Sant’Alessandro martire

26 agosto 2017

«Ora dominano superbia e ingiustizia, è il tempo della distruzione e dell’ira rabbiosa». Sono le parole che troviamo nel libro dei Maccabei (2, 49-52.57-64 ) e che Mattatia rivolse ai figli in punto di morte. E di fronte alle minacce di morte e di distruzione che invadono la terra si scatena l’ira rabbiosa di ognuno, che non ne può più di sentire parlare solo di fatti e avvenimenti sconvolgenti che la cattiveria umana sa produrre. Ma le parole di Mattatia non finiscono lì. Egli, testimoniando ai figli un segno di speranza e di coraggio, dice loro: «Ora, figli, mostrate zelo per la legge e date la vostra vita per l’alleanza dei nostri padri. Ricordate le gesta compiute dai padri ai loro tempi e traetene gloria insigne e nome eterno. Non abbiate paura delle parole del perverso, perché la sua gloria andrà a finire nei rifiuti e ai vermi; oggi è esaltato, domani non si trova più, perché ritorna alla polvere e i suoi progetti falliscono. Figli, siate valorosi e forti nella legge, perché in essa sarete glorificati». Oggi vogliamo ricordare le gesta valorose di un padre nella fede, Alessandro, che nel suo atto estremo di accettare la morte piuttosto che rinnegare il Vangelo, ci comunica la forza per non soccombere e non impaurisci di fronte agli attacchi dell’odio umano. Anche egli ci dice: «Non abbiate paura del malvagio, perché la sua gloria andrà a finire nei rifiuti e ai vermi; oggi è esaltato, domani non si trova più, perché ritorna alla polvere e i suoi progetti falliscono». Ce lo dice lui, che per Cristo e per il Vangelo ha letteralmente perso la testa. A lui, infatti, fu tagliata per non avere rinnegato la fede nel suo Signore. Quanti cristiani oggi perdono la testa per lo stesso motivo e quante persone vengono uccise per la malvagità seminata dal maligno nel cuore umano. Ma Alessandro oggi ci esorta a non mollare, ma a perdere anche noi, in senso letterale, la testa per Cristo. Egli l’ha persa fisicamente, mentre al mondo di oggi serve perderla nel senso affettivo. Cosa significa infatti l’espressione “perdere la testa” per qualcuno se non innamorarsi o anche solo affezionarsi a una persona? Ecco, noi – ci dice Alessandro con la sua testimonianza – dobbiamo perdere la testa per Cristo, per la sua Parola, per la sua Chiesa. Ci dice che ogni giorno la vita del cristiano è autentica se perde la testa per Cristo, innamorandosi della sua Parola e affezionandosi a Lui che vive nella Chiesa attraverso i sacramenti. E cosa significa martire? Martire è il testimone e testimoniare ci richiama al “metterci la testa”. Quest’altra espressione è molto simile al concetto di “perdere la testa”. Per essere testimoni di Cristo non dobbiamo far altro che perdere la testa per Lui, come ha fatto il martire Alessandro, nostro patrono. Solo così coloreremo il mondo  di civiltà, di senso, di amore. Toglieremo via il grigiore e la puzza di morte seminata dai servi del male e dalle persone che sanno solo incupire questo mondo parlando male degli altri e seminando odio. Al martire Alessandro chiediamo oggi di intercedere per noi e per questa terra bergamasca resa cristiana dal suo sangue, perché il Signore doni a noi il suo stesso coraggio nel testimoniare la vita cristiana e chiediamo al nostro patrono di non smettere mai di ripeterci quelle parole che per lui, condottiero valoroso, sono diventate quanto mai esemplari: «Figli, siate valorosi e forti nella parola del Signore, perché in essa sarete glorificati». Martire Alessandro, donaci l’esempio di una fede coraggiosa per non aver paura di perdere la testa per Cristo! E tu, uomo forte e valoroso, prega per noi e per questa nostra amata terra. Amen.