XXII del tempo ordinario C

28 agosto 2022

 

Difficile è capire il Vangelo quando non siamo sulla stessa frequenza d’onda, un po’ come pretendere di comunicare via radio quando i canali dell’una e dell’altra sono differenti.

Rientrano, forse, nella nostra mentalità le parole del Siracide:

Figlio, compi le tue opere con mitezza,
e sarai amato più di un uomo generoso.
Quanto più sei grande, tanto più fatti umile,
e troverai grazia davanti al Signore.

Chi di noi è disposto ad umiliarsi per trovare grazia davanti a Dio, se siamo convinti che l’umile è un perdente ed è grande chi sa imporsi? Chi è disposto a vivere nel nascondimento compiendo il bene silenziosamente senza cercare la gloria personale che da lustro agli occhi di molti se per essere importanti davanti agli uomini bisogna continuare a far parlare di sé?

Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi,
ma ai miti Dio rivela i suoi segreti.

Ci interessano di più le parole che spendono gli uomini facendoci sentire importanti o preferiamo crescere in grazia davanti a Dio?

L’orgoglio. Brutta bestia quando ce lo portiamo dentro. Non accettiamo rivali, non sopportiamo di soccombere, continuiamo a competere e non riusciamo a perdere. Come non pensare al grande santo, di cui oggi si fa memoria, Agostino che, nelle sue Confessioni, apre il proprio cuore a Dio e leggendole ci permette di aprire il nostro:

Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ed ecco che tu stavi dentro di me e io ero fuori e là ti cercavo. E io, brutto, mi avventavo sulle cose belle da te create. Eri con me ed io non ero con te. Mi tenevano lontano da te quelle creature, che, se non fossero in te, neppure esisterebbero. Mi hai chiamato, hai gridato, hai infranto la mia sordità. Mi hai abbagliato, mi hai folgorato, e hai finalmente guarito la mia cecità. Hai alitato su di me il tuo profumo ed io l'ho respirato, e ora anelo a te. Ti ho gustato e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato e ora ardo dal desiderio di conseguire la tua pace.

Il Signore desidera che il nostro cuore si apra all’incontro con lui per poter cambiare il nostro orgoglio in umiltà, il nostro egoismo in generosità, il nostro io in un tu che sappia parlare di Dio a chi incontriamo. lasciamoci vincere dal Signore e non saremo mai perdenti, perché il cuore sapiente medita le parabole, un orecchio attento è quanto desidera il saggio. Spesso, però, il nostro orecchio è chiuso alla parola del Signore e più aperto alle proprie convinzioni.

Un giorno si presenta un uomo, dal passato un po’ fragile, instabile, fatto di molti cedimenti soprattutto nel vasto campo della droga. Si definisce orgoglioso, ma grazie all’incontro con la sua futura moglie comprende di aver abbandonato il vecchio comportamento e di aver intrapreso una nuova vita. L’arrivo dei figli lo rende ancor più consapevole dell’importanza di non commettere più sciocchezze. Con la pandemia tutto si complica, il lavoro non va per niente bene e deve chiudere l’attività. Trova un altro impiego, massacrante negli orari, e per arrotondare accetta anche lavori extra che lo portano fuori casa anche la notte. L’orgoglio torna a farti vivo e sempre più insistente: deve farcela, deve resistere, deve mantenere la famiglia e i suoi splendidi bambini sono tutto per lui. In un momento di sconforto e di abbattimento cede alle lusinghe del passato: cosa sarà mai una sporadica assunzione di sostanze stupefacenti? Sa bene come comportarsi, sa bene cosa vuol dire, sa bene che una piccola carica gli permette di superare il triste momento nel quale tutto va a picco. Lui è convinto, il suo orgoglio gli dice che ce la farà, una spintarella narcotica e anestetica non è poi la fine del mondo. Sarebbe peggio “attaccarsi via”, pensa. Non rivela a nessuno questo suo stato d’animo, tiene tutto per sé sempre più convinto di farcela; ma c’è un particolare troppo importante che il suo orgoglio gli tiene nascosto: sua moglie viene a saperlo e viene a scoprire non solo la caduta nel passato rocambolesco, ma anche la perdita di tutto. È così che si accorge di aver perso ciò che aveva di più prezioso e che il suo orgoglio non gli avrebbe restituito: la fiducia della sua sposa. Una donna, questa, che non si è sentita tanto tradita quanto inutile, perché quell’uomo, a motivo del suo orgoglio, non le ha chiesto aiuto, non le ha chiesto di condividere il peso che stava portando, non le chiesto di fare fatica insieme a lui e questo per il puro e nobile desiderio di non farla soffrire, di non farle pesare questa situazione, di non farla star male. Ma quella donna desiderava star male, desiderava soffrire, desiderava condividere la fatica del peso, perché chi ama si dona e chi si dona non soccombe.

Figlio, compi le tue opere con mitezza,

e sarai amato più di un uomo generoso.

«Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».