I di Quaresima B

18 febbraio 2024

 

A cosa si può paragonare l’arcobaleno che Dio ha posto in cielo come segno della prima alleanza? È simile, o almeno ha la stessa forma, dell’arco che lega tra loro due altoparlanti che poniamo sulle nostre orecchie quando vogliamo ascoltare una canzone o una conferenza, senza disturbare gli altri; è simile all’arco delle cuffie che ci poniamo in testa per ascoltare meglio musica e parole. Tuttavia, questo atto può portarci anche all’isolamento dall’altro e dal frastuono che ci circonda. In un mondo pieno di fracasso è difficile udire, ma soprattutto ascoltare; l’ausilio di apparecchi acustici ha certamente migliorato la prestazione. Elisabetta, nascosta dietro la tenda della sua casa, non aveva bisogno di apparecchi acustici, perché il suo udito era perfetto. Infatti, dopo che Maria entrò nella casa della cugina e la salutò, subito Elisabetta udì Maria, la riconobbe e trasalì di gioia nell’incontrare la Madre del suo Signore. Ciò che Elisabetta sente e che la riempie di gioia incontenibile non è semplicemente il saluto di Maria, ma la Parola che Maria aveva in sé e questa Parola ha un nome: Gesù. La parola, come un arco, lega: lega tra loro le persone quando parlano, ha legato i condomini in tempo di quarantene da un balcone all’altro, lega le nazioni attraverso il dialogo dei loro maggiori esponenti, se questi sanno dialogare. È fuori dubbio che la parola che ascoltiamo e che pronunciamo leghi tra loro uomini e donne.

Gesù stesso, dopo aver provato la tentazione nel deserto per quaranta giorni, inizia a proclamare: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Il Vangelo è la buona Parola che Cristo ci annuncia e che lega ognuno al Signore e ai fratelli. Anche noi, come Gesù, facciamo esperienza della tentazione, quella stessa che porta ciascuno di noi a sostituirsi a Dio, quella che ci vede ovattati nelle nostre casse acustiche, impedendoci di interagire con Lui e con il mondo. Per comprendere questo fenomeno, basta passare tutti i giorni alla pensilina del pullman o salire sui mezzi di trasporto: vediamo studenti e adulti immersi nella musica, o in non so che, già di prima mattina, a tutto volume che poco trapela dalle cuffie, perché passa dall’altoparlante al timpano istantaneamente, col rischio di rompere la membrana, ma certo è che la musica sparata nelle orecchie di prima mattina vale più di qualsiasi timpano.

E se fosse così anche per il Vangelo? Non ho ancora avuto notizia di alcuna persona che giri in città o per le strade con le cuffie nelle orecchie e ascolti il Vangelo del giorno, una pagina della Bibbia, una meditazione degli Esercizi Spirituali, eppure magari ce ne sono o ce ne saranno. Forse, pensando che possa essere così, molti potrebbero ritenere che questi tali abbiano problemi seri di stabilità mentale, tuttavia le parole vere, quelle che dovremmo ascoltare il più e meglio possibile e farle arrivare dritte al cuore, sono proprio quelle per le quali Gesù ci ha detto: «Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Perché questo avvenga, abbiamo urgente bisogno di metterci in ascolto della Parola, quella vera, quella che non sbaglia, quella della quale non possiamo fare a meno nemmeno la mattina presto, quando le sinapsi del cervello vorrebbero solo una tazzina di caffè per svegliarsi. Abbiamo bisogno di questa Parola, la parola del Vangelo, che ci permetta di non chiudere le orecchie e il cuore isolandoci in noi stessi e dimenticandoci degli altri, di chi incontriamo, di chi potremmo salutare anziché tenere lo sguardo basso, rivolto a terra, mentre nelle orecchie facciamo entrare di tutto, pur di restare con noi stessi.

E se la mattina, sul pullman, piuttosto che alla guida dell’auto o in casa, mentre beviamo la tanto sospirata tazzina di caffè, ci mettessimo in ascolto della Parola del Signore, della Liturgia delle ore, di una meditazione del Vangelo? Suona così strano sapere che i nostri giovani che vediamo la mattina con le cuffie nelle orecchie in attesa del pullman stiano ascoltando pezzi di Parola di Dio?

Eppure, sono certo, che se ci abituassimo ad ascoltare un po’ di più la Parola di Dio, ci convertiremmo e impareremmo ad ascoltare molto di più e molto meglio il grido silenzioso di chi ci sta accanto sul pullman, in classe, al lavoro o in qualsiasi altro luogo nel quale è più facile isolarci che incontrarci. Quante parole cattive ascoltiamo in questo tempo e ci lamentiamo, perché non ne possiamo più. Perché allora quando abbiamo la possibilità di ascoltare la Parola buona del Vangelo, anche attraverso gli Esercizi spirituali, non cogliamo l’opportunità, ma la lasciamo cadere nel vuoto? O perché potendola ascoltare e meditare nei Gruppi di ascolto nelle case attraverso la Lectio Divina non proviamo nemmeno a uscire dalle nostre case? Vogliamo essere ascoltati, eppure quanta fatica facciamo ad ascoltare la Parola di Dio che ci spinge ad ascoltare la voce del prossimo che ha bisogno anche solo del nostro ascolto.