III di Quaresima B

3 marzo 2024

 

Leggevo da internet una considerazione a proposito di Quaresima, digiuni e esercizi dello spirito (spirituali), come di cose imposte e quindi, almeno così sembrava, un rifiuto categorico riassunto in un semplice, ma incisivo augurio che non sta bene ripetere. Esaminando la questione possiamo dar ragione a questa valutazione, perché le cose imposte le accogliamo come un obbligo e gli obblighi ci pesano. La cosa sbagliata di questa considerazione è sentirci cadere addosso tutto come imposto. Bene ci fa pregare l’orazione di questa settimana: O Dio, fonte di misericordia e di ogni bene, che hai proposto a rimedio dei peccati il digiuno, la preghiera e le opere di carità, accogli la confessione della nostra fragilità umana, perché siamo sempre sollevati dalla tua misericordia. Nulla ci è imposto, ma tutto ci è proposto, la Quaresima, il digiuno, la preghiera e la carità, perché attraverso questo cammino penitenziale, la nostra vita e il nostro spirito, ne traggano beneficio.

È così che vediamo la legge prestandole ascolto, un ascolto talvolta sofferto che ci sentiamo imposto. Dio, infatti, non dà a Mosè i dieci comandamenti per governare il suo popolo o per imporgli delle leggi al fine di averne il miglior controllo, ma perché il popolo d’Israele, che stava pervertendo il suo cuore, potesse tornare a Dio, non come un cagnolino al guinzaglio, ma liberato dalla schiavitù del proprio peccato. Sì, vediamo la legge come una schiavitù, come qualcosa che soffoca la nostra libertà, che ci impedisce di fare ciò che vogliamo e questo diventa per l’uomo motivo di disagio, ma soprattutto di ribellione. Non andiamo a prendere in considerazione i fatti di manifestazioni più o meno agitate che hanno impegnato la cronaca di questi giorni, probabilmente senza analizzarne i fatti veramente accaduti, e nemmeno le violazioni di legge e quant’altro; ci basti guardare nel nostro piccolo quanta difficoltà c’è nel rispettare alcune regole in oratorio, al Centro estivo, quando l’insistenza, perché i più grandi seguano i più piccoli, diventa motivo di ribellione, semplicemente perché passare nell’assoluta libertà il pomeriggio o l’intera giornata con chi più ci pare e piace è sicuramente cosa più gradita che raggiungere l’obiettivo di animare un luogo e un tempo a favore dei più piccoli. Le leggi della strada ci danno fastidio, quelle di buona convivenza non parliamone. Un giorno ho chiesto: «Perché è vietato attraversare un incrocio quando il semaforo è rosso?». La risposta non si è fatta attendere: «Perché altrimenti prendo la multa». «Risposta quanto mai stupida», dissi. Ma non mi limitai a questo. Continuai: «La multa è la contravvenzione a una legge violata, ma la vera conseguenza al non rispetto della legge è il provocare incidenti che lederebbero la propria vita, ma soprattutto quella degli altri». L’interlocutore, non un gran genio di logica, mi guardò con aria mediocre, come se per lui non fosse molto importante la conseguenza drastica, ma più il dover tirar fuori denaro per pagare una multa. Un esempio come tanti, come l’ammenda ricevuta pochi giorni fa per aver superato la velocità di 24 Km/h rispetto al limite di legge: ho sbagliato, e devo pagare, ma soprattutto devo pensare alla conseguenza di un’azione.

Dio non impone al suo popolo leggi per dare multe o castighi se non vengono rispettate, come spesso pensiamo, ma perché non rispettandole ci facciamo del male. Gesù Cristo non caccia dal tempio i mendicanti perché è severo, cattivo, arrabbiato, intransigente, ma perché, con la scusa di vendere gli animali del sacrificio prescritti dalla legge data a Mosè, i mendicanti stavano facendo della casa di Dio non un luogo di offerta, ma di mercato. Siamo capaci di contestare una legge, facendola diventare violazione di libertà, ma anche di prendere le norme e trasformarle a nostro piacimento, perché la libertà di fare come più ci pare e piace sia legittimata, verso persone, cose, ambienti. Non uccidere, non rubare, non dire falsa testimonianza e tutti gli altri: se li analizziamo bene e li applichiamo alla vita dell’uomo sono tutti comandamenti raggirabili, perché troveremmo per ciascuno un motivo per infrangerli: d’altronde anche chi uccide compie per sé un atto buono eliminando la persona che diviene un ostacolo per i suoi obiettivi, così come chi ruba compie un gesto buono per sé e per la sua smania di possesso. Chi dice una bugia lo fa per nascondere qualche errore o coprire qualche pecca, chi disonora il padre e la madre si giustifica con buoni motivi per averlo fatto. E così via. Certamente la sfilza di negazioni che Dio mette nelle mani di Mosè o la cordicella utilizzata da Gesù sembrano eccessive, come le regole di oratorio o qualsiasi altra legge, ma se ci mettessimo in ascolto comprenderemmo che anche ciò che viene imposto in realtà è per far emergere il meglio di noi stessi e per vivere e condividere questa terra senza farci del male, ma piuttosto per educarci. Ciò che il Signore ci propone e non ci impone, come Quaresima, digiuno, carità, penitenza, preghiera, è per il bene nostro e dei fratelli verso i quali si rivolge la nostra attenzione. Nessuno ci farà pagare sanzioni per non aver rispettato questi precetti, ma saremo noi, il nostro spirito, la nostra vita a pagarne le conseguenze quando, chiudendosi in se stessa, anziché aprirsi a Dio e ai fratelli in nome di una certa libertà, la nostra vita soffocherà nella ricerca di ciò che piace, ma non sempre le farà bene, come la Nutella, che piace assai e nessuno può impedire a qualcuno di abusarne, ma sì sa che col passare del tempo e delle grandi cucchiaiate il corpo ne risente fino a deteriorarsi. Per non parlare di droga, alcol e via dicendo.

Che fare? Rispettare la legge o deviarla? Un metronomo, che batte il tempo, è preciso, perché precise devono essere le note di una musica o di una canzone. Andare a tempo significa ascoltare ciò che questo strumento detta e l’obbedirgli consente all’orchestra o a un solo strumento di fare musica nel modo corretto. Cosa sarebbe di tutta la musica che ascoltiamo se i compositori, i musicisti e i cantanti non stessero al tempo dettato da un semplice strumento come il metronomo? Imponiamoci allora l’ascolto: la legge di Dio ci aprirà alla carità verso il prossimo, perché ci porterà a vivere una vita ascoltando i fratelli prima ancora che noi stessi e i nostri piaceri.