SS. Trinità C

12 giugno 2022

 

Potremmo dire: «Grazie Signore per considerarci ignoranti», visto che hai detto: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso». Saremmo davvero ignoranti se il peso non lo dessimo noi alle parole che ha detto; infatti non ha parlato di incapacità mentale o intellettiva, ma di peso; non ci ha detto che non siamo capaci di intendere e di volere, ma semplicemente che le molte cose che aveva ancora da dire sarebbero state troppo pensanti per i suoi discepoli, tra i quali noi oggi, senza l’aiuto di quella forza tanto grande quanto invisibile che è lo Spirito Santo, che abbiamo celebrato nella Pentecoste.

Pensiamo a un bambino quando gioca a fare il grande, quando vede il papà che porta un grosso peso e vuole imitarlo cercando di compiere le stesse mosse; adesso pensiamo al papà, a cosa fa il papà: gioca anche lui; non lascia stramazzare a terra il figlio sotto il peso che cerca di portare, ma si fa piccolo accanto a lui e con grande soddisfazione tira fuori tutto il suo orgoglio di padre e lo aiuta, anche solo con un dito, a portare l’oggetto in questione.

Riflettiamo su noi: siamo come quel bambino che per un attimo abbiamo immaginato, pensando a nostro figlio o nostro nipote; vorremmo portare il grande peso spirituale, morale, culturale che è racchiuso nel Vangelo di Cristo, Figlio di Dio, ma non ci riusciamo, non perché ignoranti, ma perché fragili. Ecco arrivare Dio, nostro Padre che con grande orgoglio si fa accanto a noi e, anche se spesso siamo capricciosi con Lui e talvolta indifferenti, ci dona la sua forza, il suo braccio o forse anche solo un dito per aiutarci e sostenerci: questa forza, questo braccio, questo dito di Dio ha un nome e questo nome è Spirito Santo.

Forse, senza volerlo, abbiamo spiegato la Trinità beata; certo, non con la teologia dei grandi pensatori e padri, come Ambrogio, Agostino, Tommaso d’Aquino e tanti altri, uomini di gran peso per la Madre Chiesa; l’abbiamo fatto con la semplicità del salmista, che di fronte al creato pensa all’immensità di Dio ed esclama:

Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,
che cosa è mai l'uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell'uomo, perché te ne curi?

Quindi, accortosi di quanto Dio ha fatto per l’uomo nella sua bontà, malgrado la piccolezza dell’uomo, torna ad esaltare Dio e a congratularsi per quanto Egli, il Sommo Bene, l’autore impeccabile di ogni cosa ha creato:

Davvero l'hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.
Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi.

Cosa siamo noi, piccoli e fragili, davanti all’immensità di Dio? Cosa siamo noi di fronte alla bontà infinita di Dio? Cosa siamo noi? Eppure il Signore non ci fa pesare questa distanza solo perché ci ha semplicemente detto che non siamo in grado di portare il peso di tutto ciò che potremmo sapere; non ci ha detto nemmeno che siamo un niente, ma che essendo ripieni di Spirito Santo potremo pian piano imparare ogni cosa, proprio come fanno i bambini che, con pazienza – a volte anche troppo poca – imparano ciò che apprendono dal papà e dalla mamma, dai nonni e nonne, dagli educatori che, adempiendo sapientemente alla loro vocazione, trasmettono i grandi valori della vita. Ci vuole forza anche per trasmettere i grandi valori, come quello della Sapienza, che sotto queste spoglie, si diverte con il Creatore a creare e ricreare, a giocare davanti a lui in ogni istante, sul globo terrestre, ponendo le sue delizie tra i figli dell'uomo.

Che strane cose succedono, che grandi effetti subisce l’uomo! Se intendiamo la parola subire come qualcosa di negativo, di schiacciante e opprimente, con la Trinità Santa è il contrario. Sub-ire: andare sotto; sì, chi sta sotto è Dio Padre, che ci solleva come bambini sulle sue spalle e ci accompagna, ci porta, ci sostiene con la forza del suo Spirito; ci fa vedere dall’alto le cose tanto da sentirci grandi, importanti, a nostro agio e sicuri: perché sulle spalle di Dio si è sempre al sicuro. Anche Cristo, il Figlio, era in alto, quando dal Golgota aveva davanti la grande valle del mondo intero, dei figli di Dio e fratelli suoi da salvare e da redimere. Ecco, il Figlio è lì davanti a noi per mostrarci l’amore del Padre, che ci tiene al sicuro sulle spalle e nello stesso momento ci insegna a camminare, guidati dal suo braccio, lo Spirito, per seguire il Cristo, suo Figlio e nostro Maestro, per vie a volte sconosciute e impervie, a volte semplici e spianate, a volte un po’ pericolose – anche se in quelle ci cacciamo noi – a volte complicate: ma è lì, la Trinità è lì.

Che ci siano altre parole per comprendere il mistero della Trinità, parole molto più elevate, lo so, lo sappiamo, ma a me bastano queste per sapere che è qui con me, per sapere che la Trinità è qui.