II del tempo ordinario A

19 gennaio 2020

In questo tempo di manifestazioni, il Signore si rivela a noi come l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. è lo stesso Giovanni Battista che, invitando i suoi discepoli a seguirlo, lo chiama così: Agnello. L’agnello era ed è l’animale che gli Ebrei offrono al Signore per la Pasqua, ricordando la notte in cui Dio liberò il suo popolo dalla schiavitù egiziana. Cristo, invece, è il vero Agnello che prende su si sé il peccato del mondo immolandolo sull’altare della croce, diventando lui stesso offerta gradita a Dio per la liberazione e la remissione dei nostri peccati. Egli ha preso su di sé i nostri peccati, lui ha pagato per noi e per la nostra libertà. La manifestazione iniziata nella mangiatoia e proseguita con il battesimo, avrà il suo compimento sulla croce. Ne è la prova quanto dice il Signore per mezzo di Isaia: «Mio servo sei tu, sul quale manifesterò la mia gloria»; e Giovanni Battista, dopo averlo indicato come l’Agnello di Dio, dice: «Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Colui che Dio indica come il servo, Giovanni lo indica come Agnello di Dio presente nel mondo; a colui che Dio eleva a più che servo, Giovanni non è degno di sciogliere nemmeno i lacci dei suoi sandali. Colui che noi abbiamo contemplato nella nostra natura umana è lo stesso che i profeti prima e Giovanni poi hanno testimoniato. E noi siamo pronti a testimoniarlo? Sentiamo il desiderio in noi di continuare la nostra testimonianza? Nella nostre famiglie si parla ancora di Cristo? L’apostolo Paolo, scrivendo ai Corinzi, si presenta loro come colui che per volontà di Dio è stato chiamato a rendere testimonianza al Signore e questo deve stimolare anche noi, che dal giorno del nostro battesimo siamo chiamati a dare testimonianza. Avviene però nel nostro tempo qualcosa di strano: ci diciamo cristiani, ci chiamiamo cristiani e guai se qualcuno osasse dire che non lo siamo, eppure quanto accogliamo il Signore che si manifesta a noi? Quanto nelle famiglie i genitori manifestano ai propri figli la luce che Dio ha manifestato al mondo nel suo Verbo fatto carne? Quanto ha segnato la nostra vita ciò che abbiamo celebrato nel Natale, nell’Epifania del Signore e nelle manifestazioni che ci porteranno a contemplarlo sull’altare della croce come l’Agnello di Dio? «Io ti renderò luce delle nazioni» – dice il Padre al suo Servo fedele – e lo dice a noi, perché attraverso la nostra buona disponibilità e volontà desidera manifestarsi a tutti coloro che incontriamo sul nostro cammino, proprio come fece il Battista con i suoi discepoli. Giovanni non ebbe paura di perdere i suoi, ma li consegnò al Signore Gesù, perché sapeva bene che egli stesso era solo uno strumento per far conoscere al mondo la presenza del Figlio di Dio: lui era voce di quella Parola che si è fatta carne; lui era l’amico, il parente, il cugino dello sposo di questa umanità che Dio ama tanto da mandare a noi il suo Figlio, trattato come servo e immolato come Agnello per la nostra salvezza. Ma queste parole ci sembrano sempre troppo alte per noi, troppo lontane e sconnesse dalla realtà in cui viviamo. Così facendo Cristo è diventato quell’“illustre ignoto” che il mondo non attende più e che ha evidentemente messo da parte. Abbiamo paura di lui? Abbiamo paura che rapisca i nostri figli o i nostri nipoti? Abbiamo paura che ci chieda troppo nella vita di coppia, di sposi, in famiglia? Perché il mondo non accoglie l’invito di Giovanni Battista che ci ha chiamato prima al pentimento e alla conversione, poi alla purificazione per prepararci alla totale sequela del Signore per conseguire quanto lui desidera per noi, ovvero la felicità? Il pensiero mi riporta alle nozze di Cana dove Maria, rivolgendosi ai servi, disse loro: «Fate quello che vi dirà», parlando ovviamente del Figlio suo Gesù Cristo. Come Cristo, dice l’apostolo, entrando nel mondo compì la volontà del Padre, così anche noi siamo chiamati a compierla, non per fare un piacere a Lui, ma perché la sua volontà diventi in noi, nelle nostre famiglie e in ciascun uomo, motivo di gioia e pienezza di vita. Se fare la volontà di Dio sembra un grande sacrificio, ricordiamo quanto Dio Padre ci ha detto per bocca del salmista: “Sacrificio e offerta tu non gradisci, gli orecchi mi hai aperto” per ascoltare la voce di Dio, testimoniarla e renderla viva nella nostra quotidianità.E allora beati noi invitati alla mensa del Signore, è lui l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. Sì, o Signore, non siamo degni di partecipare alla tua mensa, ma di’ soltanto una parola e noi saremo salvi, felici e pienamente realizzati in te.