X del tempo ordinario B

9 giugno 2024

 

C’era una volta una volpe che vagava tranquilla per il bosco. Aveva appena bevuto ad un ruscello e si stava avventurando in cerca di cibo verso i campi coltivati, appena fuori dal paesello vicino.

Era già mattina inoltrata, e la fame iniziava a farsi sentire con sonori brontolii provenienti dal pancino. Ad un certo punto, dopo aver camminato per un po’, vide una bella vigna piena di bellissimi grappoli d’uva. La volpe controllò che non ci fossero pericoli in vista e si avvicinò furtiva ad uno dei grappoli, quello che le sembrava più vicino. Non c’era nessuno nelle vicinanze. Era il momento perfetto per fare un bel salto e prendersi il grappolo d’uva! La volpe quindi prese la rincorsa e… hop! Fece un balzo cercando di afferrare coi denti il grappolo, ma niente: non ci arrivò.

La volpe allora prese un po’ più di rincorsa e hop! Fece un altro balzo, ma anche questo non era abbastanza alto per riuscire ad arrivare al grappolo d’uva. La volpe allora provò a prendere una rincorsa ancora più lunga e hop! Niente, non arrivò a prendere il grappolo d’uva. Intanto il suo pancino brontolava sempre più dalla fame. La volpe provò e riprovò. Le mancava sempre un soffio per prendere il grappolo d’uva ma non c’era verso, non riusciva ad arrivarci. Stremata dalla fatica e dalla fame, la povera volpe guardò se nella vigna c’erano altri grappoli, magari più bassi, da poter prendere. Ma niente, erano tutti più in alto di quel grappolo che lei aveva cercato con tutte le sue forze di acciuffare. La volpe diede un ultimo lungo sguardo al bel grappolo d’uva che tanto aveva sognato di mangiare, e per non ammettere di non essere riuscita nella sua impresa, si disse: «Meglio così, tanto di sicuro quel grappolo era ancora acerbo e mangiarlo mi avrebbe solo fatto venire mal di pancia!» anche se sapeva benissimo che non era vero.

Così avvenne anche nei confronti di Gesù: difficile era accettare i suoi insegnamenti, così diventava più facile sentenziare: «È fuori di sé». Un giudizio grave che proveniva proprio dai suoi che, non accettando quanto Gesù insegnava in parole e opere, anziché convertirsi, hanno preferito abbandonarlo.

I suoi. Chi sono i suoi? «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?», si chiede Gesù. Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».

Compiere la volontà di Dio è difficile, sicuramente più che allungarsi per prendere un grappolo di uva. Tuttavia solo compiendo questo sforzo riusciamo ad essere veramente felici, per come Dio ci ha creato, ovvero per la felicità. Spesso invece nella vita avviene come per la volpe, o più comunemente come fanno i bambini: quando non si riesce o non si ha voglia di fare qualcosa, non resta che prendere delle scuse, delle scorciatoie, fingere che l’obiettivo non sia ancora pronto, dare la colpa ad altri o ad altro. E così restiamo con l’amaro in bocca, scontenti, non realizzati. Certo che è meglio vivere una vita al ribasso, giocare a fare gli amici più che esserlo, ascoltare solo chi ci dice quello che vorremmo sentirci dire per non andare a toccare tasti dolenti o errori fatti che non vogliamo riconoscere, perché possono avere il gusto del fallimento; oppure è meglio allontanare le persone, fingere che non esistano per non sentirci dire qualche verità; la storia dell’uva acerba che non si riesce a prendere, da una parte o dall’altra, l’abbiamo vissuta tutti.

È certamente più semplice dire che Gesù è pazzo piuttosto che faticare ad ascoltare la sua parola e viverla, così come è più facile vivere una vita mediocre, piuttosto che impegnarsi a viverla in pienezza; è più semplice ascoltare parole banali, piuttosto che prendere in seria considerazione insegnamenti e consigli che ci fanno mettere in gioco con tutto ciò che siamo; è molto più facile seguire la logica e la moda del mondo che ci circonda, piuttosto che fare scelte controcorrente. Certamente la Parola del Signore oggi è la controtendenza per eccellenza.

Adesso sta a noi: sforzarci per raggiungere l’uva matura e gustare un frutto delizioso, quale quello della gioia, della felicità, della realizzazione, oppure scegliere di dire: «Meglio così, tanto di sicuro quel grappolo era ancora acerbo»?