Epifania

6 gennaio 2017

Le Scritture diventano la carta geografica per sapere dove trovare quel bambino che i segni astrali indicano come re. E mentre Erode, il vecchio Erode non può fare a meno di consultare le Scritture, perché preso dall’angoscia di essere spodestato, i Magi vogliono conoscere il luogo dove recarsi per offrire i loro doni. Sembra proprio che davanti alle Scritture non ci sia differenza per alcuno. Tutti, ma proprio tutti possono consultarle: i buoni per conoscere Dio, i malvagi per ucciderlo; i buoni per adorarlo, gli altri per toglierlo di mezzo. Tutti siamo chiamati a conoscere le Scritture per lasciarci guidare da esse all’incontro con Dio. Non possiamo farne a meno. Ciò che conta veramente è arrivare a Dio, non come Erode, ma come i magi. Basta infatti poco per pensare di aver compreso le Scritture, ma proprio quando le esaminiamo in profondità scopriamo come esse ci fanno comprendere cose meravigliose. Troppe volte pensiamo di conoscerle a sufficienza, di non aver bisogno di altre spiegazioni, eppure sia Erode che i magi ci aiutano a capire che proprio quando pensiamo di averle capite ci scopriamo ignoranti di fronte ad esse. Esse, come stella, ci guidano sì a Cristo, ma soprattutto ci aiutano a seguire la strada che conduce a Cristo. Non solo. Esse, come faro luminoso, ci mostrano quale sia la via giusta da seguire per arrivare a Cristo, perché da lui illuminati, possiamo vivere una vita luminosa, capace di illuminare le nostre scelte e aiutare coloro che ci stanno accanto a fare altrettanto. Solo chi pensa di sapere tutto della Parola di Dio non sarà mai illuminato da essa e tutto ciò che fa lo farà nell’oscurità della propria presunzione e della propria superbia. Solo chi non si lascia illuminare dalle Scritture penserà di conoscere Dio, ma non agirà mai secondo la sua volontà, perché sarà più attento a esaudire i propri istinti che non un disegno tutto speciale che Dio ha per ogni uomo. La parola di Dio ci chiama ad alzarci dal nostro stadio di indifferenza, ci chiama a lasciarci illuminare da essa: “Alzati, rivestiti di luce perché viene la tua luce”. Di cosa parla il profeta se non della parola di Dio fatta carne? E a chi si rivolge la Parola di Dio? “Tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio”. Tutti i popoli si raduneranno attorno alla Parola di Dio e i figli verranno portati alla conoscenza di questa Parola. Ecco a chi vengono spiegate oggi le Scritture: a tutti i figli e a tutte le figlie di Dio che accorrono per ascoltare i suoi insegnamenti. Tutti noi, nella figura dei magi, andiamo a Cristo, non per portare oro, incenso e mirra, ma ricevere in dono da lui la sua stessa parola e da essa lasciarci illuminare. Nella figura dei Magi troviamo tutti i popoli della terra che accorrono per lodare Dio. Dio chiama a sé i suoi figli per presentar loro la sua Promessa, la Parola data fin dai tempi antichi. E ciascuno di noi, quando si sente chiamato per nome, spesse volte usa l’espressione: “Dimmi”. È un’espressione semplice che dice tutta la disponibilità a rispondere ad una chiamata, la disponibilità a mettersi in gioco, la disponibilità ad ascoltare. La Parola infatti se non viene ascoltata non ha senso di esistere, è vuota. Dio chiama a sé tutti i popoli, tutti i figli, per donare loro la sua Parola, Cristo Gesù, perché ogni figlio, ogni uomo, ascoltando la Parola e gli insegnamenti che derivano dalle Scritture possa metterli in pratica, realizzando così una vita piena, bella e gioiosa, divenendo capace a propria volta di dare voce al Vangelo di generazione in generazione. Apriamo la Bibbia, leggiamola attentamente, entriamo tra le sue righe per lasciarci interpellare da essa. Non importa se non siamo teologi, biblisti, esperti di Scrittura. A tutti i popoli Dio si rivolge senza differenza perché a tutti egli vuole donarsi come luce che guida i nostri passi anche nei momenti più bui della vita.