Mercoledì delle Ceneri
22 febbraio 2023
Quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
Il Signore ci ha comandato e insegnato a pregare in segreto, in luoghi appartati e lontani, nelle stesse abitazioni. Quando preghiamo non imploriamo per uno solo, ma per tutto il popolo, perché tutto il popolo forma una cosa sola. (S. Cipriano di Cartagine)
Ciò che il Signore ci ha insegnato e San Cipriano ci ha ribadito non riguarda un luogo fisico nel quale raccogliersi in preghiera, come la stanza delle nostre abitazioni, ma innanzitutto nel nostro cuore. È proprio lì che il Padre vede, ascolta, accoglie la nostra preghiera. Ci viene insegnato che al Padre non piace la preghiera fatta per ostentazione, per farsi vedere, ma la preghiera vera, sincera, autentica: il segreto di cui parla Cristo consiste proprio in questo.
E mentre ci insegna il segreto della preghiera gradita al Padre, ci insegna anche la preghiera gradita a Dio. Egli infatti aggiunge:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male» (Mt 6,7-13)
Il Padre che è nei cieli sa bene di cosa abbiamo bisogno e Gesù Cristo ce lo insegna proprio nella casa di Marta e Maria. Di fronte a Marta che fa notare al Maestro come la sorella Maria l’abbia lasciato sola a servire, Gesù si rivolge a lei dicendole: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta» (Lc 10,42). Ecco ciò di cui abbiamo bisogno e che non serve chiedere al Padre con molte parole: abbiamo la necessità di metterci davanti al Signore per ascoltare la sua voce che parla al nostro cuore, nel nostro intimo, nel segreto della nostra “stanza”. Ma se questa è invasa da molti affanni, come potremo ascoltare il Signore? Spesso nella vita ci sobbarchiamo di molte cose, personalmente, familiarmente, comunitariamente, e questo non per vanagloria o per compiacerci, no. Lo facciamo certamente a fin di bene, con uno spirito di totale dedizione e questo è molto lodevole. Cristo, infatti, non ha detto a Marta che stava sbagliando, che era una sciocca o una presuntuosa e non ha nemmeno denigrato il suo servizio, tutt’altro: tuttavia ha sottolineato come Maria abbia scelto la parte migliore, cioè quella di entrare in relazione stretta col Signore mediante il suo atteggiamento adorante. Cristo non loda Maria perché nulla facente, ma perché tutto quello che Maria avrebbe fatto acquistasse senso e significato a partire da Cristo e perché Cristo fosse per lei e sia per noi la giusta bussola che indirizza il nostro fare. La vita contemplativa di Maria e la vita servizievole di Marta sono un tutt’uno non scindibile, ma occorre che la nostra vita trovi necessariamente momenti di preghiera intensa per ricaricare il cuore e renderlo sempre più capace di seguire il Signore in ogni cosa o in qualsiasi ambito operiamo, a costo di fermarci un momento per metterci davanti a Cristo, un po’ come quando lasciamo il nostro cellulare sul comodino in attesa che si ricarichi: sì, dobbiamo lasciarlo e non possiamo portarlo da nessun altra parte. E non ditemi che ci sono i caricatori portatili, perché si sa che quelli dovrebbero essere solo una fonte di energia saltuaria e in caso di emergenza. La nostra energia è Cristo e il nostro caricatore è la preghiera.
Per questo l’apostolo Paolo insiste con i Corinzi e dice anche a noi oggi: Vi supplichiamo: lasciatevi riconciliare con Dio. E cosa significa questo se non ritrovare il nostro vero legame con il Signore, ritrovare la via che ci porta a Lui; trovare il tempo per la preghiera, meditando le parole che il Maestro ci ha insegnato per rivolgerci al Padre, sia la nostra priorità in questo tempo di Quaresima. Liberiamo dunque la stanza del nostro cuore, perché il Padre nostro che è nei cieli possa entrare e prendervi stabile dimora e quando, come figli, andremo a Lui per chiedergli ciò di cui abbiamo bisogno, troveremo il Padre che già conosce ciò di cui necessitiamo e non tarderà a donarcelo. Ma occorre che la fede ci spinga a fargli posto e tutto ciò che di bello stiamo facendo e faremo non sarà fatto solo per un senso del dovere, seppur con gioia, o per un semplice piacere, ma senza affanni e con la bellezza di chi vive una relazione splendida Padre-figlio, che si estenderà anche ai fratelli nella vera carità.