sta intorno. Irrompe, lo Spirito, per cambiare un po’ il nostro modo di essere cristiani, vincendo in noi quell’apatia che spesso ci caratterizza e per renderci forti contro la spossatezza che ci assale quando pensiamo che del Signore non ne abbiamo bisogno. E poi irrompe in noi come irruppe in quella casa per stanare gli apostoli rendendoli coraggiosi e capaci di parlare lingue nuove. Ma cosa sono per noi oggi queste lingue nuove? Non sono altro che gli strumenti, i mezzi, le capacità nuove che siamo chiamati a mettere in atto per annunciare il Vangelo soprattutto a quei cuori più indifferenti e raggelati dal menefreghismo. Il fuoco dello Spirito, attraverso la nostra buona testimonianza, il nostro buon esempio e i nostri nuovi modi di vivere da cristiani, possa riscaldare anche questi cuori così apatici di fronte alla chiamata del Signore. Lasciamo allora che il calore dello Spirito ci aiuti a vincere i desideri della carne. “La carne infatti – scrive Paolo – ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”. Che lo Spirito possa vincere la nostra opposizione alla sua opera, possa cambiare il nostro modo di vivere e ci aiuti a prendere decisioni forti nella vita. Ci cambi il Signore e renda salda la nostra fede come fece quel giorno, quando “Andrea, incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» - che si traduce Cristo - e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» - che significa Pietro” (Gv 1, 40-42). A Simone cambia il nome in Pietro che significa pietra e su quella roccia Cristo edifica la sua Chiesa. Che possa cambiare anche noi con la forza del suo Spirito, rendendoci cristiani forti come una pietra, testimoni saldi come una roccia nella vita cristiana ogni giorno della nostra vita, meno paurosi di Cristo e della sua chiamata, meno distaccati dal Maestro che anche oggi ad ognuno ripete: «Tu sei Pietro» e sulla tua vita desidero edificare la mia Chiesa.