Carissimo Bambino di Betlemme,

puntuale come una sveglia è arrivato il tuo Natale. E io, questa notte, non posso che scendere dalla cattedra, perché è giusto che salga tu, che sei il nostro Maestro, come ti rivelasti un giorno ai tuoi discepoli, dicendoloro: «Uno solo è il vostro maestro, il Cristo» (Cf. Mt 23,8). Mi metto qui, perché sento l’urgenza e il bisogno di imparare non tanto l’italiano, la matematica, la storia, la geografia o le scienze, anche se un ripasso non mi farebbe male, quanto la necessità di pregare. Sì, ho bisogno di imparare a pregare.

 

Mi sento nelle orecchie il suono di quella campanella che ci richiamava all’ordine e ci intimava che l’ora di entrare in classe era arrivata, anche se non ci volevo mai entrare e sulla porta aspettavo con i miei compagni l’arrivo dell’insegnante, quasi che quell’attesa ci desse un po’ di respiro in più. Tu sei arrivato ed ora sento solo il bisogno di prendere posto e dirigere il mio sguardo e il mio intelletto verso di te.Vorrei imparare a pregare con attenzione, perché mi rendo conto che i pensieri occupano la mia mente e faccio fatica a concentrarmi; sono certo, però, che se mi trovi o mi troverai un po’ distratto, non mi metterai un richiamo sul registro, ma ti farai ancora vicino a me, come ad ogni uomo, per raccogliere i miei pensieri, le mie gioie, le mie speranze, i miei desideri e persino le mie preoccupazioni: sono parte della mia vita, della nostra umana vita, e tu, dolcissimo Bambino, ti sei fatto uomo per caricare sulle tue spalleil cuore dell’uomo colmo o distratto da tanti sentimenti.

 

Sono qui, in questa santa e straordinaria notte, per ascoltare i tuoi vagiti che suonano come parole alle mie orecchie, parole che rispondono e che indirizzano, parole che sostengono o che correggono, parole che incoraggiano o parole che rimproverano. Mi sono accomodato su questa sedia, come a scuola, all’ultimo banco per paura di essere sotto lo sguardo terrificante dell’insegnante, nella speranza di nascondermi dietro a qualche compagno e sfuggire così all’interrogazione. Ma è inutile: a te nulla e nessuno è nascosto. Il cuore di ciascuno tu lo conosci fino in fondo e sai già di cosa ognuno ha bisogno. Spesso, quando veniamo da te,abbiamo la preoccupazione e l’esigenza di dire tante cose, ma tu stesso ci ricorderai che nella preghiera non serve sprecare parole, perché Dio, tuo e nostro Padre, conosce già ciò di cui abbiamo bisogno. Allora cerco di imparare a pregare ascoltando, sì, ascoltando il silenzio che è intorno a me, che è lo stesso silenzio che ti avvolgeva nella santa notte di Betlemme; viviamo oggi in un mondo bombardato da parole, da suoni, damessaggi e facciamo fatica ad ascoltare. Ho bisogno di imparare a pregare stando davanti a te in silenzio per lasciarti parlare, perché tu, che sai di cosa ho bisogno, mi possa aiutare a comprendere se i miei desideri sonobuoni o devono essere corretti.

 

Vedi, Bambino, sei arrivato mentre sulla terra esplodono bombe, i bambini vengono torturati e uccisi, come avvenne ai tuoi giorni a causa del carnefice Erode. Tutti qui abbiamo desideri di pace e nel nostro cuore rimbalzano le domande più vere e quelle più inquietanti, racchiudibili tutte in una sola: perché? È un grosso punto di domanda che scriviamo sulla lavagna della nostra vita: perché il dolore, perché la guerra, perché la sofferenza, perché la cattiveria e la malvagità dell’uomo, perché la malattia e perché la morte dei propri cari e di chi amiamo? Perché? Io questa notte sono pieno di domande come il cielo è pieno di stelle, ma so bene che proprio a quelle dobbiamo puntare. Mi sembra infatti di ricordare vagamente dai tempi della scuola, che desiderare significhi proprio “puntare alle stelle”. Bambino, ti chiedo: l’uomo di oggi, i nostri ragazzi, i nostri giovani, gli adulti e gli anziani hanno ancora desideri nel cuore? Hanno ancora desideri di bene che permettano loro di puntare in alto, desideri guidati da quella stella luminosa che sei Tu che, tra le nubi degli interrogativi più profondi, risplendi ancora di pienaluce?

 

Faccio fatica, Bambino, a trovare risposte vere, per questo sono qui, alla tua presenza, per imparare a pregare interrogandomi e, mentre ti pongo queste domande, voglio anche imparare a pregare apprendendo quelle risposte che tu infili nel nostro cuore come bigliettini con la soluzione ai problemi. Chi non l’ha fatto di mettere i fogliettini con le soluzioni nell’astuccio o nel vocabolario durante la verifica o l’esame? Se quelli erano illegali, sono certo che tra le pagine della nostra storia tu infili le parolepiù belle, il tuo Vangelo che, se non risolve i problemi della vita, ci dà la possibilità di trovarne la capacità per superare le prove, affrontare le verifiche che l’esistenza ci riserva e trovare in te, divino e umano Bambino, la possibilità di scrivere ancora stupende pagine attraverso l’inchiostro della fede. La fede: questo grande dono che, spesse volte, tiriamo fuori solo a Natale come fosse il cappotto delle grandi occasioni o il vestito della maturità o della laurea; in realtà sto capendo che la fede non è la soluzione ai problemi della vita, ma il supporto giusto che ci permette di apprendere quei suggerimenti che tu ci dai per non soccombere e quelli giusti per non commettere quegli errori che farebbero della nostra esistenza unamediocre o insufficiente prova, come quelle segnate dalla biro rossa dei professori che indicavano, e indicano ancora oggi, gli errori commessi.

 

Carissimo Bambino, io so che da quella cattedra ci guardi e niente ti sfugge; conosci le mie miserie, i miei errori, le mie aspettative e le mie capacità: spesso non comprendo i tuoi insegnamenti, ma sono certo che non ti sottrarrai a continue spiegazioni, come facevi con i tuoi apostoli e discepoli istruendoli sulle Scritture. Ecco, aiutaci a imparare a pregare spiegandoci il tuo Vangelo, poiché “Dio nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, lui lo ha rivelato” (Gv 1,18). Sì, rivelaci il volto di Dio per imparare a comprendere che Egli non è il preside da temere, ma il Padre pieno di amore, il cui criterio di valutazione è la grazia e la misericordia, che fa comprendere gli errori e rincuora con la forza del suo Spirito per non commetterne ancora.

Insomma, Bambino, non pensare di aver davanti a te i primi della classe per quanto riguarda la fede, tuttaviainsegnaci l’arte di pregare; abbi pazienza e perseveranza e sono sicuro che tirerai fuori da noi deipiccoli capolavori di cui c’è bisogno: “ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”(S. Agostino).

 

Buon Natale, Bambino.