XX del tempo ordinario A

20 agosto 2017

Donna e per giunta Cananea, cioè pagana: è colei che va a importunare Gesù, secondo l’idea degli apostoli, che alla sua richiesta si rivolgono a Gesù implorandolo: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Un modo fine e discreto per dire: «Esaudiscila, perché ci sta alquanto rompendo le scatole e ci sta infastidendo non poco!». E Gesù non fa una piega. Anzi: non solo non le da retta, ma ai discepoli che vogliono liberarsene presto, sottolinea come la sua missione sia per il popolo eletto da Dio, non per i pagani. Non so se chiamare Gesù con l’appellativo di cafone e maleducato o discriminatore. Forse a pensarci bene Gesù è proprio forte in queste cose: non vuole fare né il vile né il razzista di turno. Vuole solo mettere alla prova quella donna e i suoi discepoli. Egli, infatti, con quella rude espressione e di basso livello – «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini» – mette in discussione quella povera donna che chiede non per lei, ma per la figlia, la guarigione. È quanto mai profonda la risposta di quella cananea: «È vero, Signore, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Sembra lasciarsi insultare e disprezzare, pur di farsi aiutare da colui che lei stessa, pagana e forestiera, chiama Signore. È di una tenerezza incredibile: accetta la bassezza del cagnolino pur di ricevere aiuto dal padrone. Agli occhi di molti potrebbe sembrare una cosa di tornaconto o una falsa umiltà: d’altronde, è risaputo, che quando ci interessa qualcosa siamo pronti ad abbassarci ad ogni livello pur di ottenerlo. Ma il Signore in questa donna trova una grande fede, quella stessa fede che l’ha portata a non demordere, a non allontanarsi dal Signore dopo l’insulto, quella fede che le permetterà di ottenere ciò che chiede. La fede ha bisogno di costanza, ma anche di conversione. La fede che subito si arrende è opportunista, mentre quella che non converte è becera. Quante volte infatti nei discorsi riguardanti la fede si trovano persone che dicono di averla abbandonata perché il Signore non ha dato ascolto alle preghiere. O quante altre dicono di aver abbandonato la fede perché il Signore non si è fatto sentire. Ma che fede stupida è questa? Non è il Signore che deve farsi sentire, ma è l’uomo che deve lasciare il cuore aperto perché il Signore possa agire e convertire quei cuori tanto chiusi e induriti perché possano cambiare vita. Il Signore non chiude le porte, mette alla prova. San Paolo stesso ribadisce come la conversione sia una prerogativa di fede. Scrivendo ai cristiani di Roma, convertiti dal paganesimo, dice: “Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia a motivo della loro disobbedienza, così anch’essi ora sono diventati disobbedienti a motivo della misericordia da voi ricevuta, perché anch’essi ottengano misericordia”. E Isaia, prima ancora, dà voce a Dio scrivendo: «Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo e per amare il nome del Signore, e per essere suoi servi, quanti si guardano dal profanare il sabato e restano fermi nella mia alleanza, li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera». Chi sono gli stranieri di cui parla il profeta? Sono i pagani che, convertitisi al Signore, vanno a lui con un cuore puro, per questo il Signore dice: «I loro olocausti e i loro sacrifici saranno graditi sul mio altare, perché la mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli». Tutti possono aderire al Signore, perché egli è il Dio di tutti i popoli. È colui che agisce nel cuore di tutti e oggi preghiamo intensamente perché agisca anche nel cuore di chi vigliaccamente e senza pietà uccide nel suo nome, riportando al presente quel passato sanguineo, quando i cristiani stessi uccidevano nel nome di Dio. Supplichiamo il Signore perché con la sua potenza cambi il cuore degli uomini violenti e omicidi e attraverso l’intelligenza umana possa ristabilirsi la pace su questa terra così insanguinata fin dai tempi di Caino e Abele. La fede dunque non è fede senza un’autentica conversione e non è fede senza la costanza di chi continua a pregare il Signore perché possa guarirlo. Allora anche noi oggi, oltre a pregare per chi minaccia questo mondo soccombendolo con il terrore e la morte, preghiamo perché il Signore converta il nostro cuore e lo renda a lui gradito, tolga da ciascuno i segni dell’odio e della violenza, della vendetta e del rancore e doni a noi come al mondo intero un segno di speranza grazie all’impegno di ognuno nel costruire una società migliore, più giusta e più umana, come Dio stesso ha detto per bocca del profeta: «Osservate il diritto e praticate la giustizia, perché la mia salvezza sta per venire, la mia giustizia sta per rivelarsi». Senza la fede la conversione non può attuarsi e senza una preghiera insistente al Signore la fede non può tenere spalancato il cuore perché Dio agisca nel migliore dei modi, quello che lui ritiene più opportuno per noi, così da convertirci a lui. Che il Signore ci doni la fede di quella donna, che convertendosi a lui ha ottenuto per sé e per la propria figlia la salvezza; così anche la nostra fede implori al Signore per noi e per il mondo la salvezza tanto agoniata.