Messa di ringraziamento CRE

13 luglio 2022

 

La vita è un cammino. Camminiamo ogni giorno e ci spostiamo da casa a scuola, dal lavoro al negozio, dalla scuola all’oratorio, da casa alla chiesa. Camminiamo e nel cammino facciamo esperienza di incontro. Incontriamo persone simpatiche o antipatiche, gentili e carine o più scorbutiche, intessiamo relazioni che restano nella vita o quelle che sono di sfuggita e di passaggio. Anche Gesù ha camminato per andare in cerca della pecora perduta e per ricondurre all’ovile quella smarrita, per fasciare quella ferita e curare quella malata, per avere cura della grassa e della forte; per pascerle con giustizia. Cammina Gesù, per condurre le sue pecore, ovvero noi, in ottime pasture dove farle adagiare su fertili pascoli. Lui stesso, nel suo camminare condurrà noi, sue pecore, al pascolo e ci farà riposare. Camminare: è ciò che fa Dio in mezzo al suo popolo, è ciò che fa Dio con il suo popolo, è ciò che facciamo noi con Dio e al fianco di chi Dio ci ha donato, anche se non sempre ci piace.

Camminiamo guardandoci attorno, per non perdere di vista la strada, per non perdere di vista il cammino, per non perdere di vista chi cammina con noi, per non restare indifferenti a coloro che Dio ha posto al nostro fianco, per non perdere di vista quella pecorella che, senza lo sguardo amico e fraterno di chi camminava con lei, si è persa. Così anche noi non dobbiamo perderci di vista, non dobbiamo guardarci solo per giudicarci, non dobbiamo rivolgere il nostro sguardo solo su ciò che è apparentemente bello, ma soprattutto siamo chiamati a calare i nostri occhi nel cuore delle persone, non per esplorare i fatti degli altri o per soddisfare le nostre stupide curiosità, ma per comprendere, capire, scrutare e non perdere di vista. Bambino, bambina, ragazzo, ragazza, adolescente e giovane che tu sia, ricordati: ci sono sguardi atterriti, severi, minacciosi; ci sono sguardi dolci, rassicuranti, che parlano e sanno indicarti la via; ci sono sguardi che ti rimproverano e che subito dopo riempiono il tuo cuore di amore, perché ogni rimprovero non è mai fine a stesso, ma sa metterti in guardia dai burroni nei quali ogni pecorella potrebbe cadere, nei quali tu potresti precipitare.

Allo sguardo si accompagna la voce di chi guida, come il pastore, che indica la strada da percorrere. A volte la voce si fa più acuta, altre volte più grave; talvolta la voce ha un timbro gioioso, come quella del pastore che ha ritrovato la sua pecora, alcune volte più triste come quella di chi ha smarrito qualcosa di importante o addirittura qualcuno. Ci sono voci che si confondono con la folla e sono irriconoscibili, ci sono voci di persone affezionate che si riconoscono a distanza e tra tante altre voci. Ci sono parole che incoraggiano e che la voce rende udibili, come quando nella squadra si incita un proprio o una propria compagna, ci sono parole che vengono pronunciate e che feriscono, come quelle di un giudizio troppo affrettato o che demoliscono perché ci si ritiene più bravi degli altri. Ci sono parole che penetrano nel profondo del cuore e sono così forti che ti ricordi il giorno, l’ora e il luogo in cui sono state pronunciate. E c’è la voce del Signore, che diventa Parola inconfondibile, che parla alla nostra vita, si cala nelle profondità di noi stessi e diventa una voce amica che conforta, sostiene, incita al bene e corregge il male: questa è la Parola vera da ascoltare e dalla quale prendere ispirazione per le nostre parole, imparando così a parlare al momento opportuno e a tacere quando è il momento appropriato per far silenzio. Quella del Signore è la voce, anzi è la Parola vera che abita nel nostro cuore.

Il cuore: batte non solo perché è un muscolo e ci tiene in vita, ma batte perché ricolmo di emozioni, di sentimenti, dell’amore che Dio riversa in noi, perché trabocchi abbondante rivestendo i nostri fratelli e sorelle con i quali condividiamo l’esperienza della vita, del CRE, del lavoro, della nostra quotidianità familiare, della Chiesa come della società. È dal cuore di Cristo che noi attingiamo il sentimento più grande che ci permette di costruire legami veri, amicizie sincere, rapporti autentici: è l’amore fraterno che viviamo in oratorio attraverso l’esperienze estive del CRE e della festa, come di ogni altra esperienza che abbiamo vissuto e che vivremo in questa calda stagione come nel resto dell’anno; è l’amore fraterno che ci apre alla carità vera e non ci chiude in noi stessi, ma ci permette di metterci al servizio disinteressato della comunità e quindi degli altri. Non è facile vivere la carità, non è semplice mettere in atto l’amore: è un po’ come tuffarsi in quel cuore che ci ha accolto il primo giorno di CRE quando, passando attraverso delle membrane, ci siamo immersi in quel cuore fidandoci di ciò e di chi ci sarebbe stato oltre. Sì, l’amore porta a questo: poco importa cosa ci sarà dopo, ciò che conta è fidarsi che quel dopo è una sorpresa che il Signore ci dona di vivere in pienezza e di questo gli rendiamo il nostro semplice, ma sincero grazie.