II di Quaresima*

28 febbraio 2021

 

Quando manca l’acqua bisogna mettersi al lavoro per cercarla. E come fare? Piccozza in mano e si inizia a battere la terra arida piuttosto che la roccia per farne scaturire la sorgente. Idealmente è avvenuto così sul monte Tabor, quando Gesù ha preso con sé i suoi più stretti amici e li ha portati su quell’alta montagna. Ha voluto manifestare la sua gloria trasfigurandosi davanti a loro, ha voluto anticipare la sua Pasqua che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme, la città santa. Davanti a loro il suo volto è diventato come il sole e le sue vesti sfolgoranti.

Il Signore porta anche noi sulla montagna, ci prende per mano e ci toglie dagli affanni di ogni giorno: lo vuole fare in modo speciale con le nostre famiglie, sempre immerse da troppe cose che le appesantiscono. Sull’alta montagna Egli non solo si trasfigura, ma desidera trasfigurare anche noi, vuole far risplendere di luce nuova le nostre case, i fidanzati, i giovani sposi, genitori e figli, nonni e nonne. E lì, in quel luogo fuori dal mondo, Gesù vuole farci udire la voce di Dio Padre, come l’hanno udita gli apostoli. È Dio infatti che si fa sentire sul monte Tabor per indicare ai discepoli dove trovare la sorgente zampillante per la loro vita ed è Dio stesso che oggi ci indica dove picconare per scoprire questa sorgente che dona nuovo vigore alle nostre famiglie, così affannate come affannato è il respiro di chi raggiunge le vette mozzafiato della montagna dopo sentieri tortuosi, ripidi e scoscesi. È Dio Padre a dire a noi, discepoli di Cristo, che la sorgente della vita per ciascuno, per le nostre famiglie, per le coppie di sposi è il Vangelo. Sì, il Padre è stato chiaro: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». Solo ascoltando la parola del Signore troveremo in essa la sorgente dell’amore per le nostre case; solo ascoltando la parola di Cristo non vagheremo a vuoto cercando ciò che ci unisce, perché lo troveremo nel Vangelo. Nelle nostre famiglie il piccone diventa il simbolo del nostro operare perché, scalfendo la roccia, possa affiorare l’acqua di sorgente. Quali sono quelle dure rocce da solcare? Cosa dobbiamo tirar via dalle nostre famiglie per trovare nel vangelo di Cristo la sorgente che alimenta e rende salde le nostre famiglie? Forse la poca importanza che diamo alla parola di Dio? Forse il pensiero che non abbiamo bisogno di Dio nella nostra vita personale, familiare e di coppia? Forse pensiamo che per superare montagne e valli che la vita ci riserva, anche in campo educativo nei confronti dei figli, non ci sia bisogno del Signore?

A testimonianza che la parola di Dio è la sorgente della nostra vita, accanto a Cristo apparvero Mosè ed Elia, la legge e i profeti, i comandamenti di Dio e l’annuncio della venuta del Redentore, coloro di cui Dio si è servito perché la sua parola entrasse nella vita dell’uomo prima che Cristo, Parola di Dio fatta carne, entrasse nel mondo. L’antico e il nuovo testamento sono uniti su quella montagna per dire ai discepoli e a noi oggi che tutta la parola di Dio è fondamentale per la nostra vita. Nelle famiglie dove la parola di Dio è al centro, i problemi non mancano, ma sicuramente vengono affrontati in modo diverso. Questo ce lo dimostra ancora Cristo nella sua trasfigurazione: Egli, prima di mostrare la sua gloria, annuncia agli apostoli la sua morte in croce e ciò significa che nella vita quotidiana ci saranno sempre delle croci da mettere in conto, ma possiamo alzare la testa per superarle guardando al Signore e alla sua gloria per avvertire quella carica che Pietro per un attimo ha gustato là, fuori dal mondo: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Ma non era quello che voleva Cristo: non ci sono famiglie modello, non ci sono famiglie perfette, non ci sono famiglie che non incontrino rocce da scalare e montagne da valicare; ci sono famiglie che confidano nel Signore e il Signore è una roccia sicura; lo ha detto lui stesso: «Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia» (Mt 7,24-25).

Prendiamo tra le mani la piccozza della fede e della buona volontà, togliamo da chissà quale armadio la Bibbia e leggiamola in famiglia, utilizziamo quei materiali che ci vengono messi a disposizione per la lettura e la meditazione quotidiana della parola di Dio e troveremo la sorgente di acqua viva per le nostre famiglie, per costruire la nostra casa sulla roccia che non frana, Cristo Signore, e scalfiamo dalla nostra vita quelle pietre che impediscono alla roccia di far sgorgare quell’acqua sorgiva che dona ristoro alle fatiche, rilassa i momenti tesi, dà vigore ai tempi di preoccupazione, ma soprattutto infonde amore ed ogni bene che edifica la nostra casa, le nostre famiglie.

Come Abramo lasciò la sua casa per la terra che Dio gli ha promesso, anche noi abbandoniamo il pensiero che per le nostre case Dio non sia un bisogno. E come sentiamo la necessità di trovare una sorgente nel cammino verso la vetta, lasciamo che sia la parola del Signore quest’acqua zampillante che rinvigorisce le nostre famiglie, figli compresi, anche se troppo spesso non ne vogliono sapere di ascoltare il Vangelo: noi adulti, genitori e nonni, leggiamoglielo, come leggevamo loro le dolci favole della buona notte che entravano nelle orecchie e facevano apparire il mondo più bello; così la parola del Signore, letta in famiglia, entrerà nel cuore di tutti e il mondo sarà davvero più bello.

 

* Vengono adottate le letture per l’Anno liturgico A per riprendere il cammino pastorale interrotto l’anno precedente a causa della pandemia che ha portato alla chiusura delle celebrazioni ai fedeli.